

L’ addestramento di questi uomini ha avuto inizio nel settembre 2003, quando 41 reclute (tutte provenienti dal dipartimento di polizia di Hilla, da cui il nome dell’ unità Al Hilla=quelli-di-Hilla) hanno intrapreso un corso tenuto dal 168th Military Police Battalion statunitense. “Sembra assurdo ma tutto quello che abbiamo fatto il primo giorno, è stato insegnare loro il metodo corretto di camminare mentre si punta un’ arma”, racconta il Sergente Mike Routh, membro dell’ unità S.W.A.T. della città di Hannibal (Montana) ed in servizio attivo in Iraq con il 168th Military Police Battalion. “Sarà un addestramento molto lungo, ma i ragazzi sembrano voler davvero imparare”. Nell’ ottica del piano di ricostruzione dell’ Iraq, forgiare una forza di polizia qualificata per porre in essere anche i compiti più rischiosi, sarà di grande utilità per incrementare il senso di sicurezza dei cittadini iracheni, consentendo alle truppe della Coalizione di spostarsi gradatamente al di fuori dei centri abitati. Una delle reclute, durante una pausa da un’ esercitazione di perlustrazione di un edificio, puntualizza: “Questo addestramento non è solo per noi, è per il popolo iracheno”. Durante l’ era di Saddam, agli agenti venivano impartite tecniche di polizia abbandonate dagli agenti statunitensi dagli anni ’60. L’ addestramento dovrà quindi ripartire da zero, dato che diversi poliziotti non sono più stati in grado di frequentare i poligoni di tiro dai tempi dell’ Accademia di Polizia. Purtroppo, nonostante l’ impegno profuso da molti membri dell’ unità, ancora molto resta da fare sotto il punto della disciplina. Più di una volta, infatti, gli agenti hanno fatto il loro arrivo sul luogo delle operazioni in ritardo e, nel corso di un intervento nella città di Jabella, sembra che alcuni degli agenti si siano appropriati di un quantitativo di gioielli rinvenuti all’ interno di una casa. La condotta di parte degli uomini, rispecchia quindi un atteggiamento ancora spiccatamente “arabo”, per quanto concerne l’ etica professionale (gli agenti della “Al Hillah” ricevono comunque un trattamento economico superiore, venendo pagati circa 200 dollari al mese, rispetto ai 120 dei poliziotti “ordinari”).

Dopo un periodo di addestramento nelle tecniche di polizia di base, la preparazione dei membri della neonata unità è stata trasferita direttamente sotto la responsabilità della Force Recon della 24th Marine Expeditionary Unit (M.E.U.) dello United States Marine Corps. I marines (a partire dal luglio 2004) hanno quindi letteralmente dato “fuoco alle polveri”, innalzando sensibilmente il livello di preparazione delle reclute ed occupandosi dell’ addestramento specialistico degli agenti. “L’ unità è comparabile ad un team S.W.A.T. solo di nome, ma per quanto concerne l’ addestramento e le capacità di intervento diretto, è molto più che un’ reparto paramilitare. E’ maggiormente simile ad una forza per operazioni speciali militari statunitense”, afferma un portavoce della 24th Marine Expeditionary Unit (M.E.U.). Gli agenti iracheni sono stati addestrati nel Close Quarters Battle (C.Q.B.), nel tiro di precisione, in tecniche di primo soccorso e nella pianificazione ed esecuzione delle operazioni. A partire dal settembre 2004, la Force Recon ha successivamente condotto diverse missioni con gli uomini della S.W.A.T. irachena, onde testare direttamente sul campo le effettive capacità operative dell’ unità.


Al 12 ottobre 2004, erano 175 gli operatori della “Al Hillah” ed il numero dovrebbe crescere a 200 per il mese di dicembre.”E’ un’ unità nuova, ma già in grado di prendere il comando nelle operazioni da noi tenute contro gli insorgenti – afferma il Capitano dei Marines David Nevers – Un mese fa [a settembre; ndr] abbiamo condotto un’ operazione, pianificata per la maggior parte da questa unità, che si è successivamente posta alla testa dell’ attacco. L’ operazione è stata un successo ed ha posto le basi per il lavoro che stiamo effettuando adesso.” Nonostante le tragiche notizie trasmesse dai media internazionali, sembra che (a partire dalla fine di settembre 2004) il movimento ribelle stia progressivamente perdendo presa sulla popolazione, soprattutto a causa delle continue stragi di civili iracheni perpetrate dai terroristi. Nel corso della prima settimana di ottobre, la S.W.A.T. “Al Hillah” e circa 800 uomini delle forze di sicurezza irachene (supportati da 1300 Marines) hanno lanciato un attacco contro le roccaforti terroriste a sud del Triangolo Sunnita. La zona di operazioni ha interessato la provincia di Babil, sede dell’ antica Babilonia. L’ offensiva si è protratta per tutta la seconda settimana del mese, con le forze terroriste sempre più indebolite. Lunedì 11 ottobre, una base dei terroristi è stata assaltata dalle forze statunitensi ed irachene. Il raid ha portato all’ abbattimento di due elementi ed alla cattura di oltre dieci altri. L’ unità “Al Hillah” ha, anche in questo caso, giocato un ruolo fondamentale quale “punta di lancia” nell’ assalto. Alla domanda se gli uomini dell’ unità siano maggiormente efficaci sul campo, rispetto ai migliori combattenti incontrati nel corso dell’ invasione della primavera 2003, Nevers risponde: “Certo e sono anche meglio degli iracheni con i quali abbiamo combattuto nell’ aprile 2004 [nel corso dei combattimenti di Fallujah e Ramadi; ndr].”



Quando la “Al Hillah” colpisce, lo fa velocemente e duramente. Gli operatori piombano sull’ obiettivo a bordo delle loro pick-up bianche munite di mitragliatrici su affusto. Gli uomini si lanciano fuori dai mezzi e danno l’ attacco alla postazione nemica armati con fucili d’ assalto AK-47 e SIG Sauer, pistole, fucili e bombe a mano. Normalmente vestono tute color cachi con la bandiera irachena sul braccio sinistro. Passamontagna dello stesso colore (o neri) a coprire il volto. Mentre gli agenti fanno irruzione negli edifici, elicotteri ed aerei da combattimento sorvolano la zona, pronti a fornire il C.A.S. (Close Air Support) agli uomini a terra. I Marines rimangono invece in stand-by a circa cinquecento metri dall’ obiettivo, quale eventuale rinforzo. Tale pratica è effettuata in particolar modo nei pressi dei luoghi sacri e delle moschee, cui vengono fatte avvicinare esclusivamente le forze di sicurezza irachene. La velocità degli assalti della “Al Hillah” consente di ridurre le perdite al minimo. Il Colonnello iracheno a comando dell’ unità, afferma che i successi dei suoi uomini hanno contribuito ad infondere un maggior senso di sicurezza ed un rinnovato orgoglio nazionale, tanto tra le forze regolari, quanto fra la popolazione irachena. “Siamo un tutt’ uno con gli americani – afferma il Colonnello – L’ addestramento è molto buono e sono soddisfatto dei progressi che stiamo facendo. Riusciremo a distruggere chi minaccia il nostro Paese.” Sfortunatamente, i mass media internazionali, sembrano maggiormente interessati a riportare le quasi quotidiane notizie riguardanti attentati dinamitardi, piuttosto che i successi delle nuove forze di polizia e militari irachene.



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