Cinque giorni dopo il raid, il Governo Israeliano pubblichera’ i contenuti delle conversazioni audio tra la propria Marina Militare e le navi della flottiglia. I nastri forniscono un’ idea della reale natura degli individui a bordo della “Freedom Flottilla”. Nei nastri si puo’ udire qualcuno urlare “Go back to Auschwitz!” and “Don’t forget 9/11”.
Emblema dello Shayetet 13 della Marina Militare Israeliana
Nelle prime ore del mattino del 31 Maggio, distaccamenti dello Shayetet 13, le forze speciali della Marina Militare Israeliana, hanno catturato una nave recante aiuti umanitari diretti verso la striscia di Gaza. A bordo, un centinaio di presunti pacifisti intenzionati a forzare il blocco navale imposto da Israele per evitare che armi, viveri e medicinali possano finire nelle mani di Hamas. L’ intervento ha avuto inizio intorno alle ore 04:30 del mattino, dopo che la “Mavi Marmara”, questo il nome della nave battente bandiera turca, aveva per l’ ennesima volta ignorato i ripetuti ordini di invertire la rotta impartiti dai vascelli militari Israeliani che la seguivano da diverse ore. Immediatamente, elicotteri da trasporto e R.H.I.B. (Rigid Hull Inflatable Boats) con a bordo i commandos dello Shayetet 13, sono stati lanciati dalle unita’ navali.
Incursori dello Shayetet 13 in un' immagine di repertorio. Si noti la pistola mitragliatrice Para Micro Uzi della IMI, munita di silenziatore
La “Mavi Marmara” faceva parte di un piu’ ampio gruppo navale battezzato “Gaza Freedom Flottilla” e composto da altre cinque imbarcazioni con a bordo complessivamente 10,000 tonnellate di aiuti. Mentre nel caso di queste ultime i militari sono stati in grado effettuare l’ abbordaggio incontrando solo resistenza passiva, con la “Mavi Marmara” le cose risultano essere andate diversamente. Non appena essere stati inseriti sul ponte della nave tramite fast rope, gli incursori si sono trovati a fronteggiare la violenta reazione dei “pacifisti”.
La Mavi Marmara
Filmati trasmessi dai network televisivi di tutto il mondo hanno mostrato i militari aggrediti da estremisti armati di spranghe di acciaio, bastoni, coltelli, accette e bottiglie incendiarie. Dei primi due operatori discesi sul ponte, il primo e’ stato colpito con una spranga d’ acciaio, mentre il secondo si e’ visto costretto a riparare all’ interno di un locale della nave, prima di riorganizzarsi e contrattaccare. Al termine dell’ operazione, nove estremisti appartenenti alla Turkish Foundation for Human Rights and Freedoms and Humanitarian Relief erano stati abbattuti, e diverse dozzine feriti. Sette i feriti tra gli incursori, tre dei quali gravi. All’ azione ha fatto seguito la condanna della comunita’ internazionale, compatta nel puntare il dito contro Israele e nell’ ignorare come l’ uso della forza si fosse reso necessario a causa della reazione dei passeggeri a bordo del vascello.
Incursori dello Shayetet 13 ripresi a bordo della Mavi MarmaraIncursori dello Shayetet 13 ripresi a bordo della Mavi MarmaraIncursori dello Shayetet 13 ripresi a bordo della Mavi Marmara
Nei giorni precedenti all’ intervento, il governo israeliano si era detto favorevole alla spedizione della “Freedom Flottilla”, a patto che le navi fossero ispezionate nel porto israeliano di Ashdod. Gli aiuti avrebbero successivamente raggiunto Gaza via terra, per essere consegnati come previsto. Il rifiuto opposto alla proposta dal Free Gaza Movement e dalla Turkish Foundation for Human Rights and Freedoms, fa pero’ pensare come la spedizione possa aver avuto ben altri fini. Dai filmati e’ infatti evidente come le forze israeliane siano cadute in un vero e proprio agguato, forse pianificato proprio con l’ intento di utilizzare i filmati del raid (la “Mavi Marmara” era infatti disseminata di telecamere a circuito chiuso) per creare eco mediatica e compromettere l’ immagine di Israele a livello internazionale.
Al termine del raid, sono state rinvenute sulla nave maschere antigas e giubbetti antiproiettile, mentre diversi passeggeri sono stati trovati in possesso di ingenti quantitativi di denaro contante. Un’ indagine dello United Nations Human Rights Council ha stabilito come sei delle nove uccisioni effettuate dai commandos fossero state esecuzioni sommarie. Un’ investigazione effettuata dalla BBC, ha invece stabilito come si sia trattato di atti di leggittima difesa, da parte di soldati aggrediti da un manipolo di estremisti appartenenti alla Turkish Foundation for Human Rights and Freedoms and Humanitarian Relief. Al fine di provare la leggittimita’ della reazione dei propri militari, il Governo israeliano ha diffuso le immagini del raid, riprese tanto dalle telecamere a bordo della “Mavi Marmara”, quanto da quelle dei propri elicotteri.
Appare a questo punto opportuno ricostruire la catena di eventi che hanno portato all’ abbordaggio della “Mavi Marmara”. Pochi minuti dopo le 21:00 del 30 Maggio, due navi lanciamissili, unitamente alla corvetta classe Sa’ar 5 “Lahav”, lasciano la base di Haifa per intercettare la “Gaza Freedom Flottilla”. Il primo contatto avviene in acque internazionali alle ore 23:00, a circa 190 chilometri a nord ovest di Gaza ed a 130 chilometri dalla costa meridionale del Libano. Le unita’ israeliane ordinano alle navi della flottiglia di seguirli presso il porto piu’ vicino. Questo il testo originale del messaggio inviato al Capitano della “Mavi Marmara”:
“Mavi Marmara, you are approaching an area of hostilities, which is under a naval blockade. The Gaza coastal area and Gaza Harbour are closed to all maritime traffic. The Israeli government supports delivery of humanitarian supplies to the civilian population in Gaza Strip and invites you to enter Ashdod port. Delivery of supplies will be in accordance with the authorities’ regulations and through the formal land crossing to Gaza and under your observation, after which you can return to your home ports aboard the vessels on which you arrived.”
La risposta negativa dalla “Mavi Marmare” non ha tardato ad arrivare:
“Negative, negative. Our destination is Gaza.”
Cinque giorni dopo il raid, il Governo Israeliano pubblichera’ i contenuti delle conversazioni audio tra la propria Marina Militare e le navi della flottiglia. I nastri forniscono un’ idea della reale natura degli individui a bordo della “Freedom Flottilla”. Nei nastri si puo’ infatti udire chiaramente qualcuno urlare “Go back to Auschwitz!” and “Don’t forget 9/11”.
La presenza di elementi estremisti ed antisemiti a bordo della “Mavi Marmara” sembra anche essere cofermata dalle minacce lanciate all’ indirizzo della flotta israeliana da Fehmi Bülent Yıldırım, leader della Turkish Foundation for Human Rights and Freedoms and Humanitarian Relief. Ore prima dell’ intervento, l’ estremista islamico si sarebbe rivolto cosi’ ai militari: “Sconfiggeremo i commandos israeliani, lo dichiariamo adesso. Se invierete i vostri soldati, li butteremo giu’ dalla nave e vi umilieremo davanti al mondo intero”. Poco dopo, secondo l’ equipaggio, un gruppo di quaranta persone appartenenti all’ organizzazione di Yıldırım, avrebbe preso il controllo della nave.
Video girato dalle telecamere degli UH-60 Blackhawk muniti di sistema F.L.IR. (Forward Looking Infrared)
A seguito del rifiuto ad invertire la rotta, due unita’ affiancano la flottiglia, mentre dal cielo un elicottero tiene sotto osservazione l’ area. Alle 04:30 del 31 Maggio, dopo diverse ore di infruttuose trattative viene autorizzato l’ abbordaggio. Gli incursori si avvicinano all’ obiettivoa bordo di R.H.I.B. Data la presenza di civili disarmati a bordo, non si ritiene necessario equipaggiare i militari con fucili, ma solo con armi per il paint ball. Le uniche armi da fuoco in possesso dei militari sono delle pistole d’ ordinanza, quale precauzione in caso di emergenza. Gli ordini sono chiari: convincere pacificamente gli attivisti ad arrendersi, o arrestarli facendo uso di forza minima.
Gli incursori a bordo dei R.H.I.B. si trovano a fronteggiare da subito una situazione difficile. Non appena avvistati dagli estremisti, i militari vengono investiti dal getto d’ acqua di un idrante e bersagliati da granate stordenti e suppellettili. Alcuni attivisti armati di spranghe colpiscono ripetutamente gli operatori sulle mani, mentre questi ultimi tentano di scavalcare il parapetto della nave . Una scaletta per l’ abbordaggio viene recisa dag attivisti armati di motosega. I militari sono quindi costretti a ritirarsi, contando fra loro anche alcuni feriti.
Video girato dalle telecamere delle navi della Marina Militare Israeliana munite di sistema F.L.IR. (Forward Looking Infrared)Video girato dalle telecamere delle navi della Marina Militare Israeliana munite di sistema F.L.IR. (Forward Looking Infrared)
Fallito il tentativo di abbordaggio via mare, si tenta con gli elicotteri. Tre UH-60 Blackhawk con a bordo quindici operatori ciascuno dello Shayetet 13, si portano in prossimita’ della “Mavi Marmara”. Una volta in orbita sul vascello, i commandos lanciano alcune flashbangs al fine di far allontanare i civili dal punto di inserimento. I primi tre incursori discesi sul ponte tramite fast rope, vengono aggrediti con accette, coltelli e spranghe, e le loro pistole rubate dagli attivisti. Un quarto, dopo aver visto il proprio team leader a terra e con una pistola puntata alla testa da un attivista turco, riesce ad atterrare sul ponte ed abbattere il soggetto. Mentre un altro militare viene scaraventato giu’ dal ponte, tre sono tramortiti e trasportati in un corridoio. Questi riescono successivamente a riprendere conoscenza e riunirsi ai propri colleghi. Sembra che i tre siano stati rilasciati per paura di una reazione violenta da parte dei colleghi dei militari. E’ a questo punto che dal ponte inferiore qualcuno inizia a sparare contro gli incursori. Due operatori vengono feriti ed allo Shayetet 13 e’ concesso l’ uso di armi da fuoco a scopo di difesa. “Hanno iniziato a spararci contro”, racconta uno dei militi, “e noi ci siamo difesi”. Gli operatori si aprono quindi la strada colpendo gli estremisti alle gambe.
Al termine degli scontri, i commandos avranno sparato un totale di 350 proiettili non letali e 308 di munizionamento reale. La maggior parte di questi ultimi saranno esplosi al semplice fine di disabilitare gli aggressori, ma in nove casi in cui gli estremisti hanno attentato direttamente alla vita dei militari, e’ stato necessario fare uso di forza letale. Successive investigazioni faranno rinvenire bossoli calibro 9mm provenienti da armi non in dotazione alle unita’ israeliane e molto probabilmente gettate in mare prima che i commandos prendessero il controllo completo della nave. Presenti a bordo anche mirini per armi non appartenenti a quelle confiscate dagli estremisti ai militari, giubbetti antiproiettile ed apparati per la visione notturna.
Video girato dalle telecamere delle navi della Marina Militare Israeliana munite di sistema F.L.IR. (Forward Looking Infrared)Video girato dalle telecamere degli UH-60 Blackhawk muniti di sistema F.L.IR. (Forward Looking Infrared)
Al termine degli scontri, si contano sette soldati feriti, due dei quali gravemente. Uno dei militari e’ stato ferito alla testa ed al collo, rimanendo svenuto per 45 minuti. Un’ altro ha avuto un braccio spezzato, ed un ufficiale e’ stato colpito allo stomaco da un proiettile. Un altro ufficiale e’ stato colpito ad un ginocchio, pugnaato ripetutamente allo stomaco ed ha avuto il cranio fratturato. Un capitano e’ stato colpito con una coltellata allo stomaco.
I R.H.I.B. dello Shayetet 13 si avvicinano al vascello. Saranno presto colpiti da getti d' acqua e granate stordenti (immagine sottostante)
Video girato dalle telecamere degli UH-60 Blackhawk muniti di sistema F.L.IR. (Forward Looking Infrared)
Onde fare chiarezza sull ‘accaduto, l’ Israeli Defence Force ha rilasciato un totale di venti filmati (ripresi da unita’ navali ed aeree), i quali dimostrano la violenza dell’ aggressione subita dal proprio personale. A questi si sommano i video registrati dalle telecamere di sicurezza a bordo della “Mavi Marmara”, che ritraggono gli attivisti intenti nel preparare una serie di armi improprie ore prima dell’ abbordaggio. Tutti i filmati confermano come si sia trattata di un’ aggressione premeditata, da parte di estremisti che nulla hanno a che vedere con i movimenti pacifisti.
Mehmut Tuval, capitano della ” Mavi Marmara”, ha confermato come gli attivisti avesero iniziato ad assemblare armi improvviste usando ringhiere e catene, gia’ due ore prima dell’ abbordaggio. Il capitano, insieme al suo equipaggio, avrebbe poi cercato di sbarazzarsi delle armi, ma vi sarebbe riuscito solo in parte. La moglie dell’ ingegnere capo della nave, Nilüfer Ören, ha dichiarato “gli attivisti si stavano preparando a rispondere con la violenza ad un’ azione israeliana”.
Operatore armato di fucile ad ariaVideo girato dalle telecamere delle navi della Marina Militare Israeliana munite di sistema F.L.IR. (Forward Looking Infrared)
L’ incidente, oltre a far salire la tensione tra Israele e Turchia, ha confermato la parzialita’ delle Nazioni Unite nelle questioni riguardanti Israele ed il suo diritto alla difesa. Il segretario generale ha condannato l’ operazione israeliana e le morti di civili, lanciando un’ investigazione sull’ accaduto. Lo United Nations Human Rights Council (U.N.H.R.C.) ha effettuato una propria indagine, condannando la reazione israeliana quale “sproporzionata” e denunciando il “livello inaccettabile di brutalita’ “. Israele ha classificato l’ atteggiamento dello U.N.H.R.C. come parziale, politicizzato ed attestato su posizioni estremiste. Vergognoso anche l’ atteggiamento tenuto da taluni settori dei media. A destare particolarmente scalpore sono state una serie di foto rilasciate dall’ agenzia Reuters (e pubblicate su questa pagina), dalle quali sono magicamente scomparse le armi in possesso degli estremisti.
L' originale (sopra) e la foto rilasciata dalla Reuters
L' originale (sopra) e la foto rilasciata dalla Reuters
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