Operazione “Ocean Strike”

Oceano Atlantico, 23 Dicembre 2001

A duecento miglia da Londra procedeva la nave cargo Nisha. Fonti di intelligence indicavano che un equipaggio di circa sedici terroristi di Al Qaeda si preparava ad entrare nel porto, per far saltare in aria la nave, recante una micidiale arma chimica.


La rotta seguita dalla motonave Nisha

In quella fredda mattinata di Giovedi’ 22 Dicembre 2001 la sveglia, per il Company Sergeant Major (C.S.M.) dello Special Boat Service (S.B.S.) era arrivata con largo anticipo. Una telefonata nelle prime ore del mattino da parte del Cabinet Office Briefing Room (C.O.B.R., l’ unita’ di crisi del Governo britannico), aveva informato l’ ufficiale in merito ad un imminente attacco terroristico al cuore di Londra. Il C.O.B.R. ordinava l’ immediata messa in stato di allerta dello S.B.S. e dello Special Air Service (S.A.S.), al cui personale veniva ora richiesto di raggiungere immediatamente le proprie basi. Il quartier generale dello S.B.S. a Poole, sulla costa del Dorset, era in quel periodo dell’ anno abitato solamente da quei militari non ancora in licenza natalizia ed appartenenti al C Squadron, il quale (mentre gli Squadron M e Z erano dispiegati in Afghanistan) ricopriva in quel momento il ruolo di controterrorismo. Alle 17:00 della stessa giornata, in meno di ventiquattro ore, a Poole era stata assemblata una forza d’ assalto mista costituita da ventisei operatori dello S.A.S. e quarantasette dello S.B.S. Gli uomini si preparavano ora ad ascoltare il briefing per una missione mai tentata da entrambe le unita’ congiuntamente: un D.A.A. (Direct Action Assault) contro una nave in movimento. A duecento miglia da Londra, procedeva infatti in quel preciso istante e ad una velocita’ di ben 16 nodi, la nave cargo Nisha, ufficialmente recante un carico di zucchero. Fonti di intelligence indicavano che, a bordo del vascello, un equipaggio di circa sedici terroristi di Al Qaeda si preparava a fare il proprio ingresso nel porto di Londra, per far saltare in aria la nave, recante una micidiale arma chimica. Gli effetti dell’ attentato sarebbero stati catastrofici, con l’ area del porto completamente distrutta ed una stima di diverse migliaia di morti in meno di ventiquattro ore dall’ attacco. Solamente tredici ore separavano la nave dal suo arrivo a Londra.



L’ obiettivo dell’ intervento era molto chiaro: gli assaltatori avrebbero dovuto piombare sulla nave alla massima velocita’, neutralizzare l’ equipaggio, bonificare il vascello e mettere in sicurezza l’ ordigno per il successivo disinnesco. A causa della presenza di un ordigno chimico a bordo, il C.O.B.R. aveva inoltre ordinato che la nave fosse bloccata il piu’ lontano possibile dalla costa. L’ operazione sarebbe quindi stata effettuata nelle prime ore del mattino del giorno successivo. Dopo aver caricato tutto l’ equipaggiamento necessario per l’ operazione (imbarcazioni incluse) su venti camion Mercedes-Benz, gli assaltatori si diressero verso la base per elicotteri della Royal Airforce a Yeovilton. Il tratto di strada venne coperto in tempo record, grazie ad una scorta di auto e moto della polizia, le quali provvederono ad aprire la strada al convoglio. Alle 17:45 la forza mista fece il suo ingresso a Yeovilton, inziando i preparativi per il lancio dell’ operazione che sarebbe divenuta nota con il nome di “OCEAN STRIKE”. Nella sala operativa, gli uomini delle forze speciali e dei servizi segreti civili e militari (M.I.5 ed M.I.6), lavoravano febbrilmente intorno ai dati raccolti. La planimetria e le foto del vascello vennero passate ai reparti d’ assalto per la pianificazione dell’ intervento. La nave cargo Nisha era salpata dalle Mauritius, avvicinandosi alle coste somale (dove si riteneva fosse salito a bordo il commando terrorista), per poi fare scalo a Durban (Sud Africa) ed iniziare l’ ultima parte del viaggio che l’ avrebbe portata a Londra.



Il vascello era entrato a far parte, dal Novembre precedente, di una lista di venti imbarcazioni “sorvegliate speciali” da parte dei servizi di sicurezza occidentali (primi fra tutti quelli statunitensi, britannici e norvegesi) e soprannominate la “flotta fantasma”. Tra l’ Agosto ed il Settembre 2001 la Nisha aveva fatto la spola tra l’ Africa ed il Medioriente numerose volte, onde caricare partite di merci di diversa tipologia. Il 4 Novembre 2001 il Mauritius Sugar Syndicate aveva indetto una gara per il trasporto di 26,000 tonnellate di zucchero dall’ isola alla raffineria Tate & Carlyle, ubicata nella zona orientale di Londra. La Nisha si era quindi messa in rotta verso le Mauritius, paradiso tropicale dove le autorita’ avevano recentemente rivelato alla stampa la presenza di una cellula terroristica di Hamas, la quale si preparava a colpire chiese cattoliche, edifici governativi e luoghi di interesse turistico. Mentre l’ ambasciata statunitense sull’ isola diramava una nota di allerta per tutti gli americani ed i turisti presenti nel Paese, il Governo locale si preparava a varare una legge che rendesse fuorilegge Hamas. Nella stessa mattinata in cui la Nisha salpava dalle Mauritius alla volta di Londra, il capo stazione locale della C.I.A. (Central Intelligence Agency) riceveva da un agente locale, un’ informativa inquietante. Hamas era infatti riuscita a mettere le mani su di un ingente quantitativo di Lannate (un potente pesticida il cui nome chimico e’ quello di Methomyl), una sostanza molto simile agli agenti nervini. Tossico se assimilato dal corpo umano attraverso la pelle e per via aerea, e mortale se ingerito, il Methomyl era stato identificato come una delle sostanze di piu’ probabile utilizzo per l’ allestimento di un’ ordigno chimico improvvisato. Ma l’ unico modo per effettuare la contaminazione di una zona ampia quale la citta’ di Londra, sarebbe potuto essere solamente per via aerea. Ecco allora che la combustione del grande carico di zucchero presente sulla Nisha (sostanza nota per bruciare molto rapidamente e quindi spesso utilizzata negli Improvised Explosive Devices, congiuntamente ad altri elementi chimici di facile reperibilita’), avrebbe dato modo al Methomyl di diffondersi rapidamente sul cielo di Londra. Il rapporto sulla situazione venne fatto pervenire a Langley, sede della C.I.A., e di li’ inoltrato al quartier generale del M.I.6 inglese. Gli agenti britannici, dopo aver tracciato la rotta della nave, si resero conto che la Nisha, una volta sul Tamigi, avrebbe dovuto attraversare il cuore finanziario di Londra per arrivare allo zuccherificio Tate & Carlyle. L’ esplosione del cargo avrebbe causato la contaminazione di un’ ampia area della citta’ e spinto all’ evacuazione di migliaia di civili dalla piu’ grande metropoli d’ Europa. Per 72 ore prima dell’ attivazione dello S.B.S. e dello S.A.S., un aereo spia Nimrod MR2 della Royal Airforce aveva quindi seguito la Nisha, tenendo costantemente aggiornato degli sviluppi il C.O.B.R. Dopo aver esaminato tutte le opzioni, l’ allora Primo Ministro Tony Blair diede l’ ordine di attivazione per le forze speciali di Sua Maesta’.



Con le informazioni in loro possesso, gli uomini dello S.B.S. e dello S.A.S. iniziarono a pianificare l’ intervento. Esistono diversi livelli di forza che possono essere autorizzati prima di una missione, in particolar modo per quanto riguarda i metodi di ingresso all’ interno di luoghi chiusi. Ove normalmente puo’ essere impiegata una piccola ariete, per l’ operazione “OCEAN STRIKE” gli operatori vennero autorizzati a fare uso di ogni mezzo necessario (incluse le cariche esplosive) pur di guadagnare l’ entrata nei locali della nave. Gli uomini vennero organizzati in fire teams di quattro elementi ciascuno. Ogni operatore era munito di due cariche esplosive.



La HMS Sutherland, nave di supporto per l' operazione Ocean Strike

Poco dopo le 19:00 il C.S.M. dello S.B.S. diede inzio al briefing. L’ assalto sarebbe avvenuto al largo della costa del Sussex (in acque internazionali) ed i fire teams sarebbero stati inseriti da elicotteri e R.H.I.B. (Rigid Hull Inflatable Boat). Gli assaltatori avrebbero poi dovuto saturare tutti i locali della nave (lunga circa 374 metri) e catturare l’ equipaggio di sospetti terroristi, prima che questi potessero innescare la bomba a bordo. Due elicotteri d’ attacco Lynx con tiratori scelti a bordo, sarebbero piombati sulla nave all’ avvio dell’ operazione, precedendo i due Chinook recanti i Team 1 e 2 ed i quattro elicotteri Sea Kings dell’ elemento comando e controllo ed agenti della H.M. Customs & Excise (il Corpo della Dogana di Sua Maesta’) e della Special Branch di Scotland Yard. I Lynx si sarebbero posti in circuito di copertura per tutto il tempo dell’ operazione. Quattro R.H.I.B. sarebbero stati lanciati dalla HMS Sutherland, a supporto dell’ operazione e fuori dalla visuale della nave obiettivo. Le piccole imbarcazioni sarebbero arrivate sulla Nisha in contemporanea ai Sea Kings.



Il Team 1 sarebbe stato inserito sul ponte, con il Team 2 diretto verso la sala radio. Una volta saturata quest’ ultima, due membri del Team 2 si sarebbero spostati sul ponte, consentendo al Team 1 di abbandonnare la postazione e dirigersi verso il proprio obiettivo primario, gli alloggi dell’ equipaggio. Il Team 2 sarebbe successivamente stato rilevato sul ponte dall’ elemento comando, che da li avrebbe continuato a dirigere l’ operazione. I Team si sarebbero quindi rilevati reciprocamente dalle rispettive T.A.O.R. (Tactical Area Of Responsibility), inviando SIT.REP. (Situation Report) continui all ‘elemento comando sul ponte.



Gli assaltatori provenienti dal mare avrebbero scalato il lato destro della nave facendo uso di pali con pioli alla cui estremita’ era fissato un gancio (noti come hook and pole ladders). Questi avrebbero poi bonificato le cinque stive della nave, procedendo da prua a poppa. Nel mentre la forza d’ assalto elitrasportata avrebbe effettuato il fast rope dai Chinook sulla poppa della nave, da un’ altezza di circa 27 metri. Onde prevenire l’ esplosione della bomba a bordo, ogni fire team avrebbe avuto a supporto un tecnico E.O.D. (Explosive Ordnance Disposal). Genieri del 49 Field Squadron erano inoltre stati inviati a supporto dell’ intera operazione, per intervenire nel caso in cui la bomba fosse risultata di natura complessa o non convenzionale. Sull’ isola di Thorny (nella baia di Chichester) una speciale cellula avrebbe accolto ogni eventuale prigioniero, mentre apparecchiature per la decontaminazione nucleare, biologica e chimica erano pronte all’ uso da parte di un nucleo specializzato in contromisure N.B.C. (Nucleare Biologico Chimico).



Tutte le informazioni raccolte dai servizi di intelligence vennero passate agli assaltatori nel corso di un apposito briefing. Terminato questo, un legale del Ministry of Defence fece il punto sugli aspetti legali legati all’ operazione. Con l’ intervento autorizzato da Whitehall, e considerata l’ elevata pericolosita’ dell’ obiettivo, gli operatori erano autorizzati all’ uso di forza letale. Onde neutralizzare gli effetti di un eventuale agente nervino presente sulla nave, a tutti i militari vennero somministrate tavolette di Atropina.



Il piano d' assalto per l' operazione Ocean Strike



Alle 04:55 del 23 Dicembre 2001, la forza d’ assalto venne caricata sugli elicotteri, per dirigersi dalla base aere di Yeovilton alla volta dell’ obiettivo. Facendo solamente uso della strumentazione di bordo e di Night Vision Goggles, i piloti dei due Chinook recanti gli incursori volarono in formazione a V, seguiti dai due elicotteri da attaco Lynx con a bordo i tiratori scelti armati di fucili H&K G3 e dai tre Sea King dell’ elemento comando e controllo. Nel suo volo di avvicinamento, il dispositivo aereo dovette fare i conti con delle condizioni meteo al limite del proibitivo. Nuvole basse a 45 metri sul mare, venti a 56 km/h ed onde alte quattro metri e mezzo andavano a rendere ancora piu’ difficoltosi i trentacinque minuti di volo notturno necessari per raggiungere la Nisha.



Alle 05:30, volando a pochi metri dalla superficie del mare, gli elicotteri giunsero sull’ obiettivo. Dopo aver tentato di stabilizzare sotto i forti venti il proprio apparecchio per circa un minuto, il pilota del Chinook riusci’ finalmente a mettersi in hovering sul ponte della Nisha. Compensando il movimento ondulatorio delle onde (il quale faceva allontanare ed avvicinare ritmicamente il ponte della nave alla fune utilizzata per il fast rope), i due apparecchi vomitarono fuori la forza d’ assalto. Il primo incursore giunto sul ponte (un’ operatore dello S.B.S. facente parte del Team 1) si trovo’ immediatamente faccia a faccia con uno dei sospetti terroristi, fermo sulla soglia di uno dei locali della nave e quasi ipnotizzato dall’ apparizione dell’ elicottero. Non avendo il tempo di rimuovere i guanti pesanti da fast rope ed afferrare la propria MP5, l’ incursore si lancio’ contro l’ uomo a pochissimi metri di distanza, colpendolo con un potente pugno in pieno volto. Seguito da altri due colleghi, e dopo aver ammanettato il soggetto inconscio, l’ operatore fece irruzione sul ponte, immobilizzando a terra tre soggetti. Un quarto uomo, il Capitano della nave, venne invece bloccato al timone con un fucile a pompa puntatogli alla testa da uno degli incursori, il quale gli intimava di mantenere la rotta e fermare lentamente la nave. Con cinque elementi potenzialmente ostili sotto controllo, e due operatori del Team 2 a rilevarli, gli uomini del Team 1 passavano adesso a spostarsi al piano inferiore, sul ponte numero 3. Mentre il Team 1 saturava il ponte di comando, il Team 2 prendeva il controllo della sala radio, i Team 3 e 4 occupavano le cabine al terzo piano, ed i Team 5 e 6 conquistavano il secondo livello della nave.



    
23 Dicembre 2001: la HMS Sutherland ripresa in prossimita' della nave cargo Nisha
23 Dicembre 2001: R.H.I.B. in avvicinamento alla Nisha
23 Dicembre 2001: R.H.I.B. in avvicinamento alla Nisha
23 Dicembre 2001: R.H.I.B. in avvicinamento alla Nisha



Contemporaneamente all’ assalto aereo, aveva luogo quello dal mare. Venti operatori S.B.S./S.A.S. abbordarono la nave da quattro R.H.I.B., scalandone le fiancate e procedendo a bonificare le stive da prua a poppa. Due team da cinque elementi ciascuno si mossero su entrambi i lati, nell’ area cargo sotto coperta, mentre gli altri due effettuavano la stessa operazione all’ aperto. Dopo appena due minuti dall ‘inizio dell’ assalto, i militari erano penetrati ovunque nella nave, facendo saltare i cardini delle porte chiuse a chiave i con fucili a pompa e disabilitandone gli occupanti attraverso l’ uso di gas CS (lacrimogeno). E’ una volta raggiunta la poppa della nave, che gli operatori scoprirono quella che poteva a tutti gli effetti essere la bomba chimica. Chiuso all’ interno di una specie di officina, i militari trovarono un vecchio barile in acciaio con dei fili che vi scomparivano all’ interno. Dopo aver allertato gli artificieri, gli incursori si posero a guardia del locale, lasciandolo solo dopo essere stati rilevati dai tecnici E.O.D. Cinque minuti dopo l’ avvio dell’ operazione, anche il ponte tre poteva dirsi bonificato e l’ operazione conclusa. Sedici sospetti erano stati catturati e spostati all’ aria aperta, dove giacevano ammanettati e faccia a terra.



La nave cargo Nisha ripresa dopo il raid

Con la nave ora in sicurezza e sotto scorta da parte di un vascello della H.M. Customs & Excise, vennero fatti salire a bordo tanto gli artificieri e gli esperti antiterrorismo dello Special Branch. Di li a poco un equipaggio della Royal Navy avrebbe preso il comando della Nisha. Consci dell’ imminenza della propria partenza, gli uomini dello S.B.S. afferrarono uno dei salvagenti recanti il nome del vascello e si misero in posa per una foto ricordo dell’ operazione. Trenta minuti dopo l’ inizio dell’ attacco, la forza mista di operatori dello S.B.S. e dello S.A.S. veniva estratta dai Chinook e trasportata verso Thorny Island. L’ operazione si era conclusa senza vittime e con soli due feriti lievi: un’ operatore dello S.A.S. colpito da un estintore che egli stesso aveva lanciato contro una porta e che era finito per rimbalzargli contro, ed un incursore dello S.B.S., colpito da un proiettile di gas CS rimbalzato contro una porta in acciaio rinforzato. L’ equipaggio aveva invece riportato solo lievi escoriazioni. Il giorno successivo l’ operazione, le prime pagine dei giornali inglesi annuciavano la riuscita di un importante operazione tesa a sventare la distruzione di Londra. Il Primo Ministro Tony Blair aveva chiamato una conferenza, per rendere pubblica l’ operazione ed evidenziare l’ alto livello di vigilanza delle autorita’.



Nei tre giorni successivi, la Nisha venne isolata ed esaminata meticolosamente da un pool di scienziati, i quali prelevarono diversi referti da analizzare. Ufficialmente, nulla di sospetto venne rinvenuto sulla nave cargo, ma nelle settimane seguenti il raid, informazioni riguardanti la presenza di un quantitativo consistente di un agente nervino trapelarono presso la base dello S.B.S. di Poole. Come in ogni operazione che coinvolga terrorismo, servizi segreti e forze speciali, non vi e’ modo di sapere quale sia la verita’, ma risulta probabile come la versione ufficiale sull’ esito delle indagini sia stata creata ad arte onde non ingenerare uno stato di isteria di massa nella popolazione civile, e non rendere noto come il Governo britannico si sia reso conto solo all’ ultimo momento (e grazie ad un servizio segreto straniero) di un piano dalle ripercussioni potenzialmente catastrofiche. Ancora oggi, interrogati sull’ operazione, tanto gli uomini dello S.B.S. quanto dello S.A.S. vi risponderanno che , per loro, “OCEAN STRIKE” rappresenta un successo ed il primo caso di Direct Action Assault effettuato congiuntamente da entrambe le forze, stabilendo cosi’ un precedente importante nella storia dei reparti.



L’ uso di navi per effettuare attentati terroristici o semplicemente per il trasporto di armi e sostanze chimiche utilizzabili per la manufatturazione di ordigni, e’ ad oggi una minaccia reale. Con l’ arresto nel Novembre 2002 di Abd al-Rahim al-Nashiri, lo stratega marittimo di Al Qaeda, le autorita’ hanno potuto tracciare le rotte di quindici navi cargo battenti bandiere di convenienza e sospettate di essere controllate dal gruppo terroristico. I casi di incidenti legati alla presenza di sospetti terroristi su navi cargano, non mancano. Nell’ Agosto 2002, il capitano del mercantile Sara, ha allertato le autorita’ italiane sulla presenza a bordo di quindici pakistani armati. Arrestati, i sospetti sono stati trovati in possesso di mappe di citta’ italiane, documenti falsi e decine di migliaia di dollari in contanti. Tutti e quindici gli arrestati avevano legami con Al Qaeda.



Il commando terrorista responsabile per la strage di Mumbai (India) e’ arrivato al largo delle acque della citta’ a bordo della nave mercantile NV Alpha, per poi disimbarcarsi su gommoni e raggiungere la costa. E’ probabile che nei prossimi mesi, si potrebbero verificare altri attacchi simili a quelli di Mumbai, portati contro i villaggi turistici ubicati sulle rive del Mar Rosso e frequentati ogni anno da migliaia di turisti occidentali. Piccoli gruppi di terroristi muniti di mitragliatrici, fucili d’ assalto e bombe a mano potrebbero infiltrarsi sulle spiagge nelle ore notturne facendo uso di gommoni e causare un massacro nelle strutture turistiche.

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