Operazione “Malta 2”

Malta, 25 Luglio 1941

 

“..l’ insuccesso di Malta, il più duro e sanguinoso di quanti ne abbiano mai affrontato gli uomini dei mezzi di assalto, ma anche circonfuso di vicende così mirabili, da farne senza dubbio l’ insuccesso più glorioso; così glorioso, che qualsiasi marina del mondo potrebbe ambire di iscriverlo nella sua storia” – Marc’ Antonio Bragadin 



Il Grande Assedio del 1565

Una suggestiva ripresa aerea de La Valletta , capitale di Malta. Sulla punta della penisola e' visibile Fort Sant' Elmo, dalla caratteristica pianta a forma di stella

Nel maggio del 1565 l’ isola di Malta , all’ epoca sotto il dominio dei Cavalieri dell’ Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, che vi si insediarono nel 1522 , scrisse una fra le pagine più gloriose della storia medioevale . In quella che doveva probabilmente essere una calda giornata di tarda primavera , 180 vascelli battenti vessillo turco e posti sotto il comando dell’ Ammiraglio Piali , figlio del Sultano di Turchia , riversarono sull’ isola una forza di invasione di circa 38000 uomini capeggiata dal temibile Dragut . Il corpo d’ armata puntò risolutamente verso le due grandi baie poste ad est della piccola isola al fine di prendere il controllo del monte Sceberras ( ove il 28 marzo 1566 verrà posta la prima pietra di quella che diverrà La Valletta , prendendo il nome dal Gran Maestro dell’ Ordine Jean de la Valette che così fortemente volle la sua fondazione ) e di Forte S. Elmo , all’ interno del quale si trovavano asserragliati parte dei circa 9000 Cavalieri dell’ Ordine di San Giovanni insediati sull’ isola , per poter in seguito cannoneggiare le principali roccaforti dell’ Ordine poste presso Forte S. Angelo , Birgu e S. Michael . I combattimenti per la presa di Forte S. Elmo si protrassero per un mese intero , al termine del quale i valorosi difensori dovettero capitolare non prima di aver inferto all’ invasore circa 8000 perdite a fronte di 1500 fra le proprie fila . Impadronitisi del forte , le armate turche volsero i propri sforzi bellici contro Forte S. Michael e Birgu , ma sul finire del mese di giugno un piccolo contingente di rincalzo , costituito tanto da Cavalieri dell’ Ordine quanto da fanti spagnoli , foraggiò la resistenza per le due roccaforti assediate . Nella seconda metà di agosto le armate turche furono sul punto di impadronirsi di Birgu , la quale venne prontamente difesa dal contrattacco dei Cavalieri alla testa dei quali si pose il Gran Maestro dell’ Ordine Jean de la Valette . Il 6 settembre segnò la svolta decisiva in quello che sarà ricordato nei secoli a venire quale “The great siege” ( il grande assedio, o “L’ assedju kbir” in maltese) : 9000 uomini saranno inviati dalla Sicilia da Don Garcia di Toledo alla volta di Malta , gettando nel panico le armate turche le quali , pur conservando ancora la superiorità numerica sugli assediati , decideranno di fuggire dall’ isola il 9 dello stesso mese . Un importante tassello dell’ identità nazionale del Paese era stato posto da quella prima fiera resistenza contro un popolo invasore ad opera di pochi valorosi .



La Visione di Napoleone Bonaparte


Nel diciottesimo secolo Malta si trovava ancora sotto la guida dei Cavalieri dell’ Ordine di San Giovanni i quali mantennero salda la reggenza dell’ isola , assicurandole un marcato periodo di prosperità fino all’ arrivo di Napoleone Bonaparte il 9 giugno 1798 . Già un anno prima lo stratega francese aveva infatti intuito l’ enorme potenzialità dell’ isola per chiunque mirasse a stabilire la propria influenza sulle rotte navali nel Mediterraneo , e , al fine di tagliare letteralmente le rotte commerciali britanniche , le quali si avvalevano di una pista battuta dal Cairo al Mar Rosso per raggiungere rapidamente le Indie , si convenne di espandere il dominio della Francia sull’ arcipelago maltese . A seguito dell’ arrivo del Corso sull’ isola , l’ Ordine venne esiliato in Russia per stabilirsi infine a Roma ove tuttoggi risiede ; la dipartita dei Cavalieri dall’ arcipelago venne inizialmente salutata con entusiasmo dalla popolazione locale a causa del carattere reazionario della reggenza dell’ Ordine , ma i maltesi ebbero ben presto motivo di ricredersi dei princìpi della Francia rivoluzionaria ed ” illuminata ” dei quali Bonaparte si faceva interprete . Questi cominciò infatti ad utilizzare la nuova colonia esclusivamente come una riserva finanziaria dalla quale trarre massimo vantaggio ; nuove e pesanti tasse vennero introdotte con il risultato di gettare nella miseria gran parte della popolazione , i tesori dei Cavalieri vennero sistematicamente saccheggiati e , quando Napoleone ebbe ” raschiato il fondo ” anche da tale risorsa si passò a depredare chiese e cattedrali dell’ isola , ingenerando una durissima reazione da parte del popolo il quale si era visto precedentemente negare il diritto di professare la fede cattolica ( Malta era e resta tuttora una nazione profondamente credente ) . Il 2 settembre 1798 i maltesi insorsero presso l’ antica capitale Mdina facendo strage della guarnigione posta a presidio della città e forzando i francesi ad asserragliarsi all’ interno de La Valletta sotto l’ assedio di un efficente esercito organizzato dagli stessi maltesi . Le forze francesi si arrenderanno il 5 settembre del 1800 in seguito all’ assedio posto loro dalle forze di terra e dalla flotta britannica di Lord Nelson e del Capitano Alexander Ball chiamata in aiuto dall’ Assemblea Nazionale al provvisorio comando dell’ isola . Dopo un lungo periodo di transizione nel corso del quale si stentò a decidere chi dovesse guidare il Paese , a causa della pressione esercitata dai maltesi e a seguito del Trattato di Parigi del 1814 , Malta entrò ufficialmente all’ interno del Commonwealth sotto l’ ala protettrice di Sua Maestà la Regina d’ Inghilterra .



La Dominazione Britannica


Il potenziale strategico dell’ isola , tanto dal punto di vista commerciale quanto da quello bellicco , dovette apparir chiaro alla Gran Bretagna fin da principio . Sotto il dominio inglese Malta vide infatti il potenziamento delle proprie installazioni portuali specialmente nella Grand Harbour Area ed in particolar modo a partire dal 1869 , data dell’ apertura del Canale di Suez . Facendo dell’ isola un importantissimo crocevia per i propri commerci marittimi , i britannici si sarebbero assicurati tanto il predominio sulle rotte commerciali nel Mediterraneo quanto una vantaggiosa posizione per gli scambi con l’ India e l’ estremo oriente . Sotto la dominazione britannica l’ isola conobbe alterne vicende ( non prive di toni drammatici per la popolazione locale ) che l’ avrebbero portata a svolgere un ruolo di primaria importanza nel corso di tutto il Secondo Conflitto Mondiale .



La Seconda Guerra Mondiale


Faith , uno dei tre Gloster Sea Gladiators schierati sull' isola di Malta nel corso delle prime fasi del Secondo Conflitto Mondiale , è oggi esposto presso il War Museum a La Valletta , una tappa obbligata per ogni amante della storia militare ( foto © CORPI D' éLITE.NET 2001 )

Allo scoppio delle ostilità nel 1939 , Malta si trovò scarsamente preparata a causa della convinzione , sviluppata da parte britannica , riguardo ad una presunta impossibilità a difendere l’ isola in maniera efficace . Fu così che quando il 10 giugno 1940 Benito Mussolini dichiarò l’ entrata in guerra dell’ Italia , si decise di inviare a difesa dell’ isola una forza aerea davvero esigua costituita da quattro biplani Gloster Sea Gladiator . Gli apparecchi divennero ben presto tre ( vennero chiamati Faith , Hope , e Charity ) , ma nonostante il ridotto numero non mancarono di coprirsi di gloria a causa delle numerose azioni portate a termine con successo a difesa dell’ isola . La situazione andò ben presto aggravandosi nel dicembre 1940 , quando il X° Fliegerkorps della Luftwaffe venne trasferito da El Agheila ( Libia ) al sud della Sicilia . I bombardamenti su Malta e gli attacchi nei confronti dei convogli di rifornimento fondamentali per la sopravvivenza dell’ isola subirono un brusco aumento . La superiorità aerea e navale momentaneamente acquisita dall’ Asse nel Mediterranneo permise a Rommel di trasferire i suoi Afrika Korps in Libia e di rifornirli senza particolari interferenze da parte della Royal Air Force britannica . Ma il traffico navale inglese nel Mediterraneo avrebbe subito un ulteriore colpo tra l’ aprile e il maggio 1941 , quando le truppe germaniche occuparono la Grecia e Creta con un imponente lancio di paracadutisti . La sicurezza dei convogli di approvigionamento destinati a Malta e provenienti da Alessandria nonchè i rifornimenti provenienti da quest’ ultima e destinati a Gibilterra fu posta ulteriormente a repentaglio . L’ operazione ” Barbarossa ” del 22 giugno 1941 , l’ invasione da parte delle truppe di Hitler della Russia , causò però una diminuzione della pressione esercitata dalla Luftwaffe sul Mediterraneo con un ingente numero di apparecchi tedeschi costretti a rischierarsi nel teatro bellico sovietico per supportare l’ avanzata della fanteria .



La Decima si Prepara


Base navale di Augusta , luglio 1941 : il Sottotenente di Vascello Carlo Bosio ( a sinistra ) ed il Capitano di Fregata Vittorio Moccagatta

La palla passò decisamente in mano agli italiani per quanto concerne le operazioni di disturbo nei confronti del naviglio britannico ormeggiato presso Malta . A tal proposito , fin dall’ estate 1940 la Regia Marina aveva disposto lo schieramento di una decina di barchini esplosivi M.T.M. presso la base di Augusta ( Sicilia ) in previsione di un futuro attacco da portarsi contro i porti della Grand Harbor e di Marsamxett ( pronuncia Marsamscètt – N.D.R. ) . Nel marzo 1941 , alla vigilia dell’ operazione di forzamento della baia di Suda ( Creta ) che avrebbe portato all’ affondamento dell’ incrociatore pesante YORK ( 8250 tonnellate ) e della nave cisterna PERICLES ( 8234 tonnellate ) entrambi battenti bandiera britannica , il reparto dei mezzi d’ assalto prese il nome di Decima Flottiglia M.A.S. al comando del Capitano di Fregata Vittorio Moccagatta , con i Capitani di Corvetta Junio Valerio Borghese e Giorgio Giobbe a presiedere rispettivamente ai mezzi subacquei e a quelli di superficie ; a coordinare le operazioni si sarebbero avvicendati gli Ammiragli De Courten , Varoli Piazza e Giartosio . La presa di Malta si rendeva necessaria anche al fine di impedire che gli incrociatori ed i sommergibili presenti nei porti dell’ isola ponessero in essere attacchi nei confronti dei convogli di rifornimento destinati alle truppe dell’ Asse schierate sul fronte africano . I preparativi per un attacco della Decima iniziarono sul finire dell’ aprile del 1941 .



Base navale di Augusta , luglio 1941 : alcuni degli incursori che prenderanno parte all' operazione MALTA2 . Da sinistra : Capriotti , Carabelli , Bosio , Frassetto e Folieri

Il comandante Moccagatta presentò all’ Ammiraglio De Courten una dettagliata relazione comprendente i piani dell’ operazione e , al fine tanto di saggiare le capacità di reazione delle batterie di difesa costiera poste a difesa delle imboccature della Grand Harbor e di Marsamxett quanto di convincere Supermarina ( l’ organo preposto al comando dei reparti d’ assalto della Regia Marina ) in merito alle concrete possibilità di successo per una eventuale azione , l’ ufficiale prese personalmente parte a due operazioni di ricognizione per mezzo di una coppia di M.A.S. partiti dalla base di Augusta ( una delle quali si svolse nella notte del 25 maggio ) . Moccagatta manovrò per portarsi fino a quattro miglia dai bastioni de La Valletta al fine di effettuare il riconoscimento della costa , dell’ entrata della Grand Harbour , ove erano ormeggiati principalmente navi cargo ed incrociatori , e della base sottomarini di Marsamxett . Gli uomini della Royal Malta Artillery di guardia presso le fortificazioni circostanti la baia , percepito il rumore dei motori diesel dei due M.A.S. , accesero i proiettori in cerca di movimenti in mare senza però rilevare nulla . Una volta fatto rapporto ai suoi diretti superiori , Moccagatta potè dare il via all’ operazione ” MALTA 1 ” programmata per il 30 maggio ; causa la mancanza di navi in rada segnalata tramite rilevazione aerea la missione dovette però essere annullata . Approfittando del posticipo dell’ azione , il 26 giugno Moccatta effettuò una ulteriore operazione di ” intelligence ” presso il porto nemico portandosi questa volta fino a sole due miglia dalla costa e riuscendo a distinguere chiaramente le luci dei proiettori posti in funzione per un possibile raid aereo riflettersi sulla pietra dal caratteristico colore dorato delle abitazioni . Il 28 giugno tutto sembrava pronto per l’ inizio delle operazioni , ma la rottura di un motore forzò gli incursori a desistere dal piano il quale venne nuovamente posto in essere due giorni dopo solo per essere annullato a causa delle pessime condizioni meteorologiche riscontrate in mare . Il posticipo dell’ operazione di circa un mese diede ad un giovane e brillante ufficiale del Genio Navale , il Maggiore Teseo Tesei , la possibilità di partecipare all’ operazione .



L' incrociatore britannico MANXMAN fotografato presso il porto de La Valletta



Teseo Tesei: un Eroe Moderno


Il Maggiore del Genio Navale Teseo Tesei

Nato presso Marina di Campo il 3 gennaio 1909 , il giovane Tesei si iscrisse appena ventiduenne alla scuola di ingegneria di Napoli ove , in collaborazione con l’ amico Elio Toschi , svilupperà uno dei progetti che ancora oggi costituisce la base dei moderni mezzi insidiosi utilizzati dai reparti di incursori delle marine militari di tutto il mondo : il Siluro a Lenta Corsa ( S.L.C. ) . L’ idea di Tesei e Toschi era quella di sviluppare un mezzo simile ad un siluro che potesse essere comandato da una coppia di incursori posti letteralmente a cavallo dell’ ordigno per guidarlo fino all’ obiettivo ( di solito una nave ) ove la testata esplosiva posta a prua sarebbe stata separata dal mezzo e assicurata alla carena con l’ ausilio di un cavo applicato fra le alette antirollio del natante . Partendo dal progetto della ” Mignatta ” , utilizzata dai due eroi del Primo Conflitto Mondiale Rossetti e Paolucci per affondare nel porto di Pola la corazzata VIRIBUS UNITIS , venne realizzato il primo esemplare le cui prove in vasca ebbero il via a partire dal 26 ottobre 1935 per prendere il mare il 2 novembre dello stesso anno . I primi esemplari di S.L.C. , costruiti dalle Officine San Bartolomeo ubicate presso La Spezia , erano dotati di un motore elettrico da 1,1 HP e di una testata esplosiva da 220 kg la quale sarebbe stata successivamente sostituita da un ordigno da 250 kg che avrebbe raggiunto i 300 kg nell’ ultima versione del Siluro a Lenta Corsa .



Un esemplare di Siluro a Lenta Corsa fotografato all' interno dell' Altare della Patria in Roma ( foto © CORPI D' éLITE.NET )

Sembra comunque che tali mezzi fossero spesso restii a farsi comandare dai piloti e che non infrequentemente presentassero dei guasti agli impianti dei quali erano dotati , ed è forse proprio a causa del loro pessimo ” carattere ” che si deve il nomignolo sotto il quale i S.L.C. sarebbero divenuti universalmente noti . Sembra infatti che Tesei , nel corso di una sessione addestrativa volta al superamento di una ostruzione retale , forse infastidito dai continui problemi del mezzo , avesse ordinato al suo secondo pilota di ” legare il maiale ” : da quel momento il S.L.C. sarebbe divenuto per gli operatori dei mezzi d’ assalto semplicemente ” il maiale ” .



Particolare dell' alloggiamento per l' incursore : la strumentazione di bordo dei S.L.C. comprendeva tra le altre apparecchiature una bussola magnetica ed un indicatore di profondità ( foto © CORPI D' éLITE.NET )

Il primo dispiegamento operativo del S.L.C. lo si avrà con l’ operazione G.A.1 ( 12 agosto 1940 ) , volta al forzamento della baia di Alessandria . Il sommergibile avvicinatore IRIDE al comando del Tenente di Vascello Francesco Brunetti , incaricato di trasportare i Siluri e gli incursori in zona operazioni ( fra questi erano presenti lo stesso Tesei , Toschi ed i Tenenti di Vascello Luigi Birindelli e Durand de la Penne ) , viene rilevato da ricognitori britannici ed affondato da aerosiluranti alle ore 11:20 circa del 22 agosto . Gli incursori restano illesi ed hanno la possibilità di abbandonare il sommergibile per tempo partecipando alle operazioni di recupero di sette compagni rimasti imprigionati nella camera di lancio di poppa . Si tenta di salvare i pochi uomini intrappolati per mezzo delle attrezzature fatte sopraggiungere da Tobruk , e dalle ore 18 :00 Tesei si immerge numerose volte al fine di rilevare la posizione dei superstiti all’ interno dello scafo . Finalmente , alle 18:25 , il coraggioso ufficiale del Genio Navale ha modo di individuare i sette commilitoni , i quali saranno riportati in superficie per mezzo dell’ allagamento della camera di lancio ove costoro si trovavano intrappolati . I marinai possono finalmente rivedere la luce del sole e riabbracciare i compagni scampati al disatro , ma vi è ancora un compito da porre a termine . Tra la sorpresa di tutti Tesei si tuffa in acqua , quando riemerge ha stretto in pugno il Tricolore posto sul sommergibile IRIDE : i commilitoni scattarono sull’ attenti .



Quando il 30 giugno 1941 la spedizione nota quale ” MALTA 1 ” venne annullata causa le avverse condizioni meteorologiche , a Tesei si presentò l’ occasione di proporre l’ inclusione dei ” suoi ” S.L.C. nel piano d’ azione nella speranza di poter prender parte attiva all’ operazione imminente . La sera del 25 luglio 1941 gli uomini della Decima Flottiglia M.A.S. salparono dalla base navale di Augusta alla volta di uno dei porti maggiormente fortificati del Mediterraneo : aveva inizio l’ operazione ” MALTA 2 ” .



Il motto "Mare Nostrum" venne coniato da Gabriele D'Annunzio in riferimento al bacino Mediterraneo



” Prego bensì che l’ una e l’ altra cosa ,
la vittoria e il ritorno , Tu conceda ,
ma se una sola cosa , o Dio , darai
concedi solo la Vittoria “
( dalla prima pagina del Decalogo dei Mezzi d’ Assalto ) 



War Museum , La Valletta , Malta : un' ampia sezione del museo è stata dedicata all' azione della Decima . Possiamo ammirare la prima pagina del TIMES OF MALTA con il titolo FIRST SEA ATTACK ON MALTA ; poco sotto , parzialmente in ombra , una immagine di Tesei ( foto © CORPI D' éLITE.NET )

Attaccare Malta avrebbe significato tentare di espugnare una vera e propria fortezza ; lungo gli stessi bastioni che già nel 1565 avevano fieramente resistito all’ invasione turca , gli uomini della Royal Malta Artillery avevano posto i propri pezzi d’ artiglieria in grado di battere tanto i cieli quanto i mari in cerca di una qualche traccia della presenza nemica . Il dispositivo di difesa nell’ area del Grand Harbor e di Marsamxett era stato approntato assegnando ad ogni batteria costiera un settore di tiro tanto verso il mare quanto contro i cieli ; l’ artiglieria e le mitragliatrici pesanti erano in grado di spazzare i rispettivi settori di tiro ( decisamente ristretti se si pensa che l’ ampiezza massima raggiunta da entrambe le baie è di soli 350 metri circa ) con invidiabile efficacia permettendo di erigere un vero e proprio muro di fuoco contro chiunque avesse tentato di attraversare indenne l’ area . Un complesso sistema di riflettori oppurtanamente occultati all’ interno delle mura avrebbe permesso inoltre di illuminare quasi a giorno la zona del porto . All’ imboccatura di entrambe le baie erano inoltre state poste apposite ostruzioni tanto di superficie quanto subacquee . Nel Grand Harbor l’ ostacolo principale sarebbe stato costituito dal ponte girevole il quale era posto tra Forte Sant’ Elmo ed un molo roccioso il quale si allungava dinnanzi l’ imboccatura della baia ; dal ponte pendeva una rete d’ acciaio la quale si estendeva anche in profondità . Tra il molo e Forte Ricasoli era inoltre posta una rete antisommergibile minata , un ostruzione di simile fattura chiudeva in ultimo la baia dallo stesso Forte Ricasoli a La Valletta . A completare l’ impenetrabile difesa dell’ isola venne posta , fin dal marzo 1939 e ad ovvia insaputa degli italiani , una delle prime rudimentali installazioni radar britanniche la quale sarebbe stata probabilmente in grado di individuare il mezzo avvicinatore ( l’ Avviso Veloce Diana ) . Sembra inoltre che , verità a lungo nascosta dagli inglesi anche a decenni di distanza dal termine del conflitto mondiale , l’ ammiragliato di Malta , per mezzo dell’ intercettazione di messaggi provenienti dalle macchine di codifica ENIGMA utilizzate dall’ Asse per comunicare e decriptate tramite la macchina ULTRA , avesse ricevuto un’ informativa riguardo ad un imminente attacco da parte italiana così che il personale in servizio presso le batterie costiere venne posto sotto massimo stato di allerta .



Una foto d' epoca di Ponte Sant' Elmo



Alle ore 20:00 circa del 25 luglio 1941 il dispositivo d’ attacco della Decima veniva ad esser così composto :



– Avviso Veloce DIANA ( 1568 tonnellate ) al comando del Capitano di Corvetta Mario di Mauro incaricato di trasportare fino a venti miglia dal ” PUNTO C ” nove M.T.M. , un M.T.S. ed un M.T.L. recante a rimorchio due S.L.C.
– M.A.S. 451 del Sottotenente di Vascello Giorgio Sciolette
– M.A.S. 452 al comando del Tenente di Vascello Giobatta Parodi e recante a bordo il Capitano di Fregata Vittorio Moccagatta ed il Capitano Medico Bruno Falcomatà



A comando dell’ operazione Moccagatta ed il Capitano di Corvetta Giorgio Giobbe .
Il piano d' azione per l' operazione MALTA2

Una volta giunti in prossimità del ” PUNTO C ” , l’ Avviso Veloce Diana avrebbe rilasciato il proprio carico costituito da un M.T.S. al comando di Giobbe e con a bordo il Sottocapo Cannoniere Leonildo Zocchi e il Secondo Capo Motorista Luigi Costantini , un M.T.L. con a bordo le due coppie di piloti del S.L.C.1 e del S.L.C.2 costituite rispettivamente da Tesei e dal Secondo Capo Palombaro Alcide Pedretti e dal Tenente di Vascello Francesco Costa ed il Sergente Luigi Barba nonchè nove M.T.M. rispettivamente pilotati da Bosio , Frassetto , Carabelli , Marchisio , Montanari , Follieri , Pedrini , Zaniboni , Capriotti . I M.A.S. 451 e 452 avrebbero aperto la strada fino a cinque miglia da La Valletta ove Tesei e Pedretti sarebbero stati rilasciati a bordo del S.L.C.1 per portarsi fin sotto al ponte girevole in prossimità di Forte Sant’ Elmo e far saltare con la carica del proprio mezzo le ostruzioni retali così da permettere alle squadre di M.T.M. di irrompere attraverso la Grand Harbor ; tutto ciò mentre il S.L.C.2 di Costa e Barba avrebbe distrutto le ostruzioni all’ imboccatura di Marsamxett . Un M.T.S. al comando di Giobbe avrebbe guidato la formazione fino a 1000 metri dall’ obiettivo per poi ritirarsi in posizione coperta ed eseguire il recupero degli incursori i quali sarebbero tornati a nuoto verso il punto di estrazione . Il Sottotenente di Vascello Roberto Frassetto a bordo del proprio M.T.M.2 si sarebbe lanciato contro il ponte sotto Forte Sant’ Elmo in caso di fallimento di Tesei onde aprire un varco nelle ostruzioni ( i Motoscafi da Turismo Modificati o M.T.M. permettevano all’ operatore di puntare il bersaglio con il proprio mezzo il quale era munito di una carica esplosiva ; il pilota si sarebbe eiettato dal mezzo pochi istanti prima dell’ impatto contro il bersaglio ) con il M.T.M.3 del Sottotenente Armi Navali Aristide Carabelli quale riserva . Il Sottotenente di Vascello Carlo Bosio , portatosi con il M.T.M.1 a 500 metri da forte Sant’ Elmo , avrebbe condotto l’ assalto all’ interno della baia con i compagni a seguito sul M.T.M.4 del Segnalatore Vittorio Marchisio , 5 del Secondo Capo Cannoniere Vincenzo Montanari , 6 del Secondo Capo Meccanico Alessandro Follieri , 7 del Secondo Capo Enrico Pedrini , 8 del Capo … Pietro Zaniboni , mentre il M.T.M.9 del Capo Meccanico Fiorenzo Capriotti avrebbe dovuto attaccare eventuali unità nemiche che avrebbero potuto interferire nell’ azione . Alle ore 20 00 il dispositivo salpò da Augusta .



Il Capitano di Corvetta Giorgio Giobbe



” ( … ) la costa siciliana si era già confusa col mare . Solo le cime dei monti apparivano come ingobbature sulle superficie dell’ acqua . L’ Etna laggiù ogni tanto vampava , nella notte , come un’ immensa lanterna .



Ognuno riviveva la sua vita . La famiglia, che a quell’ ora si era già rinchiusa in casa ; le donne , i bambini , le fidanzate , gli amori passati e presenti .
Tutta questa gente non sapeva nulla ; e ciò era anche una gioia per ciascuno , perchè aveva saputo tacere . Forse la mattina seguente avrebbero salutato quella costa , che ora scompariva , con grida di gioia , paragonabili a quelle delle ciurme di Colombo , quando videro la terra ; 
forse non l’ avrebbero vista più ;
forse sarebbero passati degli anni prima di rivederla ,
perchè il minor pericolo da correre era la prigionia ” 
(tratto dal romanzo ” I mastini del mare ” di Federico Frezzan) 



War Museum , La Valletta , Malta : nell' immagine è possibile vedere una fotografia del piccolo altare eretto presso Augusta a ricordo della coraggiosa azione recante l' iscrizione DA QUI IL 25 LUGLIO 1941 ALLA VOLTA DI MALTA I PRODI DELLA X FLOTT. MAS PER L' IMPRESA SFORTUNATA E GLORIOSA SALPARONO , e le belle parole di Marc' Antonio Bragadin riportate in una targa ( foto © CORPI D' éLITE.NET )

Alle ore 23:00 l’ Avviso Veloce DIANA ed il suo carico di mezzi giunsero presso il ” PUNTO C ” ; non appena posti in acqua i mezzi , un cavo da rimorchio finito tra le eliche del M.A.S.451 lo portò ad urtare contro un M.T.L. causandogli uno squarcio sulla scafo il quale costrinse il M.A.S. a rimanere in posizione arretrata raggiungendo però ben presto i compagni presso il ” PUNTO B ” . Come pianificato , Giobbe con il suo M.T.S guidò la formazione fino a 1000 metri dal porto de La Valletta , raggiungendo il punto inizio attacco alle ore 02:00 . I S.L.C. delle coppie Tesei / Pedretti e Costa / Barba vennero posti in acqua alle 03:00 per muovere rispettivamente verso ponte Sant’ Elmo e Marsamxett . Il Siluro a Lenta Corsa 1 di Tesei avrebbe dovuto portarsi sotto il ponte girevole per farlo saltare in aria alle ore 04:30 circa in concomitanza con un raid aereo diversivo sull’ aeroporto di Luqa ( pronuncia Luha ; NDR ) , ma il Maggiore del Genio Navale dovette ritardare la propria partenza verso l’ obiettivo al fine di porre rimedio ad un guasto meccanico occorso al Siluro a Lenta Corsa 2 di Costa ; quando finalmente l’ inconveniente tecnico venne rimediato Tesei e Pedretti poterono mettersi in movimento , ma a causa della forte corrente i due Siluri erano fortemente scaduti dai propri punti di inserzione . Erano le 03:35 , in meno di un ora i due incursori avrebbero dovuto portarsi sull’ obiettivo piazzare la carica ed allontanarsi : divenne ben presto fin troppo evidente che , al fine di permettere la riuscita della missione , Tesei ed il suo secondo pilota avrebbero dovuto tentare di piazzare ugualmente la carica sotto il ponte anche non disponendo del tempo necessario per allontanarsi dal luogo della deflagrazione . L’ ultima persona a vedere Tesei in vita fu il Tenente di Vascello Francesco Costa , primo pilota del secondo S.L.C. ; a costui Tesei disse ” Presumo che non farò in tempo altro che a portare il mio apparecchio sotto la rete . Alle quattro e trenta la rete deve saltare e salterà . Se sarà tardi spoletterò al minuto ” ; da quel momento in poi Tesei ed il suo secondo pilota Pedretti , che lo avrebbe fedelmente accompagnato fino alla fine , si allontanarono venendo inghiottiti dall’ oscurità .



” ( … ) si gittò in mare contro i cavalloni furibondi ,
sparì ,
ricomparve lottante con quel suo vigore sovrumano ;
e lo videro ancora su la cima bianca de’ marosi ,
come un delfino , ricomparire , sparire ,
perdersi per sempre nel crepuscolo incerto ( … ) “
(tratto dalla novella DALFINO compresa nella raccolta ” Terra vergine ” di Gabriele D’ Annunzio) 



All’ insaputa degli incursori , una postazione radar sita sull’ isola aveva registrato l’ avvicinamento dell’ Avviso Veloce DIANA al ” PUNTO C ” alle ore 22:30 , e benchè la piccola flotta di battelli d’ assalto risultasse del tutto invisibile alle stazioni anglo-maltesi , l’ ultimo contatto radar registratosi alle ore 23:00 circa mise definitivamente in allerta gli uomini della Royal Malta Artillery .



Il raid aereo su Luqa venne lanciato alle ore 04:15 circa da un solo apparecchio e con un quarto d’ ora di anticipo . Alle 04:44 un boato assordante eccheggiò per la baia : era il segnale che Tesei e Pedretti erano riusciti a portare a termine il proprio compito sacrificando generosamente le proprie vite sull’ altare della Patria . La conferma del coraggioso gesto compiuto dai due ci arriva direttamente dal rapporto redatto da Costa ” ( … ) non ha potuto avere il tempo di arrivare a rete per eseguire le operazioni di spolettamento con un conveniente anticipo per allontanarsi dalla zona di esplosione . Alle 04:45 ho udito lo scoppio . Il Maggiore Teseo Tesei ha volutamente , per la riuscita dell’ azione , sacrificato la sua vita , con quella del suo secondo uomo che con lui ha voluto eseguire la missione fino alla fine , spolettando al minimo e saltando col suo ordigno ” . Dei due eroi non si seppe effettivamente più nulla ; una maschera con brandelli di carne e capelli venne rinvenuta nei pressi del ponte , mentre i rottami del Siluro a Lenta Corsa saranno ripescati dallo specchio di mare dinnanzi Forte Sant’ Elmo solamente nel 1966 .



Il crollo di Ponte Sant' Elmo in un olio del pittore Rudolf Claudus esposto presso l' Accademia Navale di Livorno



” ( … ) occorre che tutto il mondo sappia che vi sono italiani che si recano a Malta nel modo più temerario ;
se affonderemo qualche nave , oppure no , non ha molta importanza : 
quel che importa è che noi si sia capaci di saltare in aria con il nostro apparecchio sotto l’ occhio del nemico ( … ) “
Maggiore del Genio Navale Teseo Tesei 



Ponte Sant' Elmo danneggiato dopo l' attacco

Non appena udito lo scoppio del Siluro di Tesei e Pedretti venne dato il via all’ attacco ; Bosio sul M.T.M.1 diede l’ ordine di procedere con l’ assalto . Partendo da circa cento metri dall’ obiettivo , Frassetto si lanciò contro le ostruzioni retali del ponte senza che il suo M.T.M.2 riuscisse nell’ opera di danneggiamento . Ormai lanciatosi dal barchino , Frassetto segnalò mezzo torcia la posizione del bersaglio ai suoi compagni . Il M.T.M.3 di Carabelli ripetè l’ azione ed il pilotà morì dilaniato dall’ esplosione per non aver volutamente premuto i comandi del seggiolino eiettabile del mezzo : l’ impatto contro il ponte fu talmente violento che parte di esso crollò in mare finendo per bloccare il varco ai rimanenti mezzi . Nelle parole del Sergente Zammit della Royal Malta Artillery riviviamo i drammatici momenti dell’ inizio dell’ attacco ” Improvvisamente udii il suono di una imbarcazione , e benchè fosse ancora buio la vidi dirigersi verso il ponte ; ho dato l’ allarme e la mia postazione si è messa all’ opera proprio mentre l’ imbarcazione colpiva il ponte saltando in aria . I fari illuminavano la scena , a poca distanza dal ponte vidi un’ altra piccola imbarcazione , ho diretto il cannone su questo e con i primi due colpi è saltata in aria ; nuovamente ho mirato contro una terza e con i primi colpi questa è esplosa . Vidi tre altre dirigersi verso la Grand Harbour , tutte le bocche da fuoco le bersaglivano , una di esse venne distrutta e le altre due danneggiate . Circa un quarto d’ ora dopo vidi due oggetti non identificati in lontananza , ho diretto il pezzo contro uno di essi , dopo 10 / 15 secondi le imbarcazioni si sono mosse ed ho immediatamente aperto il fuoco ; dopo qualche secondo tutte le altre postazioni hanno cominciato a bersagliare i battelli i quali hanno cominciato a zigzagare al fine di evitare il fuoco di sbarramento ” . Non appena dato il via all’ attacco quindi , un inferno di fuoco si scatenò contro gli incursori , e l’ oscurità della baia venne squarciata dal baluginare dei riflettori i quali fendevano il buio della notte al fine di dirigere il fuoco delle batterie costiere contro gli invasori . Il Motoscafo da Turismo Modificato 6 di Follieri venne colpito e la deflagrazione fece perder conoscenza a Frassetto ancora in acqua . Stessa sorte colpì il M.T.M.4 di Marchisio , il quale , ferito , venne sbalzato in acqua . I M.T.M.7 ed 8 , danneggiati , furono autoaffondati dai propri piloti Pedrini e Zaniboni . Bosio , ferito sul suo M.T.M.1 , settò il dispositivo di autodistruzione del proprio barchino morendo dilaniato dalla deflagrazione per non esser riuscito a porsi al sicuro in tempo utile . Capriotti , rimasto in copertura con il Motoscafo da Turismo Modificato 9 , venne colpito mentre tentava di sganciarsi dal fuoco delle batterie costiere e , costretto a lanciarsi dal proprio M.T.M. raggiunse in acqua Marchisio trasportando il compagno ferito verso riva . Costa e Barba , a bordo del Siluro a Lenta Corsa 2 , dopo aver assistito inermi alla morte dei propri commilitoni decisero di non rendere maggiormente pesante il bilancio di sangue e , dopo essersi allontanati da Marsamxett ed al termine di circa cinque ore di navigazione con il proprio mezzo , raggiunsero la terra ferma venendo immediatamente individuati e catturati dagli anglomaltesi .



War Museum , La Valletta , Malta : il Fascio Littorio proveniente rispettivamente dai M.A.S. 452 e 451 ; l' emblema del M.A.S. 452 venne donato dal Vice Ammiraglio di Malta alla Royal Malta Artillery quale riconoscimento per la valorosa azione di difesa posta in atto ( foto © CORPI D' éLITE.NET )

Nel frattempo il Capitano di Corvetta Giorgio Giobbe unitamente a Zocchi e Costantini , pur essendo rimasto in posizione arretrata a bordo del proprio M.T.S. al fine di porre in essere il recupero degli incursori , veniva fatto oggetto del fuoco delle batterie costiere . L’ imbarcazione manovrò a lungo al fine di evitare il fuoco avversario cercando di rimanere nella zona prestabilita per l’ estrazione nella vana speranza di recuperare qualche incursoro eventualmente di ritorno ( Giobbe era infatti stato in grado di udire le esplosioni dei barchini attribuendole però al fatto che i mezzi erano stati in grado di colpire i bersagli assegnati ) . Quando Giobbe decise di far ritorno al ” PUNTO B ” verso i M.A.S. 451 e 452 ( su quest’ ultimo si trovava il Capitano di Fregata Moccagatta con il Capitano Medico Bruno Falcomatà ) , il sole aveva ormai iniziato a rischiarare la zona d’ operazioni e trenta Hurricane del 126° , 185° e 251° Squadrone si levarono in volo dai campi d’ aviazione di Luqa per dare la caccia alle imbarcazioni superstiti congiuntamente ai natanti della Royal Navy ; quasi contemporaneamente dieci Macchi 200 del 54° Stormo si portavano verso le imbarcazioni della Decima per coprirne la ritirata . La battaglia che ne seguì fu caotica e furiosa . Il M.A.S. 451 del Sottotenente di Vascello Giorgio Sciolette tentò di abbattere , mitragliandolo dal mare , un apparecchio britannico , ma l’ imbarcazione fu colpita ai serbatoi e nove uomini d’ equipaggio sui tredici imbarcati riuscirono a salvarsi gettandosi in acqua e finendo prigionieri del nemico . Il M.A.S. 452 ( il quale aveva imbarcati Moccagatta , Giobbe , Falcomatà e diciassette uomini d’ equipaggio ) viene colpito e a perdere la vita sono i tre ufficiali unitamente a sei marinai . I rimanenti undici uomini trovano la salvezza allontanandosi a bordo del M.T.S. di Giobbe il quale era stato rimorchiato dal M.A.S. ormai semidistrutto ricongiungendosi con il DIANA nei pressi di Capo Passero .



L’ operazione ” MALTA2 ” aveva così termine con uno dei bilanci maggiormente tragici mai subiti dalla Regia Marina e dalla Decima Flottiglia M.A.S. : quindici erano stati gli operatori a perdere la vita , diciotto i prigionieri mentre due M.A.S. , due S.L.C. ed otto M.T.M. andarono distrutti o catturati . La Decima registrava inoltre la perdita dei propri comandanti e di alcuni fra gli incursori maggiormente valorosi . A cagion dell’ eroismo dimostrato vennero concesse otto Medaglie d’ Oro ( due delle quali vennero assegnate a Tesei e Pedretti per il loro volontario sacrificio ) una sola di queste ad un vivente , tredici Medaglie d’ Argento , sette Medaglie di Bronzo ed una Croce al Valor Militare . Nei cieli si registrava invece l’ abbattimento di tre Hurricane britannici e due Macchi italiani ( gli inglesi affermeranno invece di aver abbattuto tre apparecchi italiani a fronte di un Hurricane ) .



Uno dei Motoscafi da Turismo Modificati catturato dagli inglesi
Un altro barchino esplosivo catturato al termine dello sfortunato raid



Vittoria o Disfatta?


” Memento audere semper ” , ” ricorda di osare sempre ” recitava uno dei motti ideati dal Vate Gabriele D’ Annunzio per le squadriglie M.A.S. della Regia Marina all’ indomani della celeberrima ” beffa di Buccari “dell’ 11 febbraio 1918 cui lo stesso ” poeta soldato ” prese parte . L’ operazione ” MALTA2 ” sembra riassumere alla perfezione lo spirito della Decima e nonostante il suo tragico epilogo sembra aver contribuito alla formazione del mito che circonda tale reparto tanto , se non più , delle imprese maggiormente fortunate della Flottiglia quali Alessandria e Gibilterra . Vero è il fatto che l’ operazione si risolse in un vero e proprio massacro , ma altrettanto innegabile è che tale drammatica pagina della storia della Regia Marina ci regalò episodi di coraggio e spirito di abnegazione che sarebbero rimasti noti in eterno e che gli stessi anglomaltesi avrebbero ricordato negli anni a venire . Il 4 ottobre 1941 Sir Edward Jackson , Vice governatore di Malta , elogiò sulle pagine del Daily Mirror il coraggio degli incursori italiani che avevano posto in essere lo spericolato attacco . A tuttoggi , all’ interno del War Museum a La Valletta , un’ ampia sezione è dedicata all’ operazione ” MALTA2 ” e , con lo spirito di galante cavalleria proprio dell’ isola , tanto gli assaltatori italiani quanto i difensori anglomaltesi vengono ricordati con pari rispetto e meriti in onore del coraggio che non mancò da entrambe le parti .



Malta , 25 luglio 2001 : ponte Sant' Elmo così come appare a sessant' anni dall' incursione della Decima . La presente fotografia è stata rilevata dallo staff di Corpi d' élite.net appositamente recatosi sul luogo della battaglia onde commemorare i caduti italiani ( foto © CORPI D' éLITE.NET )



Non è un caso quindi che , quando si giunga a trattare tale capitolo del Secondo Conflitto Mondiale , non manchino termini quali ” glorioso insuccesso ” . Benchè lo scopo dell’ operazione fosse ovviamente quello di colpire bersagli militari e tentare di riportare a casa sani e salvi il maggior numero di incursori , dalle parole dello stesso Tesei è possibile comprendere come la possibilità di un insuccesso fosse effettivamente presente . La Decima aveva fallito nel distruggere gli obiettivi navali , ma l’ intento di far sentire i britannici non al sicuro neanche all’ interno di quella che costituiva una vera e propria ” fortezza nel Mediterraneo ” era perfettamente riuscito , ed era questo probabilmente lo spirito che da sempre animava qualsiasi azione della Decima : esser presenti per dimostrare all’ avversario il proprio coraggio e la propria audacia anche in situazioni che avrebbero visto qualsiasi altro reparto desistere dall’ azione . Questa filosofia di fondo potrà meglio esser compresa nelle parole del Comandante Junio Valerio Borghese il quale ci parla di come sia nato l’ emblema della Decima :



L' emblema della X Flottiglia M.A.S.

” L’ idea dello scudetto con il teschio e la rosa rossa venne ricordando il Comandante Todaro , Medaglia d’ Oro , una delle figure leggendarie della Decima ante 8 settembre ( 1943 ; NDR ) . Todaro , come Teseo Tesei , un altro dei nostri eroi , aveva lasciato negli uomini della Decima una traccia profonda ed indelebile . Todaro era il mistico di un determinato tipo di vita , che cercava più che la vittoria la bella morte . Non importa – diceva – affondare la nave nemica . Una nave viene ricostruita . Quello che importa è dimostrare al nemico che vi sono degli italiani capaci di morire gettandosi con un carico esplosivo contro le fiancate del naviglio avversario . Fra l’ altro , prima di cadere , aveva parlato del suo desiderio di coniare un distintivo dove apparisse l’ emblema di una rosa rossa in bocca a un teschio : Perchè per noi – ci aveva detto – la morte in combattimento è una cosa bella , profumata . Nel suo ricordo disegnammo lo scudetto . E mai , forse , un distintivo fu capito e portato con tanta passione . Perchè sintetizzò veramente lo spirito rivoluzionario , beffardo coraggioso , leale , che animò , in terra e sul mare , gli uomini della Decima repubblicana ” .



Eroi Dimenticati


Dopo Malta la Flottiglia andò riorganizzandosi vedendo lo stesso Borghese al proprio comando e dimostrando il proprio valore tanto nelle successive azioni che avrebbero avuto luogo , quanto dopo l’ otto settembre 1943 , data dell’ ” armistizio ” , che vide la Decima divisa in due ” tronconi ” operanti rispettivamente al sud a fianco degli alleati ed al nord a sostegno della Repubblica Sociale Italiana . Ci sembra necessario ricordare ancora una volta come gli incursori divisi tra sud e nord decisero di porre in essere una segreta collaborazione , mantenendone all’ oscuro tanto gli alleati quanto i nazisti , volta a preservare le installazioni portuali dalle azioni di guerra ( al fine di non riconsegnare al Paese un territorio del tutto stravolto dopo la fine del Secondo Conflitto Mondiale ) . In tale ambito vanno ricordati gli incontri segreti che avrebbero portato all’ attacco della base della Decima di La Spezia a danno di bersagli navali prestabiliti e già del tutto inutilizzabili che ebbe per protagonisti inglesi ed incursori ” del sud ” : le installazioni portuali non vennero danneggiate , gli uomini della Decima evitarono di aprire il fuoco contro i propri compatrioti italiani presenti all’ azione , ed i britannici poterono tornare a casa soddisfatti per l’ esito di un operazione che a loro insaputa aveva portato al danneggiamento di due navi quasi del tutto già affondate . La Decima ” del nord ” ( quella che qualcuno non ha esitato a definire ” fascista ” ) si sarebbe inoltre prodigata nel sabotaggio delle azioni di distruzione di porti ed industrie italiane poste in essere dagli ” alleati ” nazisti in fuga verso i confini a nord del Paese . Così facendo vennero salvati i posti di lavoro di centinaia di operai che avrebbero in tal modo potuto tornare a sfamare le proprie famiglie al termine delle ostilità nei duri anni della ripresa economica . La storia dei ragazzi della Decima diviene allora la storia di un pugno di italiani che decisero di anteporre la fedeltà al Paese ed alla Bandiera dinnanzi alla propria vita , sovente compiendo scelte che avrebbero portato alcuni di loro al terribile epilogo delle Foibe per aver tentato di difendere al costo della propria vita i confini nord-orientali dall’ invasione dei partigiani comunisti di Tito che si sarebbero resi responsabili di ” pulizie etnche ” nei confronti di centinaia di italiani , in ciò supportati da una buona parte di quegli stessi partigiani italiani che vengono oggi dipinti quali eroi piuttosto che come biechi collaborazionisti . Tutto questo per amor di Patria . Tutto questo venne riconosciuto a quei valorosi ragazzi dagli avversari angloamericani i quali concessero l’ onore delle armi alle formazioni della Decima che avevano difeso l’ onore d’ Italia fino al termine del Secondo Conflitto Mondiale rifiutando , l’ otto settembre 1943 data dell’ ” armistizio ” , di ammainare il Tricolore dalle proprie unità navali per sostituirlo con bandiere nere , segno d’ infamia , e arrendersi agli alleati .



” Il nemico li ha compresi .
Gli Alleati hanno presentato le armi a quei ragazzi .
La X Flottiglia M.A.S. ha dimostrato a tutti come si può perdere una guerra salvando l’ Onore della Patria e della Marina .
I suoi Mezzi d’ Assalto , nelle ultime disperate missioni di attacco , non avevano dipinto alcun cerchio nero sui loro piccoli scafi , non avevano alcun guidone nero sull’ asta di bordo .
A poppa ha sempre sventolato una bandiera bianca , rossa e verde .
A prua ha sempre garrito al vento un gagliardetto , da una parte azzurro con scritto in rosso X FLOTTIGLIA M.A.S. , dall’ altro bianco con scritto in azzurro PER L’ ONORE .
Fino alla fine . ” 
(tratto da ” Decima Flottiglia nostra… ” di Sergio Nesi , ed. Mursia)

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