Malta, 25 Luglio 1941
Il Grande Assedio del 1565

Nel maggio del 1565 l’ isola di Malta , all’ epoca sotto il dominio dei Cavalieri dell’ Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, che vi si insediarono nel 1522 , scrisse una fra le pagine più gloriose della storia medioevale . In quella che doveva probabilmente essere una calda giornata di tarda primavera , 180 vascelli battenti vessillo turco e posti sotto il comando dell’ Ammiraglio Piali , figlio del Sultano di Turchia , riversarono sull’ isola una forza di invasione di circa 38000 uomini capeggiata dal temibile Dragut . Il corpo d’ armata puntò risolutamente verso le due grandi baie poste ad est della piccola isola al fine di prendere il controllo del monte Sceberras ( ove il 28 marzo 1566 verrà posta la prima pietra di quella che diverrà La Valletta , prendendo il nome dal Gran Maestro dell’ Ordine Jean de la Valette che così fortemente volle la sua fondazione ) e di Forte S. Elmo , all’ interno del quale si trovavano asserragliati parte dei circa 9000 Cavalieri dell’ Ordine di San Giovanni insediati sull’ isola , per poter in seguito cannoneggiare le principali roccaforti dell’ Ordine poste presso Forte S. Angelo , Birgu e S. Michael . I combattimenti per la presa di Forte S. Elmo si protrassero per un mese intero , al termine del quale i valorosi difensori dovettero capitolare non prima di aver inferto all’ invasore circa 8000 perdite a fronte di 1500 fra le proprie fila . Impadronitisi del forte , le armate turche volsero i propri sforzi bellici contro Forte S. Michael e Birgu , ma sul finire del mese di giugno un piccolo contingente di rincalzo , costituito tanto da Cavalieri dell’ Ordine quanto da fanti spagnoli , foraggiò la resistenza per le due roccaforti assediate . Nella seconda metà di agosto le armate turche furono sul punto di impadronirsi di Birgu , la quale venne prontamente difesa dal contrattacco dei Cavalieri alla testa dei quali si pose il Gran Maestro dell’ Ordine Jean de la Valette . Il 6 settembre segnò la svolta decisiva in quello che sarà ricordato nei secoli a venire quale “The great siege” ( il grande assedio, o “L’ assedju kbir” in maltese) : 9000 uomini saranno inviati dalla Sicilia da Don Garcia di Toledo alla volta di Malta , gettando nel panico le armate turche le quali , pur conservando ancora la superiorità numerica sugli assediati , decideranno di fuggire dall’ isola il 9 dello stesso mese . Un importante tassello dell’ identità nazionale del Paese era stato posto da quella prima fiera resistenza contro un popolo invasore ad opera di pochi valorosi .
La Visione di Napoleone Bonaparte
La Dominazione Britannica
La Seconda Guerra Mondiale

Allo scoppio delle ostilità nel 1939 , Malta si trovò scarsamente preparata a causa della convinzione , sviluppata da parte britannica , riguardo ad una presunta impossibilità a difendere l’ isola in maniera efficace . Fu così che quando il 10 giugno 1940 Benito Mussolini dichiarò l’ entrata in guerra dell’ Italia , si decise di inviare a difesa dell’ isola una forza aerea davvero esigua costituita da quattro biplani Gloster Sea Gladiator . Gli apparecchi divennero ben presto tre ( vennero chiamati Faith , Hope , e Charity ) , ma nonostante il ridotto numero non mancarono di coprirsi di gloria a causa delle numerose azioni portate a termine con successo a difesa dell’ isola . La situazione andò ben presto aggravandosi nel dicembre 1940 , quando il X° Fliegerkorps della Luftwaffe venne trasferito da El Agheila ( Libia ) al sud della Sicilia . I bombardamenti su Malta e gli attacchi nei confronti dei convogli di rifornimento fondamentali per la sopravvivenza dell’ isola subirono un brusco aumento . La superiorità aerea e navale momentaneamente acquisita dall’ Asse nel Mediterranneo permise a Rommel di trasferire i suoi Afrika Korps in Libia e di rifornirli senza particolari interferenze da parte della Royal Air Force britannica . Ma il traffico navale inglese nel Mediterraneo avrebbe subito un ulteriore colpo tra l’ aprile e il maggio 1941 , quando le truppe germaniche occuparono la Grecia e Creta con un imponente lancio di paracadutisti . La sicurezza dei convogli di approvigionamento destinati a Malta e provenienti da Alessandria nonchè i rifornimenti provenienti da quest’ ultima e destinati a Gibilterra fu posta ulteriormente a repentaglio . L’ operazione ” Barbarossa ” del 22 giugno 1941 , l’ invasione da parte delle truppe di Hitler della Russia , causò però una diminuzione della pressione esercitata dalla Luftwaffe sul Mediterraneo con un ingente numero di apparecchi tedeschi costretti a rischierarsi nel teatro bellico sovietico per supportare l’ avanzata della fanteria .
La Decima si Prepara

La palla passò decisamente in mano agli italiani per quanto concerne le operazioni di disturbo nei confronti del naviglio britannico ormeggiato presso Malta . A tal proposito , fin dall’ estate 1940 la Regia Marina aveva disposto lo schieramento di una decina di barchini esplosivi M.T.M. presso la base di Augusta ( Sicilia ) in previsione di un futuro attacco da portarsi contro i porti della Grand Harbor e di Marsamxett ( pronuncia Marsamscètt – N.D.R. ) . Nel marzo 1941 , alla vigilia dell’ operazione di forzamento della baia di Suda ( Creta ) che avrebbe portato all’ affondamento dell’ incrociatore pesante YORK ( 8250 tonnellate ) e della nave cisterna PERICLES ( 8234 tonnellate ) entrambi battenti bandiera britannica , il reparto dei mezzi d’ assalto prese il nome di Decima Flottiglia M.A.S. al comando del Capitano di Fregata Vittorio Moccagatta , con i Capitani di Corvetta Junio Valerio Borghese e Giorgio Giobbe a presiedere rispettivamente ai mezzi subacquei e a quelli di superficie ; a coordinare le operazioni si sarebbero avvicendati gli Ammiragli De Courten , Varoli Piazza e Giartosio . La presa di Malta si rendeva necessaria anche al fine di impedire che gli incrociatori ed i sommergibili presenti nei porti dell’ isola ponessero in essere attacchi nei confronti dei convogli di rifornimento destinati alle truppe dell’ Asse schierate sul fronte africano . I preparativi per un attacco della Decima iniziarono sul finire dell’ aprile del 1941 .

Il comandante Moccagatta presentò all’ Ammiraglio De Courten una dettagliata relazione comprendente i piani dell’ operazione e , al fine tanto di saggiare le capacità di reazione delle batterie di difesa costiera poste a difesa delle imboccature della Grand Harbor e di Marsamxett quanto di convincere Supermarina ( l’ organo preposto al comando dei reparti d’ assalto della Regia Marina ) in merito alle concrete possibilità di successo per una eventuale azione , l’ ufficiale prese personalmente parte a due operazioni di ricognizione per mezzo di una coppia di M.A.S. partiti dalla base di Augusta ( una delle quali si svolse nella notte del 25 maggio ) . Moccagatta manovrò per portarsi fino a quattro miglia dai bastioni de La Valletta al fine di effettuare il riconoscimento della costa , dell’ entrata della Grand Harbour , ove erano ormeggiati principalmente navi cargo ed incrociatori , e della base sottomarini di Marsamxett . Gli uomini della Royal Malta Artillery di guardia presso le fortificazioni circostanti la baia , percepito il rumore dei motori diesel dei due M.A.S. , accesero i proiettori in cerca di movimenti in mare senza però rilevare nulla . Una volta fatto rapporto ai suoi diretti superiori , Moccagatta potè dare il via all’ operazione ” MALTA 1 ” programmata per il 30 maggio ; causa la mancanza di navi in rada segnalata tramite rilevazione aerea la missione dovette però essere annullata . Approfittando del posticipo dell’ azione , il 26 giugno Moccatta effettuò una ulteriore operazione di ” intelligence ” presso il porto nemico portandosi questa volta fino a sole due miglia dalla costa e riuscendo a distinguere chiaramente le luci dei proiettori posti in funzione per un possibile raid aereo riflettersi sulla pietra dal caratteristico colore dorato delle abitazioni . Il 28 giugno tutto sembrava pronto per l’ inizio delle operazioni , ma la rottura di un motore forzò gli incursori a desistere dal piano il quale venne nuovamente posto in essere due giorni dopo solo per essere annullato a causa delle pessime condizioni meteorologiche riscontrate in mare . Il posticipo dell’ operazione di circa un mese diede ad un giovane e brillante ufficiale del Genio Navale , il Maggiore Teseo Tesei , la possibilità di partecipare all’ operazione .

Teseo Tesei: un Eroe Moderno

Nato presso Marina di Campo il 3 gennaio 1909 , il giovane Tesei si iscrisse appena ventiduenne alla scuola di ingegneria di Napoli ove , in collaborazione con l’ amico Elio Toschi , svilupperà uno dei progetti che ancora oggi costituisce la base dei moderni mezzi insidiosi utilizzati dai reparti di incursori delle marine militari di tutto il mondo : il Siluro a Lenta Corsa ( S.L.C. ) . L’ idea di Tesei e Toschi era quella di sviluppare un mezzo simile ad un siluro che potesse essere comandato da una coppia di incursori posti letteralmente a cavallo dell’ ordigno per guidarlo fino all’ obiettivo ( di solito una nave ) ove la testata esplosiva posta a prua sarebbe stata separata dal mezzo e assicurata alla carena con l’ ausilio di un cavo applicato fra le alette antirollio del natante . Partendo dal progetto della ” Mignatta ” , utilizzata dai due eroi del Primo Conflitto Mondiale Rossetti e Paolucci per affondare nel porto di Pola la corazzata VIRIBUS UNITIS , venne realizzato il primo esemplare le cui prove in vasca ebbero il via a partire dal 26 ottobre 1935 per prendere il mare il 2 novembre dello stesso anno . I primi esemplari di S.L.C. , costruiti dalle Officine San Bartolomeo ubicate presso La Spezia , erano dotati di un motore elettrico da 1,1 HP e di una testata esplosiva da 220 kg la quale sarebbe stata successivamente sostituita da un ordigno da 250 kg che avrebbe raggiunto i 300 kg nell’ ultima versione del Siluro a Lenta Corsa .

Sembra comunque che tali mezzi fossero spesso restii a farsi comandare dai piloti e che non infrequentemente presentassero dei guasti agli impianti dei quali erano dotati , ed è forse proprio a causa del loro pessimo ” carattere ” che si deve il nomignolo sotto il quale i S.L.C. sarebbero divenuti universalmente noti . Sembra infatti che Tesei , nel corso di una sessione addestrativa volta al superamento di una ostruzione retale , forse infastidito dai continui problemi del mezzo , avesse ordinato al suo secondo pilota di ” legare il maiale ” : da quel momento il S.L.C. sarebbe divenuto per gli operatori dei mezzi d’ assalto semplicemente ” il maiale ” .

Il primo dispiegamento operativo del S.L.C. lo si avrà con l’ operazione G.A.1 ( 12 agosto 1940 ) , volta al forzamento della baia di Alessandria . Il sommergibile avvicinatore IRIDE al comando del Tenente di Vascello Francesco Brunetti , incaricato di trasportare i Siluri e gli incursori in zona operazioni ( fra questi erano presenti lo stesso Tesei , Toschi ed i Tenenti di Vascello Luigi Birindelli e Durand de la Penne ) , viene rilevato da ricognitori britannici ed affondato da aerosiluranti alle ore 11:20 circa del 22 agosto . Gli incursori restano illesi ed hanno la possibilità di abbandonare il sommergibile per tempo partecipando alle operazioni di recupero di sette compagni rimasti imprigionati nella camera di lancio di poppa . Si tenta di salvare i pochi uomini intrappolati per mezzo delle attrezzature fatte sopraggiungere da Tobruk , e dalle ore 18 :00 Tesei si immerge numerose volte al fine di rilevare la posizione dei superstiti all’ interno dello scafo . Finalmente , alle 18:25 , il coraggioso ufficiale del Genio Navale ha modo di individuare i sette commilitoni , i quali saranno riportati in superficie per mezzo dell’ allagamento della camera di lancio ove costoro si trovavano intrappolati . I marinai possono finalmente rivedere la luce del sole e riabbracciare i compagni scampati al disatro , ma vi è ancora un compito da porre a termine . Tra la sorpresa di tutti Tesei si tuffa in acqua , quando riemerge ha stretto in pugno il Tricolore posto sul sommergibile IRIDE : i commilitoni scattarono sull’ attenti .


Attaccare Malta avrebbe significato tentare di espugnare una vera e propria fortezza ; lungo gli stessi bastioni che già nel 1565 avevano fieramente resistito all’ invasione turca , gli uomini della Royal Malta Artillery avevano posto i propri pezzi d’ artiglieria in grado di battere tanto i cieli quanto i mari in cerca di una qualche traccia della presenza nemica . Il dispositivo di difesa nell’ area del Grand Harbor e di Marsamxett era stato approntato assegnando ad ogni batteria costiera un settore di tiro tanto verso il mare quanto contro i cieli ; l’ artiglieria e le mitragliatrici pesanti erano in grado di spazzare i rispettivi settori di tiro ( decisamente ristretti se si pensa che l’ ampiezza massima raggiunta da entrambe le baie è di soli 350 metri circa ) con invidiabile efficacia permettendo di erigere un vero e proprio muro di fuoco contro chiunque avesse tentato di attraversare indenne l’ area . Un complesso sistema di riflettori oppurtanamente occultati all’ interno delle mura avrebbe permesso inoltre di illuminare quasi a giorno la zona del porto . All’ imboccatura di entrambe le baie erano inoltre state poste apposite ostruzioni tanto di superficie quanto subacquee . Nel Grand Harbor l’ ostacolo principale sarebbe stato costituito dal ponte girevole il quale era posto tra Forte Sant’ Elmo ed un molo roccioso il quale si allungava dinnanzi l’ imboccatura della baia ; dal ponte pendeva una rete d’ acciaio la quale si estendeva anche in profondità . Tra il molo e Forte Ricasoli era inoltre posta una rete antisommergibile minata , un ostruzione di simile fattura chiudeva in ultimo la baia dallo stesso Forte Ricasoli a La Valletta . A completare l’ impenetrabile difesa dell’ isola venne posta , fin dal marzo 1939 e ad ovvia insaputa degli italiani , una delle prime rudimentali installazioni radar britanniche la quale sarebbe stata probabilmente in grado di individuare il mezzo avvicinatore ( l’ Avviso Veloce Diana ) . Sembra inoltre che , verità a lungo nascosta dagli inglesi anche a decenni di distanza dal termine del conflitto mondiale , l’ ammiragliato di Malta , per mezzo dell’ intercettazione di messaggi provenienti dalle macchine di codifica ENIGMA utilizzate dall’ Asse per comunicare e decriptate tramite la macchina ULTRA , avesse ricevuto un’ informativa riguardo ad un imminente attacco da parte italiana così che il personale in servizio presso le batterie costiere venne posto sotto massimo stato di allerta .


Una volta giunti in prossimità del ” PUNTO C ” , l’ Avviso Veloce Diana avrebbe rilasciato il proprio carico costituito da un M.T.S. al comando di Giobbe e con a bordo il Sottocapo Cannoniere Leonildo Zocchi e il Secondo Capo Motorista Luigi Costantini , un M.T.L. con a bordo le due coppie di piloti del S.L.C.1 e del S.L.C.2 costituite rispettivamente da Tesei e dal Secondo Capo Palombaro Alcide Pedretti e dal Tenente di Vascello Francesco Costa ed il Sergente Luigi Barba nonchè nove M.T.M. rispettivamente pilotati da Bosio , Frassetto , Carabelli , Marchisio , Montanari , Follieri , Pedrini , Zaniboni , Capriotti . I M.A.S. 451 e 452 avrebbero aperto la strada fino a cinque miglia da La Valletta ove Tesei e Pedretti sarebbero stati rilasciati a bordo del S.L.C.1 per portarsi fin sotto al ponte girevole in prossimità di Forte Sant’ Elmo e far saltare con la carica del proprio mezzo le ostruzioni retali così da permettere alle squadre di M.T.M. di irrompere attraverso la Grand Harbor ; tutto ciò mentre il S.L.C.2 di Costa e Barba avrebbe distrutto le ostruzioni all’ imboccatura di Marsamxett . Un M.T.S. al comando di Giobbe avrebbe guidato la formazione fino a 1000 metri dall’ obiettivo per poi ritirarsi in posizione coperta ed eseguire il recupero degli incursori i quali sarebbero tornati a nuoto verso il punto di estrazione . Il Sottotenente di Vascello Roberto Frassetto a bordo del proprio M.T.M.2 si sarebbe lanciato contro il ponte sotto Forte Sant’ Elmo in caso di fallimento di Tesei onde aprire un varco nelle ostruzioni ( i Motoscafi da Turismo Modificati o M.T.M. permettevano all’ operatore di puntare il bersaglio con il proprio mezzo il quale era munito di una carica esplosiva ; il pilota si sarebbe eiettato dal mezzo pochi istanti prima dell’ impatto contro il bersaglio ) con il M.T.M.3 del Sottotenente Armi Navali Aristide Carabelli quale riserva . Il Sottotenente di Vascello Carlo Bosio , portatosi con il M.T.M.1 a 500 metri da forte Sant’ Elmo , avrebbe condotto l’ assalto all’ interno della baia con i compagni a seguito sul M.T.M.4 del Segnalatore Vittorio Marchisio , 5 del Secondo Capo Cannoniere Vincenzo Montanari , 6 del Secondo Capo Meccanico Alessandro Follieri , 7 del Secondo Capo Enrico Pedrini , 8 del Capo … Pietro Zaniboni , mentre il M.T.M.9 del Capo Meccanico Fiorenzo Capriotti avrebbe dovuto attaccare eventuali unità nemiche che avrebbero potuto interferire nell’ azione . Alle ore 20 00 il dispositivo salpò da Augusta .


Alle ore 23:00 l’ Avviso Veloce DIANA ed il suo carico di mezzi giunsero presso il ” PUNTO C ” ; non appena posti in acqua i mezzi , un cavo da rimorchio finito tra le eliche del M.A.S.451 lo portò ad urtare contro un M.T.L. causandogli uno squarcio sulla scafo il quale costrinse il M.A.S. a rimanere in posizione arretrata raggiungendo però ben presto i compagni presso il ” PUNTO B ” . Come pianificato , Giobbe con il suo M.T.S guidò la formazione fino a 1000 metri dal porto de La Valletta , raggiungendo il punto inizio attacco alle ore 02:00 . I S.L.C. delle coppie Tesei / Pedretti e Costa / Barba vennero posti in acqua alle 03:00 per muovere rispettivamente verso ponte Sant’ Elmo e Marsamxett . Il Siluro a Lenta Corsa 1 di Tesei avrebbe dovuto portarsi sotto il ponte girevole per farlo saltare in aria alle ore 04:30 circa in concomitanza con un raid aereo diversivo sull’ aeroporto di Luqa ( pronuncia Luha ; NDR ) , ma il Maggiore del Genio Navale dovette ritardare la propria partenza verso l’ obiettivo al fine di porre rimedio ad un guasto meccanico occorso al Siluro a Lenta Corsa 2 di Costa ; quando finalmente l’ inconveniente tecnico venne rimediato Tesei e Pedretti poterono mettersi in movimento , ma a causa della forte corrente i due Siluri erano fortemente scaduti dai propri punti di inserzione . Erano le 03:35 , in meno di un ora i due incursori avrebbero dovuto portarsi sull’ obiettivo piazzare la carica ed allontanarsi : divenne ben presto fin troppo evidente che , al fine di permettere la riuscita della missione , Tesei ed il suo secondo pilota avrebbero dovuto tentare di piazzare ugualmente la carica sotto il ponte anche non disponendo del tempo necessario per allontanarsi dal luogo della deflagrazione . L’ ultima persona a vedere Tesei in vita fu il Tenente di Vascello Francesco Costa , primo pilota del secondo S.L.C. ; a costui Tesei disse ” Presumo che non farò in tempo altro che a portare il mio apparecchio sotto la rete . Alle quattro e trenta la rete deve saltare e salterà . Se sarà tardi spoletterò al minuto ” ; da quel momento in poi Tesei ed il suo secondo pilota Pedretti , che lo avrebbe fedelmente accompagnato fino alla fine , si allontanarono venendo inghiottiti dall’ oscurità .


Non appena udito lo scoppio del Siluro di Tesei e Pedretti venne dato il via all’ attacco ; Bosio sul M.T.M.1 diede l’ ordine di procedere con l’ assalto . Partendo da circa cento metri dall’ obiettivo , Frassetto si lanciò contro le ostruzioni retali del ponte senza che il suo M.T.M.2 riuscisse nell’ opera di danneggiamento . Ormai lanciatosi dal barchino , Frassetto segnalò mezzo torcia la posizione del bersaglio ai suoi compagni . Il M.T.M.3 di Carabelli ripetè l’ azione ed il pilotà morì dilaniato dall’ esplosione per non aver volutamente premuto i comandi del seggiolino eiettabile del mezzo : l’ impatto contro il ponte fu talmente violento che parte di esso crollò in mare finendo per bloccare il varco ai rimanenti mezzi . Nelle parole del Sergente Zammit della Royal Malta Artillery riviviamo i drammatici momenti dell’ inizio dell’ attacco ” Improvvisamente udii il suono di una imbarcazione , e benchè fosse ancora buio la vidi dirigersi verso il ponte ; ho dato l’ allarme e la mia postazione si è messa all’ opera proprio mentre l’ imbarcazione colpiva il ponte saltando in aria . I fari illuminavano la scena , a poca distanza dal ponte vidi un’ altra piccola imbarcazione , ho diretto il cannone su questo e con i primi due colpi è saltata in aria ; nuovamente ho mirato contro una terza e con i primi colpi questa è esplosa . Vidi tre altre dirigersi verso la Grand Harbour , tutte le bocche da fuoco le bersaglivano , una di esse venne distrutta e le altre due danneggiate . Circa un quarto d’ ora dopo vidi due oggetti non identificati in lontananza , ho diretto il pezzo contro uno di essi , dopo 10 / 15 secondi le imbarcazioni si sono mosse ed ho immediatamente aperto il fuoco ; dopo qualche secondo tutte le altre postazioni hanno cominciato a bersagliare i battelli i quali hanno cominciato a zigzagare al fine di evitare il fuoco di sbarramento ” . Non appena dato il via all’ attacco quindi , un inferno di fuoco si scatenò contro gli incursori , e l’ oscurità della baia venne squarciata dal baluginare dei riflettori i quali fendevano il buio della notte al fine di dirigere il fuoco delle batterie costiere contro gli invasori . Il Motoscafo da Turismo Modificato 6 di Follieri venne colpito e la deflagrazione fece perder conoscenza a Frassetto ancora in acqua . Stessa sorte colpì il M.T.M.4 di Marchisio , il quale , ferito , venne sbalzato in acqua . I M.T.M.7 ed 8 , danneggiati , furono autoaffondati dai propri piloti Pedrini e Zaniboni . Bosio , ferito sul suo M.T.M.1 , settò il dispositivo di autodistruzione del proprio barchino morendo dilaniato dalla deflagrazione per non esser riuscito a porsi al sicuro in tempo utile . Capriotti , rimasto in copertura con il Motoscafo da Turismo Modificato 9 , venne colpito mentre tentava di sganciarsi dal fuoco delle batterie costiere e , costretto a lanciarsi dal proprio M.T.M. raggiunse in acqua Marchisio trasportando il compagno ferito verso riva . Costa e Barba , a bordo del Siluro a Lenta Corsa 2 , dopo aver assistito inermi alla morte dei propri commilitoni decisero di non rendere maggiormente pesante il bilancio di sangue e , dopo essersi allontanati da Marsamxett ed al termine di circa cinque ore di navigazione con il proprio mezzo , raggiunsero la terra ferma venendo immediatamente individuati e catturati dagli anglomaltesi .

Nel frattempo il Capitano di Corvetta Giorgio Giobbe unitamente a Zocchi e Costantini , pur essendo rimasto in posizione arretrata a bordo del proprio M.T.S. al fine di porre in essere il recupero degli incursori , veniva fatto oggetto del fuoco delle batterie costiere . L’ imbarcazione manovrò a lungo al fine di evitare il fuoco avversario cercando di rimanere nella zona prestabilita per l’ estrazione nella vana speranza di recuperare qualche incursoro eventualmente di ritorno ( Giobbe era infatti stato in grado di udire le esplosioni dei barchini attribuendole però al fatto che i mezzi erano stati in grado di colpire i bersagli assegnati ) . Quando Giobbe decise di far ritorno al ” PUNTO B ” verso i M.A.S. 451 e 452 ( su quest’ ultimo si trovava il Capitano di Fregata Moccagatta con il Capitano Medico Bruno Falcomatà ) , il sole aveva ormai iniziato a rischiarare la zona d’ operazioni e trenta Hurricane del 126° , 185° e 251° Squadrone si levarono in volo dai campi d’ aviazione di Luqa per dare la caccia alle imbarcazioni superstiti congiuntamente ai natanti della Royal Navy ; quasi contemporaneamente dieci Macchi 200 del 54° Stormo si portavano verso le imbarcazioni della Decima per coprirne la ritirata . La battaglia che ne seguì fu caotica e furiosa . Il M.A.S. 451 del Sottotenente di Vascello Giorgio Sciolette tentò di abbattere , mitragliandolo dal mare , un apparecchio britannico , ma l’ imbarcazione fu colpita ai serbatoi e nove uomini d’ equipaggio sui tredici imbarcati riuscirono a salvarsi gettandosi in acqua e finendo prigionieri del nemico . Il M.A.S. 452 ( il quale aveva imbarcati Moccagatta , Giobbe , Falcomatà e diciassette uomini d’ equipaggio ) viene colpito e a perdere la vita sono i tre ufficiali unitamente a sei marinai . I rimanenti undici uomini trovano la salvezza allontanandosi a bordo del M.T.S. di Giobbe il quale era stato rimorchiato dal M.A.S. ormai semidistrutto ricongiungendosi con il DIANA nei pressi di Capo Passero .


Vittoria o Disfatta?


” L’ idea dello scudetto con il teschio e la rosa rossa venne ricordando il Comandante Todaro , Medaglia d’ Oro , una delle figure leggendarie della Decima ante 8 settembre ( 1943 ; NDR ) . Todaro , come Teseo Tesei , un altro dei nostri eroi , aveva lasciato negli uomini della Decima una traccia profonda ed indelebile . Todaro era il mistico di un determinato tipo di vita , che cercava più che la vittoria la bella morte . Non importa – diceva – affondare la nave nemica . Una nave viene ricostruita . Quello che importa è dimostrare al nemico che vi sono degli italiani capaci di morire gettandosi con un carico esplosivo contro le fiancate del naviglio avversario . Fra l’ altro , prima di cadere , aveva parlato del suo desiderio di coniare un distintivo dove apparisse l’ emblema di una rosa rossa in bocca a un teschio : Perchè per noi – ci aveva detto – la morte in combattimento è una cosa bella , profumata . Nel suo ricordo disegnammo lo scudetto . E mai , forse , un distintivo fu capito e portato con tanta passione . Perchè sintetizzò veramente lo spirito rivoluzionario , beffardo coraggioso , leale , che animò , in terra e sul mare , gli uomini della Decima repubblicana ” .