Operazione “Black September”

Operazione “Black September”

“Eravamo gia’ a conoscenza della presenza di testate chimiche montate sugli Scud siriani – commenta una fonte israeliana – ma quella della possibilita’ per Damasco di dotarsi di un ordigno atomico e’ stata una notizia inaspettata. Ovviamente Israele non puo’ convivere con la minaccia nucleare.”

La longa manus del Mossad ha colpito ancora e questa volta, nell’ obiettivo, sono cadute le aspirazioni nucleari della Siria. Mentre il mondo continua ad interrogarsi sulla tempistica necessaria all’ Iran per dotarsi della sua prima testata atomica, gli analisti dell’ intelligence israeliana mantengono sotto stretta osservazione la Siria di Bashar Assad. Tra il 2003 ed il 2004, dopo aver seguito alti ufficiali in visita nella Corea del Nord, agenti del Mossad vennero a conoscenza di un accordo segreto stipulato tra Pyongyang e Damasco, il quale avrebbe permesso a quest’ ultima di acquistare tecnologia nucleare dal Paese asiatico e di costruire una testata nucleare ogni anno. Onde raccogliere maggiori dettagli, Tel Aviv decise di infiltrare il programma nucleare siriano. Gia’ dotata di missili Scud di fabbricazione nord coreana e di testate chimiche, la Siria avrebbe visto le proprie capacita’ offensive contro Israele aumentare drammaticamente con lo sviluppo della sua prima testata atomica.
“Eravamo gia’ a conoscenza della presenza di testate chimiche montate sugli Scud siriani – commenta una fonte israeliana – ma quella della possibilita’ per Damasco di dotarsi di un ordigno atomico e’ stata una notizia inaspettata. Ovviamente Israele non puo’ convivere con la minaccia nucleare.” All’ inizio del 2007 il Mossad venne a conoscenza dell’ acquisto in Corea del Nord di un dispositivo nucleare da parte della Siria. Dopo aver ricevuto informazioni sul centro di ricerca siriano probabile destinazione della consegna, i satelliti spia israeliani e statunitensi hanno cercato di stabilirne l’ esatta ubicazione, individuandolo infine nel nord della Siria, a sette miglia dal villaggio di At Tibnah (nella regione di Dayr az Zawr) e vicino alle rive dell’ Eufrate.
La costruzione nel 2004 di nuove strade ed edifici nei pressi del sito, non pote’ che confermare i sospetti israeliani. Il lavoro di intelligence e’ proseguito fino all’ estate 2007, quando i satelliti spia hanno iniziato a seguire una nave cargo proveniente da Pyongyang, la quale sarebbe attraccata in un porto della Siria il 2 od il 3 di Settembre. Secondo informazioni provenienti da agenti operativi in Corea del Nord, la nave avrebbe trasportato un componente necessario alla costruzione di testate atomiche. Una volta sistemato il prezioso carico a bordo di camion, i satelliti li avrebbero seguiti, comunicandone la posizione ad una squadra delle forze speciali, la quale, la mattina del 6 Settembre, ha bloccato il mezzo e trasportato il carico in Israele a bordo di un elicottero. Contemporaneamente, diversi F15I dell’ aviazione israeliana (probabilmente appartenenti al 69th Squadron) sono penetrati nello spazio aereo siriano ed hanno distrutto l’ obiettivo, camuffato da centro per la ricerca agricola. Il comprensorio sarebbe stato sotto osservazione da ben due anni e sarebbe stato allestito grazie all’ aiuto di tecnici nucleri nord coreani e, probabilmente, con l’ apporto di quel che resta del network del Dottor Abdul Qadeer Khan, “padre” della bomba atomica pakistana.
Le prime notizie della presenza di caccia israeliani nei cieli siriani sono trapelate sui giornali di Damasco, i quali hanno solamente riportarto di un’ intrusione aerea, subito respinta. Secondo i media siriani, i caccia sarebbero stati costretti a liberarsi dei propri pod per il carburante, onde ritirarsi piu’ velocemente. I mezzi di comunicazione di Damasco hanno successivamente evitato di tornare sulla notizia. La Siria si guarda infatti dal rendere pubblici i suoi legami con la Corea del Nord. Tel Aviv non ha invece commentato, reticente nell’ ammettere l’ intrusione dei propri caccia nello spazio areo di uno stato sovrano.
Molte sono state le ipotesi sul carico proveniente dalla Corea del Nord. Anche se e’ oramai stata appurata la sua natua nucleare, indiscrezioni sono circolate sul fatto che la spedizione contenesse inmvece armi convenzionali destinate a gruppi terroristici supportati dalla Siria. Un’ altra ipotesi e’ che la Corea del Nord avesse ricollocato parte del suo arsenale nucleare in Siria, in attesa della fine delle indagini sui suoi siti atomici. Piu’ interessante la teoria secondo la quale la Siria avrebbe agito da tramite per il passaggio di armi dirette verso l’ Iran (sottoposto ad embargo). A sostegno di tale ultima tesi, il fatto che oltre 100 milioni di dollari in armi siano fino ad ora transitati attraverso questa rotta alla volta di Teheran. Tanto la Siria quanto l’ Iran sono in ottimi rapporti con la Corea del Nord e questa sarebbe la prima volta che il Paese asiatico avrebbe intriodotto tecnologia nucleare in Siria.
Dal giorno del raid ad oggi, i satelliti della C.I.A. (Central Intelligence Agency) e del N.R.O. (National Reconnaissance Office) hanno mappato il sito. Secondo quanto riportato dagli analisti, gli edifici del sito sarebbero uguali, per forma e dimensioni, quelli di un ben noto reattore atomico nord coreano. Un edificio in particolare, dalla forma conica, richiama quelli in uso nel Paese asiatico quale reattore a gas-grafite. Poco lontano da esso, una centrale di pompaggio, la quale attinge direttamente dal vicino Eufrate e che sarebbe servita per il raffreddamento del reattore e per l’ approvigionamento degli edifici vicini. A seguito del raid, il tetto della costruzione principale e’ crollato, esponendone i contenuti quanto basta per gli analisti a raccogliere le informazioni del caso. Non e’ chiaro se il reattore fosse gia ‘attivo o meno, quel che e’ certo e’ che non lontano da esso era stata allestita una pista d’ atterraggio, in grado di consentire il trasporto di uomini ed eventuali apparecchiature.
L’ A.I.E.A. ha acquisito le immagini satellitari ma non si e’ ancora espressa sulla natura del sito raffigurato. Non cosi’ l’ Institute for Science and International Security (I.S.I.S.), ente no profit con l’ obiettivo di tracciare i movimenti di materiale ed armi atomiche. Secondo l’ ex ispettore delle Nazioni Unite David Albright, il reattore sembra simile a quello nord coreano di Yongbyon. Altri specialisti hanno invece suggerito cautela.
Le autorita’ siriane risultano aver iniziato a bonificare l’ area a qualche giorno dall’ attacco, radendo completamente al suolo i resti degli edifici colpiti e tentando di nascondere le prove della presenza del reattore. “E’ un chiaro tentativo di occultamento delle prove”, ha dichiarato Albright.
Mohamed ElBaradei, Direttore dell’ A.I.E.A., ha ciriticato la Siria, Israele ed i servizi di sicurezza di numerosi Paesi per aver fallito nell’ avvertire l’ Agenzia atomica. “Chiunque sia in possesso di informazioni relative ad attivita’ nucleari non autorizzate in Siria, e’ pregato di farsi avanti. Saremo ben lieti di appurare l’ esistenza o meno di illeciti”. ElBaradei ha poi ricordato come la distruzione del reattore iracheno di Osirak il 7 giugno 1981, ebbe il solo effetto di spingere Saddam Hussein alla costruzione di basi sotterranee dove poter continuare indisturbato le sue attivita’ di ricerca e sviluppo.
Da parte siriana, il Primo Ministro Mohammed Naji al-Otri ha smentito ogni rapporto con la Corea del Nord, affermando come tali voci siano un’ invenzione israeliana tesa a coprire “la recente aggressione contro la Siria.” Damasco ha invitato la stampa a visitare un obiettivo militare che sarebbe stato attaccato da Israele. Il sito non corrisponde pero’ a quello fotografato dai satelliti, evidenziando un tentativo di deflettere l’ attenzione dei media dal vero bersaglio del raid.
Interessante in ultimo notare come la Russia avesse precedentemente avvertito la Siria dell’ imminenza di un attacco israeliano nel mese di Agosto. Il fatto che gli apparati di intelligence russi siano stati in grado di intercettare comunicazioni riservate, resta motivo di profonda preoccupazione da parte israeliana.

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