Mercato di Bakara

Mogadiscio, 3 – 4 Ottobre 1993

Shughart e Gordon, a bordo di Super 62, chiesero volontariamente il permesso di scendere a terra per difendere meglio l’elicottero in attesa dell’arrivo dei rinforzi. La situazione era disperata e le probabilità di successo minime.

 

Elicottero MH-60 Black Hawk in volo sui cieli somali

La missione di peace-keeping UNOSOM (condotta in Somalia da una coalizione multinazionale operante sotto l’egida del Consiglio di Sicurezza ONU e istituita con la risoluzione 751 nell’aprile 1992) subì una tragica involuzione dovuta ai sanguinosi attacchi sferrati contro i caschi blu da parte dei miliziani locali al servizio dei “Signori della guerra” somali, tra i quali il Generale Mohamed Farrah Aidid. Nel corso di uno di questi scontri, 24 soldati pakistani erano stati uccisi. A seguito di questo episodio, il Consiglio di Sicurezza decide di dare una svolta alle operazioni, con la risoluzione 837 del 6 giugno 1993, che sostituisce UNOSOM con UNOSOM 2: lo scopo della risoluzione è quello di prendere “ogni misura necessaria contro i responsabili degli attacchi armati”. Gli Stati Uniti inviano in Somalia una Task Force con un preciso obiettivo: catturare Aidid e gli altri principali “Signori della guerra”. Tale Task Force si articolava in 3 unità costituenti il meglio a disposizione dello US Army:



– lo Squadrone C della Delta Force
– la compagnia Bravo del 3° battaglione del 75th Ranger Regiment
– elicotteristi e specialisti in forza al 160th S.O.A.R. (Special Operations Aviation Regiment)



Un veduta aerea di Mogadiscio, ribattezzata la capitale delle cose andate male



Il 3 ottobre 1993, il Generale William F. Garrison affidò alla Task Force la missione di catturare due membri di spicco del clan Habr Gidr, il cui leader era lo stesso Aidid. I soggetti si trovavano in un edificio ubicato in Hawlwadig Road, nel centro di Mogadiscio e nel bel mezzo del mercato di Bakara, territorio in mano ad Aidid e i suoi miliziani. La Forza di attacco predisposta per l’ operazione era così composta:



– quattro AH-6 Little Bird in configurazione Covert Troop Carrier, ciascuno con quattro operatori della Delta Force a bordo
– otto MH-60 Black Hawk, due imbarcavano altri distaccamenti della Delta Force (in tutto quaranta uomini tra gli MH-60 egli AH-6), sei i Rangers (settantacinque uomini, tra i quali il Rangers Chalk 4, composto da dodici uomini comandati dal Sergente Matt Eversmann, con all’ attivo cinque anni di servizio nell’ unità ed imbarcati su Super 67) uno trasportava una squadra C.S.A.R. (Combat Search And Rescue) destinata al recupero di piloti abbattuti, mentre un altro ancora vedeva a bordo la presenza dei comandanti responsabili per le operazioni



I Rangers della Bravo Company, 3rd Battalion, posano per una foto ricordo in Somalia nel 1993

Dalla base statunitense si trovava in stand-by il convoglio terrestre del ventiquatrenne Staff Sgt. Jeff Struecker, formato da nove jeep Humvee e tre autocarri, con a bordo altri membri della Delta Force e dei Rangers, ai quali si aggiungevano anche quattro operatori del SEAL Team 6. In totale, i militari impegnati nell’ operazione erano circa 160. Il piano prevedeva che i Little Bird infiltrassero la Delta Force nelle immediate vicinanze dell’obiettivo. I Rangers si sarebbero calati dagli elicotteri per formare un perimetro intorno all’ edificio, presidiando i quattro punti di accesso alla via in cui esso era ubicato, onde “sigillare” la zona delle operazioni dentro la quale avrebbe operato la Delta Force. Il convoglio terrestre sarebbe giunto nei pressi dell’obiettivo (dietro l’ Hotel Olimpic) per evacuare la forza d’assalto insieme ai prigionieri e riportarli alla base.



Il Ranger Todd Blackburn, il cui ferimento sara' in parte causa scatenante della drammatica catena di eventi che si dipaneranno a Mogadiscio tra il 3 ed il 4 ottobre 1993

Alle ore 15:32 del 3 ottobre 1993, dopo aver ricevuto la conferma della presenza dei due collaboratori di Aidid nell’edificio obiettivo, la Task Force diede inizio alle operazioni con il codice “Irene”, lanciato dal Chief Warrant Officer Michael Durant, pilota di Super 64. Malgrado il ferimento del Ranger Todd Blackburn (a diciotto anni il membro più giovane del Rangers Chalk 4), precipitato da un Black Hawk nella concitata fase dell’infiltrazione e un iniziale contrattempo dovuto al fatto che l’edifico indicato non era quello esatto, la missione andò come previsto. La Delta Force catturò ventiquattro sospetti, tra i quali vi erano entrambi i ricercati. Erano le 15.50, ora locale: tranne il Ranger ferito, tutto era andato secondo i piani. A questo punto ebbero inizio gli eventi che avrebbero portato la missione su ben altri binari. Il convoglio terrestre trovò sulla sua strada numerosi blocchi stradali improvvisati, che lo costrinsero a compiere un tragitto alternativo, venendo fatto oggetto di un intenso fuoco nemico proveniente da ogni direzione: prima che il convoglio arrivasse presso il rendez vous, un Ranger venne ucciso (il Sergente Dominick Pilla, servente all’ M60 nell’ Humvee di Struecker), mentre altri soldati statunitensi riportarono ferite, più o meno gravi. Anche i militari in attesa del convoglio sono coinvolti nel frattempo in scontri a fuoco con i miliziani, che confluiscono nella zona delle operazioni. Il peggio ebbe però inizio quando un MH-60 Black Hawk (Super 61del Chief Warrant Officer Cliff Wolcott e del copilota Donovan “Bull” Briley) fu colpito da un razzo RPG (Rocket Propelled Grenade). Nonostante il tentativo dei piloti di stabilizzare l’elicottero, l’ apparecchio precipitò rovinosamente: ora era necessario organizzare la missione di recupero per il personale abbattuto e distruggere il Black Hawk, per evitare che le sue preziose tecnologie cadessero in mano nemica.



Un MH-60 con la squadra C.S.A.R. fu inviato nel luogo dell’abbattimento, mentre la Delta Force e i Ranger cominciarono a dirigersi a piedi verso lo stesso luogo per difendere l’elicottero. Verso questo, guidati dal fumo proveniente dal relitto, si stavano dirigendo anche migliaia di somali: tra questi, moltissimi erano armati di fucili d’ assalto AK-47 ed R.P.G., ed intenzionati ad attaccare i soldati statunitensi. A seguito dello schianto, Wolcott e Briley (rispettivamente pilota e copilota) del 160th S.O.A.R. rimasero uccisi sul colpo. Gli altri militari a bordo riportarono ferite: un operatore della Delta Force, sebbene ferito in modo gravissimo, riuscì e respingere gli attacchi nemici fino all’arrivo di un Little Bird (Star 41 del Chief Warrant Officer Keith Jones) e di un gruppo di Rangers. Dopo l’ evacuazione, i medici non poterono tuttavia fare nulla per il milite, che morì a causa delle ferite riportate. Parte del convoglio terrestre venne inviato sul luogo dell’abbattimento, ma fu oggetto di una intensa attività ostile, che costò il ferimento di altri soldati prima ancora di giungere a destinazione.



La situazione precipitò quando un secondo Black Hawk (Super 64 di Durant) venne colpito al rotore di coda da un altro R.P.G.. I piloti riuscirono a mantenere il controllo del mezzo, il quale precipitò a seguito dell’ improvviso distacco del rotore. L’ apparecchio cadde rovinosamente: il copilota del 160th S.O.A.R. (il Chief Warrant Officer Ray Frank) e i due specialisti addetti alle mitragliatrici ( lo Staff Sgt. Bill Cleveland ed il Sergente Tommy Field) morirono quasi sul colpo o immediatamente dopo, mentre Durant, sebbene ferito, sopravvisse allo schianto. Anche in questo caso, un enorme numero di somali armati, coperti da una folla di donne e bambini, si diresse sul luogo dell’ abbattimento. Una ulteriore complicazione derivava dal fatto che gli ordini impartiti al convoglio da un aereo da osservazione della US Navy (orbitante al di sopra della città), dovevano prima passare necessariamente per il comando della base, provocando un ritardo nell’esecuzione degli ordini. In forza di ciò, il convoglio terrestre sbagliò strada, smarrendosi mentre tentava di recuperare i feriti del primo abbattimento, per poi dirigersi sul luogo dello schianto del secondo elicottero. Una Humvee fu colpita da una granata e i militari a bordo furono feriti e sbalzati fuori: il più grave di tutti risultò essere un operatore della Delta Force. Il convoglio dovette fermarsi per recuperare i feriti ed i soldati formarono un perimetro difensivo, ma negli scontri fu colpito e ucciso un Ranger. Ripartiti i mezzi, un altro Ranger venne ferito in modo grave. Il volume di fuoco aumentava con il passare del tempo: sembrava che l’intera Mogadiscio volesse braccare i soldati statunitensi. Una granata RPG, colpendo un veicolo, si conficcò inesplosa nel petto di uno dei Ranger, ferendolo in modo estremamente grave.



Randall Shugart (sinistra) e Gary Gordon (destra), i due operatori della Delta Force che affrontarono l' estremo sacrificio difendendo Mike Durant



Erano le 17:40, ora locale. La battaglia infuriava da circa 4 ore: decine di soldati statunitensi erano stati colpiti, undici erano già morti o avevano riportato ferite che in seguito si riveleranno mortali. Alla base statunitense si stava intanto organizzando la forza di recupero, costituita da una compagnia della 10th. Mountain Division dello U.S. Army, appoggiata da carri armati e blindati dei caschi blu pachistani e malesi. Nel frattempo, un altro Black Hawk si unì alla battaglia, portando sul luogo del primo incidente una forza di quattordici soldati tra Delta Force, Rangers ed aerosoccorritori della U.S. Airforce. Durante l’infiltrazione anche questo elicottero fu colpito, ma il pilota riuscì a sganciarsi e ad atterrare in una zona sicura. I soldati avevano intanto consolidato le loro posizioni intorno al primo elicottero abbattuto, mentre venivano curati i feriti e faticosamente estratti dal velivolo i corpi incastrati dei caduti. Dalla base statunitense era in procinto di muovere un nuovo convoglio terrestre, composto da centocinquanta militari, tra i quali gli operatori della Delta Force e dei Rangers che erano riusciti a fare ritorno alla base quando il convoglio originario si era diviso in due. Il problema era che nessuna unità di terra poteva raggiungere il luogo del secondo abbattimento in tempi rapidi: la difesa dei superstiti nei relitti era costituita esclusivamente da due Little Bird in configurazione “Killer Egg” e un Black Hawk (Super 62 del pilota Mike Goffena), dal quale sparavano il Sgt. First Class Randall Shughart, il Master Sgt. Gary Gordon e Brad Hallings, tiratori scelti della Delta Force. Il compito era improbo per il numero enorme di nemici. È a questo punto che, secondo unanime giudizio, avviene l’azione più eroica della battaglia (forse una delle più audaci dell’intera storia della Delta Force). I due tiratori Shughart e Gordon, a bordo di Super 62, chiesero volontariamente il permesso di scendere a terra per difendere meglio l’elicottero in attesa dell’arrivo dei rinforzi. Il terzo tiratore, Brad Hallings, non potette unirsi ai due colleghi, poichè doveva provvedere ad una mitragliatrice dell’elicottero, dopo che il servente era stato ferito. La situazione era disperata e le probabilità di successo minime: il responsabile della Delta Force era consapevole che i rinforzi non sarebbero arrivati presto, ma decise che doveva comunque cercare di fare l’impossibile per offrire un aiuto all’equipaggio abbattuto. Nel frattempo, un gruppo di Delta Force e Rangers stava cercando di raggiungere il luogo del primo abbattimento. Durante l’avvicinamento alcuni soldati furono colpiti: tra questi anche un operatore Delta, ferito a morte. I due tiratori della Delta Force, scesi dall’ elicottero che li trasportava, raggiunsero intanto il secondo Black Hawk abbattuto, riuscendo a mettere al riparo Durant, unico superstite dell’ equipaggio. Ben presto l’elicottero fu circondato da forze nemiche soverchianti. I due tiratori cercarono di respingere l’assalto, senza risultati. Entrambi furono colpiti e uccisi. Durant fu raggiunto dalla folla in delirio, picchiato a sangue e fatto prigioniero. L’elicottero dal quale si erano calati gli operatori Delta fu colpito e nell’esplosione Hallings, rimasto a bordo, venne ferito in modo molto grave ad una gamba. Il pilota riuscì a sganciarsi dalla battaglia scongiurando l’ abbattimento dell’ apparecchio.



In vista della notte, la maggior parte dei soldati a terra presero posizione intorno al luogo del primo incidente, impossessandosi di alcuni edifici. Durante tale operazione, diversi Ranger vennero colpiti. Il ferito più grave, il Caporale Jamie Smith, aveva riportato la lacerazione di una arteria e per essere salvato avrebbe dovuto essere evacuato, cosa che però non era possibile. Nel frattempo i Little Bird continuavano a “spazzare” i gruppi di miliziani che tentavano di avvicinarsi al quartiere dove si trovavano le forze statunitensi, fornendo un vitale supporto. Il convoglio terrestre che si era perduto, fece infine ritorno alla base statunitense: a bordo, tre feriti che sarebbero morti successivamente (il soldato della Delta Force sbalzato fuori dal veicolo da un colpo di R.P.G. e due dei Rangers feriti successivamente). Un Black Hawk riuscì a sorvolare la zona dove erano assediati i soldati statunitensi, rifornendoli di munizioni e acqua prima di essere colpito e costretto a ripiegare; poco dopo anche il Caporale dei Ranger Jamie Smith morì. Verso mezzanotte, il convoglio di soccorso giunse nei pressi dell’isolato difeso dai soldati statunitensi. Furono necessarie diverse ore per recuperare il corpo di Wolcott nel primo Black Hawk precipitato e raggiungere il luogo del secondo abbattimento. Nel corso degli scontri, altri due soldati del convoglio di salvataggio rimasero uccisi.



I resti di Super 64, l' MH60 di Mike Durant (foto © Paolo Valpolini)

Verso le 6 del mattino del 4 ottobre 1993, la battaglia era terminata, dopo circa 15 ore di scontri violentissimi combattuti strada per strada, casa per casa. Tredici soldati statunitensi erano caduti in azione, circa settanta erano rimasti feriti. Altri sei uomini erano considerati dispersi in azione: due piloti del 160th S.O.A.R., due mitraglieri a bordo del secondo Black Hawk abbattuto e i due militi della Delta Force che lo avevano così strenuamente e valorosamente difeso in attesa di rinforzi che non sarebbero mai giunti. Il convoglio di salvataggio, arrivato sul luogo del secondo abbattimento, non aveva infatti trovato nessun soldato statunitense. Nei giorni seguenti furono consegnati alla Croce Rossa i corpi di cinque di loro, che erano stati orribilmente oltraggiati dalla folla (le immagini di uno dei militari, ormai senza vita, portato in corteo da una processione di selvaggi invasati, fecero il giro del mondo all’epoca dei fatti). Furono in diciannove a perdere la vita. Da parte somala non ci furono cifre precise, ma una stima verosimile parla di almeno mille morti. Due giorni dopo la battaglia, un operatore della Delta Force, uscitone incolume, morì a causa di una attacco con mortai alla base del contingente statunitense. Mike Durant fu rilasciato al termine di undici giorni di prigionia. Due settimane dopo l’ operazione, il Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton ritirò i Rangers e la Delta Force dalla Somalia. Shughart e Gordon, i due soldati della Delta che difesero fino all’ultimo il secondo Black Hawk abbattuto, ricevettero la medaglia al valore ad imperitura memoria dell’ atto di generosità ed eroismo del quale si resero protagonisti. La battaglia di Mogadiscio era stata la più violenta mai combattuta fino ad allora dalle forze statunitensi dai tempi del Vietnam.



cott (foto US DOD)



Mohammed Farrah Aidid morirà il due agosto 1996, a seguito di ferite riportate in un conflitto a fuoco. Il Generale William F. Garrison, accettata la piena responsabilità per l’ accaduto, verrà posto alla guida del J.F. Kennedy Special Warfare Center. Lascerà l’ esercito il tre agosto 1996, il giorno successivo alla morte del suo odiato nemico Mohammed Farrah Aidid.



Mike Durant, pilota di Super 64, fa ritorno a casa dopo la prigionia nelle mani dei miliziani di Mohammed Farrah Aidid


Sgt. First Class Randy Shughart (Delta Force), Medal of Honor
Master Sgt. Gary Gordon (Delta Force), Medal of Honor
CWO Cliff Wolcott (160th. S.O.A.R.) Distinguished Flying Cross, Bronze Star, Air Medal with Valor Device
CWO Donovan Briley, (160th. S.O.A.R.) Distinguished Flying Cross, Bronze Star, Air Medal with Valor Device
Staff Sgt. William Cleveland, (160th. S.O.A.R.) Silver Star, Bronze Star, Air Medal with Valor Device
Staff Sgt. Thomas Field, (160th. S.O.A.R.) Silver Star, Bronze Star, Air Medal with Valor Device
CWO Raymond Frank, (160th. S.O.A.R.) Silver Star, Air Medal with Valor Device
Staff Sgt. Daniel Busch, (Delta Force) Silver Star
Sgt. Cornell Houston, (10th. Mountain Division) Bronze Star with Valor Device
Sgt. Casey Joyce, (U.S. Army Rangers) Bronze Star with Valor Device
Spec. James Cavaco, (U.S. Army Rangers) Bronze Star with Valor Device
Cpl. Jamie Smith, (U.S. Army Rangers) Bronze Star with Valor Device
Sgt. Dominick Pilla, (U.S. Army Rangers) Bronze Star with Valor Device
Pfc. Richard Kowalewski, (U.S. Army Rangers) Bronze Star with Valor Device
Sgt. Lorenzo Ruiz, (U.S. Army Rangers) Bronze Star with Valor Device
Sgt. First Class Earl Fillmore, (Delta Force)
Pfc. James Martin, (14 Infantry Regiment) Purple Heart, Armed Forces Expeditionary Medal, National Defense Service Medal, Army Service Ribbon, Combat Infantryman Badge
Master Sgt. Tim “Griz” Martin, (Delta Force)





Il resoconto della battaglia è basato sulle informazioni contenute nel libro “Black Hawk Down” di Mark Bowden e sulla visione dell’omonimo film di Ridley Scott, uscito in Italia nel febbraio 2002. Sono state consultate anche altre fonti su internet, quali siti ufficiali e non. A tutti coloro che volessero avere un resoconto più dettagliato, Corpi d’ élite.net consiglia la lettura del libro e, solo successivamente, la visione del film, il quale, nonostante alcune comprensibili “licenze narrative”, riesce nell’obiettivo di mettere in luce la professionalità, il coraggio, la dedizione alla causa e l’ umanità dei soldati coinvolti nelle drammatiche vicende del 3-4 ottobre 1993.



La base USA presso l' aeroporto di Mogadiscio. Sulla pista sono visibili alcuni elicotteri MH60 Black Hawk e Cobra (foto © Paolo Valpolini)

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