Ariel Sharon (al centro), Generale dei Carristi nel corso del conflitto del 1967. Il futuro Primo Ministro fu inoltre il Comandante della Unit 101, incaricata di operare oltre i confini nazionali contro i terroristi arabi
La nascita delle unità speciali israeliane risale al periodo intercorrente tra il 1920 ed il 1945, quando Israele si trovava sotto il protettorato britannico. Arabi ed ebrei costituivano la popolazione dell’ area, spesso soggetta a forti tensioni fra i due gruppi etnici, principalmente a causa di dispute territoriali. Ma mentre ai civili arabi veniva consentito di possedere armi dalle autorità britanniche, agli ebrei era invece proibita la detenzione di armi da fuoco. Negli anni ’20 quindi, vennero formati numerosi gruppi di resistenza ebraici, con lo scopo di difendere le proprie genti dagli attacchi terroristici degli arabi, e di forzare l’ Inghilterra ad abbandonare Israele. Il movimento più importante era formato dall’ “Hagana” (“Difesa”, in ebraico), al cui interno vennero formate (nel 1941) delle unità di forze speciali note sotto il nome di Plugot Hamachat’z (PAL.MACH, Compagnie d’ Attacco, in ebraico). All’ interno delle PAL.MACH. furono inquadrate le squadre Mistaravim, i cui componenti erano soliti indossare vestiario di fattura araba, onde contrabbandare armi in Israele. Le operazioni speciali in ambito marittimo erano invece competenza delle Plugot Hayam (PAL.YAM., Compagnie Marittime, in ebraico). A seguito della nascita dello Stato di Israele nel 1948, la necessità di movimenti quali l’ “Hagana” venne a decadere, anche se le PAL.YAM. vennero ben presto trasformate nello Shayetet 13 (S’ 13) Quando nel 1987 esplose l’ “intifada” palestinese, le forze di sicurezza israeliane decisero di riattivare le squadre Mistaravim.
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Nel 1948 tutti i movimenti di resistenza confluirono nella neonata Israeli Defense Forces, con l’ unità Golany a divenire la Brigata principale della nuova fanteria israeliana. All’ interno di essa venne formato il Plotone Speciale da Ricognizione (prima unità speciale ufficiale dell’ I.D.F., ed oggi denominata PAL.SAR. Golany) , con l’ ulteriore compito di effettuare azioni dirette, demolizioni e raccolta informazioni. Nel 1948 venne formata la Compagnia Aviotrasportata T’zanhanim, composta da paracadutisti. A partire dagli anni ’50 gli attacchi terroristici contro i civili ebrei attraverso il confine israeliano vennero ad intensificarsi. L’ I.D.F., dopo aver incaricato la T’zanhanim di effettuare rappresaglie mirate, formò la Unit 30, un’ unità segreta alle dipendenze del Comando Sud. L’ unità ebbe però scarsa fortuna, finendo per essere sciolta nel 1952.
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Moshe Dayan (in primo piano) con Ariel Sharon nel 1973, subito dopo aver conquistato il canale di Suez nel corso della guerra del Kippur
Nell’ agosto 1953 venne quindi formata la Unit 101, costituita da commandos paracadutisti, alla cui guida fu posto il giovane Maggiore Ariel “Arik” Sharon, proveniente dalla Riserva. La nuova unità (sotto il comando diretto dei vertici dell’ I.D.F. ed incaricata di operare in profondità ed al di fuori dei confini israeliani) ottenne ben presto ottimi risultati negli scontri contro i terroristi arabi che minacciavano il diritto di Israele ad esistere, finendo per essere al centro di dure critiche a causa dei metodi poco ortodossi impiegati in azione. La Unit 101 tenne a battesimo alcune delle moderne tecniche di inserimento e manovra ancora oggi impiegate dall’ I.D.F.. Essa era inoltre equipaggiata con sistemi d’ arma in buona parte superstiti della Seconda Guerra Mondiale e con diversi pezzi requisiti agli schieramenti avversari, quali le pistole mitraglitrici cecoslovacche VZ-25, all’ epoca impiegate dai reparti egiziani. Successivamente, l’ I.D.F. equipaggiò i propri uomini con un’ arma di concetto e fabbricazione nazionale. Si trattava della pistola mitragliatrice UZI, ideata dal Tenente Uziel Gal e che venne impiegata quale arma standard per le forze armate a partire dal 1951, anno di avvio della produzione. La Unit 101 venne sciolta dopo una missione di rappresaglia sfuggita al controllo. Essa venne inserita all’ interno della Compagnia Aviotrasportata T’zanhanim, promossa a Battaglione. Al suo interno, coesistevano ora il Battaglione 869 (formato dai membri dell’ unità originale) ed il 101 (composto dagli ex appartenenti alla Unit 101). Ariel Sharon (ex Comandante della 101) venne posto al comando della T’zanhanim, avviando una lunga campagna di operazioni speciali ai danni dei terroristi arabi. Nel 1958, Abraham Arnan formò il Sayeret MAT.KAL. (Mate Klali), alle dirette dipendenze degli alti comandi dell’ I.D.F. e con lo scopo di condurre operazioni non convenzionali su basi molto ristrette. Il Sayeret MAT.KAL. si trovò ad operare sovente con lo squadrone elicotteri formato solo un anno prima. La T’zanhanim formò anch’ essa la sua unità di forze speciali, con la PAL.SAR. T’zanhanim, nata nel 1958. A seguito del successo di queste due unità, vennero formati nuovi reparti per operazioni speciali, assegnati ai Regional Command Sayeret Sud, Centro e Nord, ciascuno delegato alla direzione delle operazioni militari nelle rispettive aree di competenza. Tali unità presero il nome di Sayeret Shaked (South Command), Sayeret Shoualey Shimshon (South Command), Sayeret Harouv (Center Command) e Sayeret Egoz (North Command). Originariamente ideate quali unità da ricognizione in profondità, esse assunsero ben presto la fisionomia di reparti d’ assalto, per venire infine smantellate negli anni ’60, quando l’ ID.F. realizzò che lo stesso livello di preparazione poteva essere raggiunto (con un minor investimento economico) dalle brigate di fanteria già esistenti.
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Operatori del Sayeret MATKAL dinnanzi al cadavere di uno dei terroristi islamici che assaltarono la Mahalot High School il 15 maggio 1974
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A partire dalla seconda metà degli anni ’50, le forze speciali israeliane avevano intanto visto sempre più largo impiego, con numerose azioni anche in territorio nemico, quale la distruzione di tredici velivoli di linea libanesi sull’ aeroporto internazionale di Beirut, nella notte tra il 28 ed il 29 dicembre 1968 (effettuata dalle forze denominate “Uzi”, “Digli” e “Negbi”, dai nomi dei rispettivi comandanti) e l’ operazione condotta dagli incursori navali del Kommando Yami il 21 giugno 1969, che portò alla presa dell’ Isola Verde (sita nel Golfo di Suez) ed all’ asportazione di un impianto radar sovietico di nuova concezione, tramite l’ ausilio di elicotteri. Negli stessi anni, le forze speciali partecipavano alle incursioni contro le basi navali dei commandos egiziani site nel Mar Rosso. Nel 1970, i paracadutisti della Na’Ha’l avrebbero invece offerto copertura durante le quattro ore necessarie a rimuovere un radar sovietico P-12 da quindici tonnellate, posto sull’ isola di Shadwan (Mar Rosso). Molti dei raid sopra riportati, furono possibili grazie alle capacità di trasporto degli elicotteri Super Frelon.
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Elementi delle forze speciali e di unità convenzionali, a caccia di terroristi presso Tulkarem
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Negli anni ’70, a fronte della montante minaccia del terrorismo islamico, si fece largo la necessià di disporre di piccole unità specificamente addestrate nelle operazioni di controterrorismo. Lo stesso Sayeret MAT.KAL. aveva, fino a quel momento, una limitatissima capacità di condurre operazioni di liberazione ostaggi. La situazione avrebbe visto una drammatica svolta con il massacro di Mahalot. Il 15 maggio 1974, tre terroristi pesantemente armati sequestrarono diverse dozzine fra insegnanti e studenti della Mahalot High School, nel nord di Israele. Il Sayeret MAT.KAL. venne dispiegato nell’ area di crisi. Una serie di errori nella pianificazione dell’ intervento, unita ad una marcata carenza addestrativa nelle tecniche di C.Q.B. (Close Quarters Battle), portarono ad un esito disastroso. Il terrorista di guardia agli ostaggi, venne solamente ferito dal fuoco di un tiratore scelto del Sayeret MAT.KAL.. Egli aprì quindi il fuoco contro gli ostaggi, uccidendo ventuno ragazzi e quattro adulti. Il fuoco amico dei militari israeliani, contribuì alla morte di due ulteriori ostaggi. A seguito dell’ enorme impatto dell’ operazione sull’ opinione pubblica, venne deciso di creare un’ unità specializzata nella gestione delle crisi con ostaggi, all’ interno della MAGAV (la Guardia di Confine), che avrebbe successivamente preso il nome di YAMAM. Oltre a ciò, venne deliberato di sviluppare le capacità di controterrorismo dell’ I.D.F., con il Sayeret MAT.KAL. e lo Shayetet 13 a formare la punta di diamante ed affiancate, in fase di addestramento, da alcune delle migliori unità del mondo, quali lo Special Air Service britannico, il SE.A.L. e la Delta Force statunitensi. L’ opportunità di testare sul campo le capacità delle nuove unità, sarebbe sopraggiunta nel 1976, con l’ operazione “FULMINE / JONATHAN”, che portò alla liberazione di 254 ostaggi israeliani presso l’ aeroporto ugandese di Entebbe da parte della Golany Brigade, della Paratroopers Brigade e del Sayeret MAT.KAL.. Nel 1980, tanto quest’ ultima unità, quanto lo Shayetet 13, divennero pienamente operative per quanto concerne le capacità di controterrorismo.
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Nel 1985, la preparazione degli operatori beneficiò dell’ istituzione della base per addestramenti speciali “Mitkan Adam”, unitamente alla Counterterrorism Warfare School e la Snipers School. Ciò permise di uniformare l’ addestramento delle varie unità ed incrementare l’ operabilità in caso di interventi congiunti. Nel 1987, con l’ inizio dell’ “intifada”, nuove unità speciali (tanto militari, quanto civili) vennero formate.
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Tiratore scelto armato di fucile di precisione Barrett, appostato sulle alture sovrastanti Nablus, nella West Bank
Le odierne forze per operazioni speciali dell’ I.D.F. (di consistenza molto ridotta, rispetto alle unità similari occidentali) sono suddivise in base alla propria limitata area di competenza, spesso identificabile in un preciso settore geografico. La consistenza esigua di tali reparti, è presto spiegata dalla peculiare forma di arruolamento vigente. Può partecipare alle selezioni per le forze speciali infatti, non già il personale attivamente inserito nelle forze armate, bensì anche e soprattutto i coscritti (il servizio di leva in Israele si protrae per tre anni nel caso degli uomini e circa venti mesi per le donne, anch’ esse sottoposte a coscrizione obbligatoria). Ciò ha portato le forze per operazioni speciali, a divenire la palestra (del corpo ma anche ed in particolar modo dello spirito) per i futuri leader del Paese, rappresentando un imprescindibile strumento educativo per la gioventù israeliana. I giovani saranno direttamente invitati a partecipare alle selezioni per le unità di forze speciali. In caso di fallimento, il candidato sarà inviato presso un’ unità d’ élite. Qualora anche tale corpo dovesse risultare non adatto alle caratteristiche psico-fisiche del giovane, costui sarà arruolato in un reparto convenzionale.
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19 settembre 2002, Tel Aviv, Israele: un attentatore suicida palestinese si fa saltare a bordo di un autobus, provocando la morte di cinque civili ed il ferimento di oltre cinquanta
La selezione per le forze speciali cade sotto il nome di Gibush e consta di un severo scrutinio psico-fisico che si snoda in un periodo di circa cinque giorni. Nel corso di tale lasso di tempo, i candidati saranno sottoposti ad un accurato e severo screening, per individuare coloro i quali potranno servire nele migliori unità del Paese. Solo il 12% verrà prescelto per iniziare il corso forze speciali, che si articolerà in venti mesi. Coloro i quali termineranno il corso con successo, serviranno nelle rispettive unità per i restanti sedici mesi di leva, con compiti operativi e di prima linea, percependo quale retribuzione solamente una modestà indennità di rischio. Diverso invece il discorso per le unità maggiormente prestigiose, quali il Sayeret MAT.KAL. dell’ Esercito (Tsahal, in ebraico), lo Shayetet 13 (S’ 13) della Marina ed il Sayeret Shaldag dell’ Aeronautica, i quali richiedono la proroga della ferma per ulteriori uno o due anni rispetto a quanto ordinariamente previsto. Si noti comunque come i nuovi arrivati, non saranno inseriti all’ interno di gruppi già esistenti, ma formeranno un’ entità a parte, interamente costituita da coetanei.
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Sayeret MAT.KAL. (Unit 767): è l’ unità di forze speciali posta alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore Congiunto, il più alto comando militare israeliano, per il quale assolve compiti strategici all’ interno del Field Intelligence Corps.
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Special Command Teams: operano alle dipendenze dei tre comandi operativi regionali (Sud, Centro e Nord) attuando raccolta di informazioni e prevenendo l’ infiltrazione di agenti nemici attraverso i confini nazionali.
PAL.SAR. Sayeret: l’ I.D.F. riunisce, all’ interno delle proprie quattro brigate di fanteria (la Golany, la Givaty, la NAHAL e la T’ Zanhanim), delle compagnie da ricognizione note con il nome di PAL.SAR. (Plugat Siur) Sayeret. Ad esse sono affidati principalmente la raccolta informazioni in territorio nemico ed il controterrorismo.
Sayeret Duvdevan (Unit 217): è il reparto dello Tsahal dedicato a porre in essere rapide incursioni nei Territori ed è prevalentemente orientato verso il controterrorismo ed il combattimento in ambiente urbano.
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Shayetet 13 (S’ 13): facente capo alla Marina Militare, è l’ unità per operazioni speciali in ambiente marittimo.
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Special Air Forces Command (KAHAM): lo forze speciali dell’ Israeli Air Force sono riunite sotto un unico comando, il KAHAM. Ad esso fanno capo la Unit 669 (con compiti S.A.R. / C.S.A.R. , Search And Rescue / Combat Search And Rescue), la T’ Zasam (Unit 5707) con compiti di Forward Air Controller ed il Sayeret Shaldag (Unit 5101) con compiti strategici e di controterrorismo.
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Unit Yachmam & Unit T’ Zasam: sono le unità tattiche del Field Intelligence Corps e ricoprono rispettivamente compiti di acquisizione obiettivi per il tiro d’ artiglieria e di raccolta informazioni.
Il dispositivo antiterrorismo israeliano, è strutturato su tre livelli d’ intervento, corrispondenti ad altrettante tipologie di unità specializzate.[break]
UNITà DI CONTENIMENTO: anche note quali “first-on-scene units”, sono i reparti che, a causa della più ampia presenza sul territorio, avranno maggiori possibilità di giungere per prime sul luogo della crisi. Con capacità di controterrorismo secondaria, questo tipo di unità avrà il compito di isolare l’ area ed effettuare una stima iniziale della situazione, in attesa delle unità d’ assalto primarie. Nel caso in cui i terroristi diano inizio all’ uccisione degli ostaggi, tali unità avranno il compito di intervenire direttamente. Allo stato attuale vi sono nove unità “first-on-scene”, tre per ogni comando territoriale dell’ I.D.F.
UNITà D’ ASSALTO: le unità d’ assalto principali sono il Sayeret MAT.KAL., lo Shayetet 13, e lo Yamam della Guardia di Confine, rispettivamente allertate per interventi terrestri al di fuori dei confini di Israele, interventi marittimi, ed operazioni entro lo Stato di Israele.
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UNITà DI SUPPORTO: le unità dedicate al supporto dell’ operazione, dal numero non confermato. Fra esse troviamo il Sayeret Yael, unità esperta in demolizioni ed E.O.D. (Explosive Ordinance Disposal), dedicata al supporto del Sayeret MAT.KAL. e dello Shayetet 13. Lo Yamam si avvale di un’ unità similare, proveniente dai ranghi della Guardia di Confine. Altre unità di supporto sono invece dedicate alla sorveglianza e raccolta di informazioni elettroniche.
Il 29 marzo 2002, l’ I.D.F. da inizio all’ operazione “DEFENSIVE SHIELD” (“SCUDO DIFENSIVO”), volta a sradicare le infrastrutture del terrore palestinese ed inviare un chiaro messaggio a Yasser Arafat, fantoccio compiacente nelle mani dei movimenti integralisti islamici. L’ operazione non ferma comunque i vili attacchi ai danni dei cittadini israeliani. Il 10 aprile successivo, un attentatore suicida si fa esplodere a bordo di un autobus ad Haifa, provocando la morte di otto civili ed il grave ferimento di altri sedici. Quelli che seguono, sono alcuni dati relativi all’ operazione e facenti riferimento al periodo che intercorre tra il 29 marzo e l’ 11 aprile.
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Città occupate: Ramallah, Nablus, Qalqiliya, Tulkarem, Betlemme e Jenin, più una dozzina di altri villaggi. Martedì 9 aprile, i reparti israeliani si sono ritirati da Qalqiliya e Tulkarem.
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Morti e feriti: sarebbero 128 i terroristi palestinesi abbattuti, mentre 28 sarebbero i militari israeliani caduti in azione. Tra i palestinesi si conterebbero invece 337 feriti, a fronte di 149 israeliani. Circa 27 invece, i civili israeliani uccisi in attentati suicidi, nel periodo in esame.
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Fermi: sono stati effettuati 2.107 fermi, i quali hanno portato all’ arresto di 117 elementi ricercati.
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Sequestri di armi: sono stati confiscati 1.338 fucili d’ assalto Kalashnikov, 31 fucili d’ assalto M16, 709 fucili a canna lunga, 770 pistole di vario calibro, 49 granate anticarro, 5 lanciarazzi, 3 mortai, 30 mitragliatrici leggere, 97 bombe a mano e 65 cariche esplosive.
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Quello che le televisioni (per non intaccare l’ aura di presunto romanticismo che circonda la cosidetta “resistenza” palestinese) non vi mostreranno mai: i corpi di due ragazzi israeliani giacciono senza vita all’ interno di un ristorante attaccato da un terrorista suicida (foto SIPA PRESS)
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