Al Bustan Rotana Hotel, Dubai, 19 Gennaio 2010

Il Mossad, l’ efficientissimo servizio di sicurezza di Israele, ha inaugurato il 2010 sferrando un nuovo duro colpo al terrorismo palestinese. Questa volta, teatro dell’ operazione, non e’ stato qualche villaggio della West Bank, ma un lussuoso hotel nella lussuosa Dubai. Il bersaglio dell’ operazione e’ Mahmoud Abdel Rauf al-Mabhouh, figura di spicco di Hamas e responsabile per gli armamenti del gruppo terroristico. Il ruolo di al-Mabhouh in Hamas era quello di stabilire contatti con trafficanti di armi, onde dirigere queste ultime verso i depositi dell’ organizzazione. Ma oltre al suo ruolo quale figura di alto livello nella gerarchia del gruppo terroristico (era tra i fondatori delle Brigate Izz el-Din al-Qassam), al-Mabhouh era anche noto per aver rapito ed assassinato nel 1989, due giovani militari dell’ Israeli Defense Forces (I.D.F.), Avi Sasportas e Ilan Sa’adon. E proprio questo duplice omicidio sarebbe stato uno dei motivi della caccia all’ uomo scatenata da Israele nei suoi confronti.

Sasportas e Sa’adon erano stati uccisi in due distinte occasioni nel 1989, all’ inizio della prima intifada. Sasportas era stato rapito presso la fermata del bus di Hedaya mentre si apprestava a rientrare nella sua casa di Ashdod. I suoi rapitori gli hanno sparato in testa, per poi seppellirlo al lato di una strada, non distante dal luogo del rapimento. Tre mesi dopo, i terroristi di Hamas rapiscono Sa’adon presso la fermata di Kiryat Malachi. Il giorno successivo all’ inizio delle ricerche del corpo di Sa’adon, viene rinvenuto quello di Sasportas (nel frattempo ritenuto scomparso). Il corpo di Sa’adon sara’ ritrovato solo dopo sette lunghi anni, sepolto otto metri al di sotto di una strada asfaltata a sud di Risho Lezion, come indicato da una mappa consegnata dall’ Autorita’ Palestinese ad Israele. Nel 2001, unita’ dell’ I.D.F. arresteranno Abdel Rabbo abu Househ, ufficiale di Hamas coinvolto nel rapimento di Sa’adon. Dopo la cattura del terrorista, Maza Huta, sorella del soldato dichiaro’ ai giornali: “Nostra madre ha visto le foto di Ilan in televisione e si e’ sentita male. E’ stato come tornare indietro al 1989 ed i ricordi continuano a perseguitarci. Ricorderemo Ilan per sempre, ma oggi e’ una giornata davvero difficile.” In quell’ occasione, la donna si auguro’ anche che le autorita’ israeliane riuscissero a catturare il resto della banda responsabile per la morte del fratello. “I terroristi hanno famiglie in Israele ed uno di loro ha anche sei figli nella Striscia di Gaza. Sono certa che sono tornati o che torneranno e mi auguro che li troveranno e li uccideranno come hanno fatto con mio fratello.” Maza non avrebbe certo potuto sapere che il suo invito sarebbe stato raccolto dallo Stato di Israele che, attraverso il Mossad, avrebbe vendicato la morte di due sue figli uccisi da un nemico subdolo e vigliacco.

Nel 2009, al-Mabhouh era stato intervistato dalla rete televisiva Al Jazeera, ed in quell’ occasione aveva rievocato i momenti dell’ assassinio di Sa’adon. Il terrorista appariva con il volto completamente coperto, cio’ non ha impedito al Mossad di identificarlo. E’ nostra convinzione come questo sia stato possibile grazie ad informazioni fornite da una fonte ben pagata all’ interno di Al Jazeera. Il Mossad ha quindi attivato il suo team Kidon (Baionetta), efficiente strumento gia’ impiegato per localizzare ed abbattere numerosi terroristi, tra i quali i responsabili della strage degli olimpionici a Monaco nel 1972 e Fathi Abd al-Aziz Shqaqi.

Il 19 Gennaio agenti del Mossad seguono al-Mabhouh a bordo del volo Emirates EK912, da Damasco (Siria) a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Solo poche ore prima, poco dopo la mezzanotte dello stesso giorno, altri agenti del Mossad lo precedevano nell’ emirato di Dubai. La missione del terrorista e’ quella di acquistare una partita di armi da un contatto iraniano, per poi farla pervenire a Gaza attraverso una nave cargo. Sembra che gli operatori del Mossad si siano spacciati per trafficanti di armi ed abbiano organizzato l’ incontro a Dubai attraverso un’ agente coptato in Siria. Alle 14:45 al-Mabhouh arriva all’ aeroporto internazionale di Dubai.

Semberebbe che il terrorista abbia viaggiato utilizzando un passaporto autentico, anche se facendo uso di un’ identita’ fittizia. Alle 15:15 le telecamere a circuito chiuso dell’ aeroporto lo filmano mentre spinge un carrello con sopra il proprio bagaglio. A seguirlo discretamente e’ anche un contatto palestinese del Mossad, il quale identifica positivamente il terrorista. Uno degli agenti facenti parte della cellula di sorveglianza nell’ aeroporto, allerta i propri colleghi tramite cellulare.


Al-Mabhouh prende quindi un taxi verso l’ hotel Al Bustan Rotana, a Casablanca Road, nel distretto di Al Garhoud, seguito a debita distanza dagli operatori del Mossad. Alle 15:25 il terrorista effettua il check-in presso l’ hotel, vedendosi assegnata la stanza 230 al secondo piano del complesso. Ad osservarlo, nella lobby, si trovano almeno cinque agenti. Non certi sul numero di stanza assegnato all’ obiettivo, due operatori in tenuta sportiva da tennis lo seguono nell’ ascensore insieme ad un’ ignara impiegata dell’ hotel.



Il Mossad avrebbe sfruttato il Master di Tennis di Dubai, allora in pieno svolgimento nella citta’, quale copertura. Onde rendere ancora piu’ credibile il proprio travestimento, i due agenti “tennisti” avrebbero anche utilizzato il campo da tennis dell’ hotel fino a pochi minuti prima dell’ arrivo di al-Mabhouh.


All’ arrivo al secondo piano, la coppia di operatori cede il passo ad al-Mabhouh, per poi osservarlo raggiungere la propria stanza. Poco dopo gli agenti allertano un collega tramite cellulare, ed alle 15:53, da un centro commerciale, parte una telefonata con la quale un operatore prenota la stanza numero 237 dell’ Al Bustan Rotana. Si tratta della stanza immediatamente dinnanzi alla 230, occupata da al-Mabhouh. Poche ore dopo il terrorista esce dall’ hotel per acquistare un paio di scarpe presso un centro commerciale, costantemente sorvegliato dagli operatori del Mossad. A lasciare l’ Al Bustan Rotana e’ anche un ‘agente di sesso femminile, registratasi con passaporto irlandese sotto il nome di Gail Folliard.


L’ agente Folliard incontra nello stesso arco di tempo una serie di uomini, prima di fare ritorno all’ Al Bustan Rotana, non prima di avere indossato una parrucca scura. Alle 18:30 Folliard entra nella stanza 237. Alle 18:31 altri due agenti entrano nella stanza 237, seguiti da una seconda coppia alle 18:33. Tutto e’ pronto per la fase finale dell’ operazione. I registri elettronici dell’ hotel mostrano come, alle ore 20:00, la porta della stanza 230 sia stata aperta dall’ esterno. E’ il momento nel quale gli operatori del Team Kidon si introducono nella stanza del terrorista. Alle 20:25 al-Mabhouh rientra all’ hotel, andando incontro al proprio inevitabile destino.



Non appena entrato nella propria stanza, il terrorista viene ingaggiato dagli agenti del Kidon, i quali gli iniettano una sostanza in grado di provocare un attacco cardiaco (il Suxamethonium). L’ obiettivo impiega pero’ piu’ del previsto per morire. Gli agenti decidono quindi di terminarlo soffocandolo con un cuscino, per poi lasciare la stanza. Nel farlo utilizzano un congegno per sostituire il catenaccio di sicurezza e far sembrare che la porta fosse stata chiusa dall’ interno. Alla maniglia viene affisso il segnale “Do not disurb”. L’ idea e’ quella di inscenare una morte per attacco cardiaco, dato che la sostanza impiegata per l’ eliminazione del terrorista, e’ ideata per essere assorbita rapidamente dall’ organismo. Il corpo del terrorista sara’ rinvenuto solo il giorno successivo, quando la porta della stanza 230 verra’ forzata dal personale di sicurezza dell’ hotel.


Una volta accertata l’ identita’ della vittima, le forze di polizia di Dubai raccoglieranno i video regstrati dalle telecamere di sicurezza interne dell’ hotel, svelando la complicata operazione di sorveglianza e pedinamento allestita dagli operatori del Mossad. In poco tempo, le identita’ fittizie impiegate dagli agenti (i quali hanno tutti utilizzato passaporti britannici, francesi ed irlandesi clonati) saranno scoperte, portando l’ Interpol a ricercare ben ventisette persone, un numero decisamente troppo elevato per un’ operazione che comporterebbe, normalmente, l’ impiego di non oltre quattro operatori. Analisti d’ intelligence hanno ipotizzato come un numero talmente alto di forze in campo, possa far pensare che parte degli agenti fossero in realta’ stati impiegati con compiti di contro sorveglianza, onde accertarsi che gli operatori incaricati di effettuare l’ eliminazione non fossero stati a loro volta tenuti sott’ occhio. E’ anche possibile pensare che al-Mabhouh avesse effettuato piu’ prenotazioni in hotel diversi, e che il Mossad avesse quindi dispiegato i propri uomini in diversi alberghi di Dubai. Un altra circostanza inusuale legata all’ operazione e’ il fatto che, proprio in tale occasione, il terrorista non avesse viaggiato con la propria guardia del corpo, dettaglio questo che corrobborerebbe la tesi secondo la quale al-Mabhouh possa essere stato venduto al Mossad, dall’ intelligence siriana, stanca della continua ed ingombrante presenza del terrorista Damasco. Di certo sio sa che due presunti agenti palestinesi sono stati arestati a Dubai per il ruolo giocato nell’ operazione. Uno di essi e’ lo stesso uomo che avrebbe identificato al-Mabhouh al suo arrivo all’ aeroporto. Per quanto riguarda il team del Kidon, gli agenti risultano aver utilizzato quattordici carte di credito diverse, recanti i nomi dei loro alter ego fittizi ed emesse negli Stati Uniti. Le carte sono state impiegate per pagare le stanze d’ albergo ed i voli utliizzati per raggiungere Dubai attraverso diverse localita’ europee quali Zurigo, Parigi e Roma. Diversi membri del team Kidon hanno poi iniziato a lasciare Dubai negli stessi minuti in cui al-Mabhouh veniva eliminato. Secondo fonti della polizia di Dubai, gia’ alle ore 21:00 numerosi operatori del Mossad avevano gia’ abbandonato i loro hotel (alcuni risultano semplicemente non aver piu’ fatto ritorno nelle stanze, dopo averle lasciate nel pomeriggio). Il segnale “Do not disturb” appeso alla porta della camera del terrorista, avrebbe inoltre dato ai membri del team una finestra di ben 16 ore per lasciar perdere le loro tracce e raggiungere citta’ europee e localita’ esotiche quali Hong Kong e Singapore.
