COM.SUB.IN. Comando Subacquei e Incursori

Il Maggiore del Genio Navale Teseo Tesei

Il teatro operativo sono le acque dell’ Oceano Indiano. Lo scenario è quello alle quali le cronache internazionali ci hanno abituati: l’ equipaggio del rimorchiatore Buccaneer è tenuto prigioniero da giorni da un gruppo di pirati. A seguire il vascello c’ è la nave “San Giorgio” della Marina Militare Italiana. A bordo, oltre all’ equipaggio, si trovano anche gli operatori del Comando Forze Speciali Interarma (C.O.F.S.), cui spetta il compito di effettuare ricognizioni dell’ obiettivo e, nel caso le trattative andassero storte, quello di assaltare la nave, neutralizzare i dirottatori e liberare gli ostaggi. Alla fine tutto si risolve in maniera pacifica, con l’ equipaggio libero ed i pirati che si ritirano, quasi certamente dopo aver ricevuto il pagamento di un riscatto. A far parte del personale del C.O.F.S. imbarcato quel giorno sulla “San Giusto”, vi erano anche gli uomini del Gruppo Operativo Incursori (G.O.I.), del Comando Operativo Subacquei e Incursori (COM.SUB.IN.) della Marina Militare Italiana. Gli operatori del G.O.I. sono gli eredi degli uomini della Decima Mas, sviluppatori di tecniche di incursione navale che affondano le proprie radici nella Prima Guerra Mondiale.

Nel Maggio 2010 il GOI ha preso parte all’ esercitazione congiunta annuale Phoenix Express (Foto U.S. Navy)

 

Precursori delle azioni con i mezzi d’ assalto furono Gabriele D’Annunzio, Costanzo Ciano e Luigi Rizzo, che nella notte tra il 10 e l’ 11 Febbraio 1918, a bordo dei MAS 94, 95 e 96, penetrarono nella baia di Buccari (base della flotta austriaca) per lanciare alcuni siluri e gettare in acqua bottiglie chiuse da nastrini tricolori, contenenti messaggi di scherno verso gli austriaci. E’ la famosa “beffa di Buccari”, con la quale ha inizio una nuova era nella storia della guerra navale in Italia. L’ impresa D’Annunziana era stata condotta con dei MAS, dei motoscafi ai quali era stato applicato a prua un cannone da 57mm, tre mitragliatrici Colt e siluri su entrambi i lati. Un mezzo adatto ad incursioni rapide ma ancora piuttosto convenzionale. Differente era invece il “Grillo” del Capitano di Corvetta Mario Pellegrini, una sorta di mezzo cingolato anfibio dalle caratteristiche uniche. Il Grillo era stato pensato per scavalcare le ostruzioni retali all’ entrata nei porti, e venne utilizzato, tra il 13 e il 14 Febbraio 1918, per penetrare nella baia di Pola. L’ impresa non andó però a buon fine e l’ intero equipaggio del mezzo venne catturato. Diversa fu invece la sorte dei due “incursori” Paolucci e Rossetti, che il 1 Novembre 1918 portarono a segno l’ affondamento della corazzata Viribus Unitis nella base di Pola. Per l’ operazione era stata utilizzata la Mignatta, un siluro dotato di un motore propulso ad aria compressa e munito di una testata da guerra al tritolo, attivata con spoletta ad orologeria. Questo marchingegno sarà sucessivamente modificato dai Tenenti del Genio Navale Elios Toschi e Teseo Tesei, portando alla creazione, a fine anni ’30, dei Siluri a Lenta Corsa (S.L.C.), che saranno impiegati con successo durante il secondo Conflitto Mondiale dalla Decima MAS, insieme ai Motoscafi da Turismo Modificati (M.T.M.), ai Motoscafi da Turismo Siluranti (M.T.S.) ed ai Motoscafi da Turismo Siluranti Modificati Allargati (M.T.S.M.A.). Teseo Tesei perira’ il 25 Luglio 1941 durante l’ attacco al porto di Malta, base strategica della flotta inglese nel Mediterranneo: in suo onore il COM.SUB.IN. è anche noto con il nome “Teseo Tesei” .
Nel Maggio 2010 il GOI ha preso parte all’ esercitazione congiunta annuale Phoenix Express (Foto U.S. Navy)

 

L’ esito della Seconda Guerra Mondiale, con la sconfitta dell’ Italia da parte delle foze alleate, porta allo scioglimento della Decima MAS. Benché le clausole dell’ armistizio vietassero all’ Italia di ricostituire i propri incursori di Marina, già nel 1948 qualcosa tornava a muoversi. Il Capitano di Fregata Gino Birindelli, Medaglia d’ Oro per l’ Azione contro il naviglio britannico a Gibilterra nel 1941, aveva infatti iniziato a ricostituire, in gran segreto, una nuova cellula di incursori presso la Scuola Sommozzatori di Venezia. Vennero recuperati diversi M.T.S., M.T.S.M.A., Siluri San Bartolomeo (S.S.B.) ed M.T.M. Nel mentre, anche a seguito della nascente contrapposizione fra il Patto di Varsavia e la NATO, e l’ appartenenza dell’ Italia a quest’ ultima, il nostro Paese poté finalmente tornare a ricostituire i propri incursori di Marina. La Scuola Sommozzatori si spostó da Venezia a Varignano (La Spezia), e vennero istituite la Scuola Gamma e la Scuola Palombari. Per quanto riguarda i mezzi d’ assalto, essi sarebbero principalmente rimasti di provenienza bellica ancora per un ampio lasso di tempo. Gli M.T.S.M.A. vennero modificati, ridenominati M.E.B., ed approntati per l’ inserimento degli operatori lungo le coste dell’ Adriatico orientale, per azioni contro basi navali in Jugoslavia ed Albania. Quali mezzi avvicinatori per il rilascio dei mezzi piú piccoli, venne approntata la Motosilurante MS 74 e la corvetta APE, in grado di trasportare in coperta alcuni MTSMA. I Siluri San Bartolomeo (una sorta di S.L.C.) vennero migliorati e denominati semoventi di tipo A, e successivamente sottoposti ad ulteriori migliorie che ne incrementavano il raggio d’ azione, divenendo semoventi di tipo B. Essi vedevano anche un ridimensionamento della carica di prua, a favore della presenza di diversi bauletti esplosivi staccabili applicati allo scafo. Il concetto operativo sottostante, era la necessitá di rilasciare gli operatori ad una distanza maggiore dall‘ obiettivo che in precedenza, ed il minor tonnellaggio ma piú elevato numero delle unità navali del Patto di Varsavia. Nei primi anni’ 50 entrò in servizio il semovente di tipo C, in grado di muoversi tanto in affioramento, quanto al di sotto della superficie. Il semovente sarebbe stato rilasciato in corsa da un mezzo avvicinatore, ed avrebbe avuto il compito di trasportare nei pressi dell’ obiettivo una coppia di operatori equipaggiati con respiratori ARO a circuito chiuso d’ ossigeno (era il Modello G50). I semoventi di tipo A, B e C potevano inoltre essere inseriti da un mezzo denominato trasportatore Occulto (TO) e dotato di scivolo poppiero. In questo stesso periodo, piu’ precisamente nel 1952, si giunse alla ricostituzione ufficiale del gruppo Arditi Incursori (GRUPP.ARD.IN.), rinominato l’ anno successivo MARICENTR.ARD.IN. A metà degli anni ’50 il reparto muta in MARISUB.ARD.IN. divenendo poi MARICEN.SUB.IN. e suddividendo gli Incursori in “Navali” e “Costieri”.

 

Nel Maggio 2010 il GOI ha preso parte all’ esercitazione congiunta annuale Phoenix Express (Foto U.S. Navy)

 

Sommozzatore della Decima equipaggiato con autorespiratore A.R.O.

Nel mentre, un nuovo metodo d’ inserimento iniziava a farsi largo nella comunità degli incursori di Marina. Si tratta dell’ aviolancio, che consente agli operatori di saltare direttamente in mare ed avvicinarsi all’ obiettivo a bordo di piccoli gommoni od altri mezzi. Tutti gli incursori inziarono ad ottenere il brevetto di paracadutista. Migliorarono anche le capacità dei mezzi per l‘ avvicinameto occulto, quali il BIR 58, che poteva trasportare un pilota e due coppie di operatori armati di bauletti esplosivi, e che consentiva di spezzare le operazioni contro bersagli costieri in piú tempi, con una fase di infiltrazione e riposo, attacco ed esfiltrazione (durante le soste, il mezzo sarebbe stato adagiato sul fondo del mare).

 

Incursori del G.O.I. effettuano una irruzione simulata nel corso di un addestramento F.I.B.U.A. / M.O.U.T. ( Fighting In Built-Up Areas / Mobile Operations in Urban Terrain ) . Si noti come le maschere anti-gas indossate dai militari siano state integrate all' interno del passamontagna stesso (foto COM.SUB.IN.)

 

Nel 1961 MARICEN.SUB.IN. diviene COM.SUB.IN. (Comando Subacqui e Incursori) e la distinzione tra Incursori Navali e Costieri decade. Quasi contemporaneamente alla costituzione del COM.SUB.IN., iniziano a comparire i primi trascinatori, apparecchi siluriformi ai quali l’ incursore si aggrappava e che erano propulsi da una piccola elica, opportunamente protetta onde evitare incidenti. Si tratta di apparati tecnici che consentono all’ operatore di risparmiare energie preziose durante l’ infiltrazione. Allo stesso periodo risalgono anche i TEC monoposto e biposto, una sorta di canoe subacquee che potevano anche essere aviolanciate tramite paracadute estrattore dai portelloni assiali posteriori dei C-119 e C-130, seguite a ruota dagli Incursori che le avrebbero operate. I TEC potevano anche essere rilasciati dallo scivolo posteriore dei Motoscafi per Assaltatori, battelli della lunghezza di 12,40 metri, che entrarono in servizio con il reparto nel 1961.
Uno strettissimo riserbo circonda oggi i moderni mezzi d’ assalto in uso al G.O.I. Versioni aggiornate dei mezzi sopra descritti fanno sicuramente parte del parco mezzi navali del reparto. I mezzi in dotazione al G.O.I., non dovrebbero comunque differire sensibilmente da quelli impiegati dal SE.A.L. (Sea Air Land) della US Navy, con i quali sono frequenti gli scambi di personale e le attività addestrative. Tra questi mezzi figurano dei grossi motoscafi “ibridi”, in grado di navigare in superficie per mezzo di motori termici e sott’ acqua, tramite un propulsore anaerobico. Al momento dell’ immersione, gli scarichi e le prese a mare sono siggillate, ed il mezzo scompare sotto la superficie. Tutti i mezzi d’ assalto in dotazione al GOI sono ben protetti da sguardi indiscreti, ed alla loro uscita per le esercitazioni (che avviene principalmente di notte), tutte le luci delle basi vengono momentaneamente spente.

 

Anni '70: operatori del G.O.I. ripresi nel corso di un' esercitazione. I militi sono armati pistole mitragliatrici H&K MP5 in cal. 9mm

Se i mezzi d’ assalto fin’ ora descritti vedono un’ applicazione quasi esclusivamente a missioni di tipo bellico, occorre non dimenticare come l’ impiego in territorio nemico non sia l’ unica prerogativa del GOI. Nel 1977, con l’ acuirsi della violenza politica in Italia ed il moltiplicarsi di azioni da parte di gruppi terroristici islamici nel mondo, l’ allora Ministro degli Interni Francesco Cossiga ordina la formazione delle Unità Interventi Speciali (UN.I.S.) in seno a Carabinieri, Polizia di Stato ed Esercito. Mentre l’ Arma dei Carabinieri da vita ad un nuovo reparto denominato Gruppo d’ Intervento Speciale (G.I.S.) e la Polizia di Stato trasforma il proprio Nucleo Anticommando in Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza (N.O.C.S.), l’ Esercito delega al compito un’ aliquota dell’ allora 9° Reparto d’ Assalto Paracadutisti “Col Moschin” (oggi Reggimento). La Marina affida la competenza degli interventi antiterrorismo al Team Torre, formatosi alcuni anni addietro all’ interno del G.O.I., e che ricalca il modello dello Special Air Service (S.A.S.) britannico, con il suo Counter Revolutionary Warfare Wing (C.R.W.), noto anche come “Pagoda Team”. E’ da notarsi come, per buona parte degli anni ’70, gli interventi contro le formazioni terroristiche di matrice politica fossero stati principalmente effettuati dagli operatori del COM.SUB.IN., del Col Moschin e, a partire dal 1975, dal Nucleo Anticommando guidato da Andrea Scandurra. La scelta di dotarsi di un’ unita’ espressamente delegata al salvataggio ostaggi, sorge da esperienze precedentemente maturate nello stesso ambito dal Mossad israeliano e dallo S.A.S. Nasce quindi nel 1968 all’ interno del COM.SUB.IN. il Team Torre, il quale si avvale inizialmente dell’ esperienza di istruttori provenienti dal Mossad e dallo S.A.S. (i nostri Incursori avevano precedentemente addestrato l’ unita’ inglese in tecniche di guerra non convenzionale in ambito navale). Al Team Torre viene destinato quanto di meglio allora disponibile in termini di armi ed equipaggiamento. Accanto a nuovissime radio individuali ed alle maschere antigas ed alle tute blu in Nomex prese direttamente dallo S.A.S., compaiono le nuove pistole mitragliatrici Beretta PM12 in cal.9mm (espressamente ideate per gli Incursori del Varignano) e le pistole Beretta 92S. Agli operatori non manca una buona dose di inventiva. Viene intuita la necessita’ di dotare le proprie armi di sistemi di illuminazione: gli uomini del Team Torre saranno i primi ad applicare con elastici le torce alle pistole mitragliatrici Heckler&Koch MP5 e Beretta PM12 e ad adottare fondine da coscia in cuoio per le armi corte. Sulla scorta di quanto gia’ appreso dalle controparti israeliane, il Team Torre inizia ad addestrarsi ad operazioni di liberazione ostaggi all’ interno dei voli di linea dell’ Alitalia, mentre successivamente iniziano gli scambi con il G.S.G.9 tedesco, reduce dal successo dell’ operazione “MAGIC FIRE”.

 

Irruzione all' interno di un caseggiato. Si noti la carica sulla sinistra, applicata alla finestra per farla detonare (Foto Marina Militare Italiana)

 

Grande enfasi è posta sulle operazioni di salvataggio ostaggi all’ interno di tubulari (aerei, treni ed autobus) navi e spazi ristretti in generale. Alla sua fondazione, il Team Torre non constava di personale specificamente dedicato al compito, bensí di un manipolo di operatori specializzatisi in questo particolare tipo di interventi e che, quando di turno, dovevano rimanere a disposizione in sede. In seguito, il Team Torre parteciperà ad attività addestrative e di scambio con diverse unità quali il SAS ed il SEAL Team Six della US Navy. Dopo il rapimento di Aldo Moro avvenuto il 16 marzo 1978 da parte delle Brigate Rosse, il Team Torre viene piú volte attivato, per effettuare irruzioni in nascondigli ove si sospetta sia tenuto prigioniero Aldo Moro. Non si esclude che gli operatori abbiano agito affiancati agli uomini dello S.A.S., anch’essi impegnati nell’ operazione di individuazione dell’ ostaggio in nord Italia.

 

Anni '70: gruppo d' appoggio munito di mitragliatrici di squadra, copre il raid di un distaccamento d' assalto

 

Gli anni ’70 vedono peró anche il GOI concentrarsi sulla contro-guerriglia, in un momento nel quale in Italia inizia circolare il volumetto intitolato “In caso di golpe”. Scritto da von Dach, Ufficiale della Milizia Svizzera, il manuale si propone di insegnare all’ uomo di strada i rudimenti della guerriglia urbana, sulle orme del manualetto di guerriglia scritto da Ernesto “Che” Guevara nel 1960. Dopo il rapimento Moro, il volume sarà ritirato dal commercio, ma gruppi di ispirazione marxista continueranno a pubblicarlo e farlo circolare clandestinamente (oggi se ne possono scaricare copie da internet).

 

Anni '70: gruppo d' appoggio munito di mitragliatrici di squadra, copre il raid di un distaccamento d' assalto

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