Camp Bagong Diwa , 15 Marzo 2005

“Ringrazio la nazione per il suo supporto alla guerra contro il terrore. Non abbasseremo mai la guardia e prevarremo in tutte le battaglie combattute nel nome della pace e della libertà.” – Gloria Macapagal Arroyo


Martedì 14 marzo 2004, Camp Bagong Diwa, Taguig: operatori della Special Action Force (S.A.F.) della Philippine National Police, in assetto controterrorismo, pronti ad entrare in azione all' interno del penitenziario (Foto &copy AFP / Joel Nito)

Martedì 15 marzo 2005, dopo una assedio durato circa ventiquattro ore, gli operatori della Special Action Force (S.A.F.) della Philippine National Police hanno assaltato il penitenziario in rivolta di Camp Bagong Diwa, ubicato nella cittadina di Taguig, un sobborgo a sud di Manila. I disordini erano scoppiati solo il giorno precedente, quando circa una decina di prigionieri appartenenti al gruppo terroristico musulmano Gruppo Abu Sayaff (direttamente collegato ad Al Qaeda), avevano dato il via ad una violenta protesta onde chiedere un trattamento più umano e processi più rapidi. I tumulti hanno avuto inizio quando un militante di Abu Sayaff, in procinto di essere scortato in corte per un’ udienza, si è impradonito del fucile di una delle guardie incaricate di ammanettarlo ed ha aperto il fuoco uccidendo due agenti. Pochi secondi dopo, altri detenuti si sono uniti alla rivolta, impadronendosi del secondo piano del carcere e di tre pistole cal.45mm. Il Carcere di Camp Bagong Diwa (che ospita alcuni fra i più pericolosi terroristi delle Filippine) è stato immediatamente circondato dalle forze armate e di polizia locali.



Martedì 14 marzo 2004, Camp Bagong Diwa, Taguig: tiratori scelti ed osservatore della S.A.F., in posizione sui tetti circostanti il carcere di Camp Bagong Diwa (Foto &copy Associated Press)
Martedì 14 marzo 2004, Camp Bagong Diwa, Taguig: operatore della Special Action Force armato di mitragliatrice di squadra GPMG, ripreso nei pressi del penitenziario (Foto &copy Associated Press / Bullit Marquez)



Mentre le autorità davano il via ai negoziati, tiratori scelti della Special Action Force prendevano posizione sui tetti degli edifici circostanti il carcere, in preparazione di un eventuale assalto. E’ stato solo poco dopo le ore 9:00 del giorno successivo che la Special Action Force (S.A.F.) (al termine di un estenuante quanto infruttoso negoziato), ha ricevuto l’ ordine di attaccare il carcere. Muniti di fucili d’ assalto, pistole, lanciatori di gas CS, elmetti balistici, giubbini antiproiettile e maschere anti gas, sessantaquattro operatori hanno dato il via alla bonifica dell’ edificio dal pian terreno e dall’ ultimo piano, supportati da due elicotteri. Parte dei quattrocento detenuti sono stati visti abbandonare velocemente il quarto piano del carcere, mentre un ingente quantitativo di gas CS si sollevava sull’ edificio. Un’ ora dopo l’ inzio dell’ assalto, solo il pian terreno rimaneva in mano ai rivoltosi, per esser successivamente liberato dagli operatori della S.A.F.



Martedì 14 marzo 2004, Camp Bagong Diwa, Taguig: operatori della Special Action Force (S.A.F.) pronti ad entrare in azione all' interno del penitenziario (Foto &copy AFP / Joel Nito)

Al termine del raid, circa ventisei terroristi giacevano a terra senza vita, mentre cinque agenti della S.A.F. venivano ricoverati presso le locali strutture ospedaliere dopo aver riportato ferite di vario genere. L’ azione ha purtroppo fatto registrare la perdita di uno degli agenti dell’ unita’, il P.O.2 (Police Officer 2) Abel P. Arreola. “Il terrorismo non vincerà mai nelle Filippine”, ha dichiarato alla stampa il Presidente Gloria Macapagal Arroyo. “Elogio la squadra di negoziazione guidata dal Segretario Angelo Reyes per aver impiegato la forza solo dopo aver esaurito ogni possibile via di trattativa e valutato tutte le opzioni disponibili. Ringrazio la nazione per il suo supporto alla guerra contro il terrore. Non abbasseremo mai la guardia e prevarremo in tutte le battaglie combattute nel nome della pace e della libertà.” Il Segretario agli Interni Angelo Reyes, tiene a precisare come, prima dell’ inizio dell’ assalto, fossero stati concessi ai detenuti ulteriori quindici minuti per la resa, scaduti i quali si è reso necessario l’ intervento delle forze di sicurezza. “Non uccidiamo la gente disarmata” ha sottolineato Reyes, commentando la morte di ventisei detenuti. “Erano armati ed hanno aperto il fuco contro i nostri uomini, i quali non hanno potuto fare altro che difendersi.”



Martedì 15 marzo 2004, Camp Bagong Diwa, Taguig: il fumo prodotto dai gas CS impiegato nel corso dell' assalto, si alza sopra l' edificio ospitante la prigione (Foto &copy Associated Press)



Martedì 15 marzo 2004, Camp Bagong Diwa, Taguig: il penitenziario è nuovamente nelle mani dell' amministrazione carceraria ed un gruppo di terroristi musulmani appartenenti ad Abu Sayaff viene scortato dal personale di sicurezza (Foto &copy REUTERS / Romeo Ranoco)
Nel corso del raid, sono stati abbattuti tre leader del gruppo terroristico Abu Sayaff, rispettivamente Ghalib Andang (detto Comandante “Robot”), Alhamser Manatad Limbong (noto come Comandante “Kosovo”) e Nadzie Sabtulah (detto “Global”). L’ operazione ha portato anche all’ eliminazione del portavoce del gruppo, identificato come Hazdi Daie, nome di battaglia “Ka Lando”. Sembra che la protesta null’ altro fosse se non un tentativo non riuscito di effettuare un’ evasione di massa, tanto che lo staff della prigione era stato avvertito da circa tre settimane a seguito dell’ intercettazione di una telefonata tra Alhamser Limbong (alias Comandante “Kosovo”) ed Abu Solayman, membro di Abu Sayaff. Anche il portavoce del Limbong era considerato il responsabile dell’ attentato dinamitardo effettuato nel febbraio 2004 contro il battello Superferry 14 in servizio nella baia di Manila (il quale aveva provocato la morte di oltre cento civili) e di un rapimento di massa effettuato tra il 2001 ed il 2002, sfociato nella morte di diversi degli ostaggi.



Martedì 15 marzo 2004, Camp Bagong Diwa, Taguig: operatori della S.A.F. lasciano il penitenziario di Camp Bagong Diwa al termine del raid

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