Beslan, 3 Settembre 2004

Un gruppo di bambini è incalzato da due donne kamikaze, le “vedove nere”, empie figure femminili coperte di nero ed imbottite di esplosivo. Le terroriste musulmane vogliono raggiungere “Allah il misericordioso” facendo strage di bambini.


La cartina dell' area interessata alla crisi (foto& copy Reuters)

Mercoledì 1° settembre 2004, alle ore 8:20 locali, un commando di terroristi islamici, composto da circa 35 / 40 elementi, irrompe all’ interno di una scuola di Beslan, cittadina di quarantamila abitanti, situata nell’ Ossezia del Nord (repubblica autonoma russa e di religione prevalentemente ortodossa), a 20 km dalla capitale Vladivkavkaz. E’ il primo giorno di scuola, e l’ istituto sta tenendo una festa per l’ inaugurazione del nuovo anno scolastico.



Immagini tratte dal video girato dal commando terrorista: una delle cariche esplosive inserite nei canestri del campo da basket della scuola. I terroristi musulmani si sono serviti degli stessi bambini per piazzare gli esplosivi



Oltre agli scolari (tutti compresi tra i 7 ed i 17 anni), si trovano all’ interno dell’ edificio anche il corpo docenti ed i genitori dei bambini. Alunni e familiari sono allineati nel cortile dell’ istituto, per il consueto discorso di benvenuto del preside. Quella che doveva essere una giornata di festa per tutti, si trasforma ben presto in tragedia. Fra i terroristi, partiti da Churikau (un villaggio dell’ Inguscezia) e sopraggiunti dalla vicina ferrovia e a bordo di un camion sequestrato alle forze di polizia, alcune donne vestite di nero e munite di cinture esplosive (già viste nell’ assalto al teatro Dubrovka del 23/26 ottobre 2002), presto ribattezzate dalla stampa “vedove nere”. Gli ostaggi sarebbero circa 1200, 800 dei quali bambini, che vengono separati dagli adulti e condotti nella palestra dell’ edificio, non prima che alcuni dei genitori siano fucilati dinnanzi agli occhi dei propri figli.



Immagini tratte dal video girato dal commando terrorista: i bambini presi in ostaggio all' interno della palestra ed alcuni degli adulti. In basso al centro si scorge la testa di uno dei terroristi inginocchiato



Uno dei terroristi intento nel preparare una potente carica esplosiva all' interno della palestra

La palestra viene minata, bombe sono assicurate in aria su cavi che attraversano il locale, sui canestri del campo da basket, sui muri ed addirittura fra i bambini (alcuni dei quali, si saprà in seguito, sono stati costretti dagli stessi terroristi a piazzare gli esplosivi). Tutte le cariche vengono collegate ad un unico interruttore a pressione, tenuto premuto dai terroristi che vi si alternano: basterà sollevare un piede, per scatenare un’ esplosione devastante. Alcuni dei pargoli, sono obbligati alle finestre dai terroristi, per fungere da “scudi umani”. Cecchini vengono posti sui tetti dell’ edificio. Nel frattempo, il leader dei terroristi (noto solamente con l’ appellativo di “Colonnello”), notato il nervosismo di uno dei propri uomini, non esita ad ucciderlo. Mentre il dramma ha inizio, il complesso della forze di sicurezza della Federazione Russa, si mette in moto.



Immagini tratte dal video girato dal commando terrorista: il leader dei terroristi musulmani indica la carica sulla quale tiene premuto il piede. Sulla destra, un bambino è costretto mani dietro la nuca, quasi rappresentasse un minaccia per le bestie vigliacche che lo hanno sequestrato. Il terrorista ritratto nella foto gli aveva detto: SE NON RESTI TRANQUILLO, AMMAZZO 20 BAMBINI COME TE. Il bambino sopravviverà alla strage
Immagini tratte dal video girato dal commando terrorista: tutti gli esplosivi della palestra erano collegati ad un unico interruttore a pressione, tenuto premuto dai terroristi che vi si alternavano



Due dei terroristi ripresi all' interno della palestra

Il Presidente Vladimir Putin fa rientro a Mosca dalle vacanze, onde seguire direttamente l’ evolversi della crisi. A Beslan affluiscono nel frattempo unità delle Forze Armate e del Ministero degli Interni, fra le quali i gruppi d’ intervento speciale Alpha Team ed OMON. La notizia del sequestro si diffonde intanto a macchia d’ olio in tutta la città ed i parenti degli ostaggi iniziano ad affluire, disperati, sul luogo della crisi. Alcuni dei civili portano armi al proprio seguito. Alle 9:46 circa, giunge la prima rivendicazione da parte dei terroristi. Il commando, dopo aver trappolato l’ edificio con dell’ esplosivo, minaccia di far saltare in aria la scuola in caso di intervento delle forze di sicurezza.



Immagini tratte dal video girato dal commando terrorista: una delle bombe assicurate su di un cavo aereo steso sopra le teste dei bimbi



Un tiratore scelto delle forze federali, appostato nei pressi della scuola e munito di un fucile di precisione russo Dragunov SVD

I terroristi (i quali sembrano apparentemente ceceni) chiedono di avviare una trattativa con i presidenti dell’ Ossezia del Nord, dell’ Inguscezia (anch’ essa una repubblica autonoma della Russia meridionale) e con il medico e attivista dei diritti umani Leonid Roshal, il quale aveva già partecipato ai colloqui con il commando terroristico del teatro Dubrovka. Tra le prime richieste, giunte da uno degli ostaggi stessi (una donna, la quale è stata fatta uscire dall’ edificio), vi è anche il rilascio di diciotto guerriglieri arrestati in seguito ad un sanguinoso raid compiuto il 22 giugno precedente a Nazran, in Inguscezia. Il commando terrorista chiede anche il ritiro delle forze federali dalla Cecenia. Verso le 10:00, alcuni ragazzi rinchiusi all’ interno dell’ edificio, riescono a mettersi in contatto con i genitori tramite cellulare, comunicando la presenza di alcuni feriti tra gli ostaggi. Sembra che i morti tra i civili siano almeno quattro: il padre di un bambino, che al momento dell’irruzione ha tentato di proteggere il figlio, e tre insegnanti. Più tardi si saprà che due agenti di polizia presenti nei dintorni della scuola, sono stati uccisi al momento del blitz. Uno degli attentatori sarebbe inoltre stato abbattuto nelle prime concitate fasi dell’ attacco. Alle 10:49, vengono uditi colpi di arma da fuoco, apparentemente diretti verso i familiari ed i poliziotti al di fuori della scuola.



Prime immagini dal luogo dell' assedio: un militare attraversa velocemente la strada dinnanzi alla scuola (l' edificio in muratura sullo sfondo)



Operatore dell' OMON del Ministero degli Interni, appostato nei pressi dell' obiettivo

I terroristi rifiutano intanto la mediazione del muftì (autorità islamica locale) dell’ Ossezia del Nord , Ruslan Valgatov. Un adulto e 12 studenti riescono nel mentre a fuggire, dopo essersi nascosti nella sala della caldaia dell’ istituto. Sul posto giungono, reduci da una riunione a Mosca con il presidente Vladimir Putin, il Ministro degli Interni russo, Rashid Nurgaliev, e il Direttore dei servizi di sicurezza federali (F.S.B., Federal’naya Slushba Bezopaznosti – Servizio di Sicurezza Federale), Nikolai Patrushev, ma i terroristi spengono i cellulari dei quali sono muniti, bloccando le trattative. Alle 14:00 circa, giunge una mostruosa dichiarazione da parte dei terroristi islamici: se le forze di sicurezza effettueranno un intervento di salvataggio, i musulmani uccideranno 50 bambini per ogni proprio compagno abbattuto. Alpha Team ed OMON vengono tenuti in stand-by, come sempre in questi casi, ma il ricorso ad un’ azione di forza è categoricamente escluso dallo stesso Putin. Alle 17:18 circa, sono riaperti i negoziati.



Durante le prime fasi dell' assedio, dodici alunni ed un adulto riescono a fuggire dalla scuola, assistiti dal personale di sicurezza. Sulla destra si scorge un operatore dell' OMON (in tactical vest nera)





Durante le prime fasi dell' assedio, dodici alunni ed un adulto riescono a fuggire dalla scuola, assistiti dal personale di sicurezza. Sulla destra si scorge un operatore dell' OMON (in tactical vest nera)

Alle 19:53, si viene a conoscenza di maggiori dettagli sugli esecutori dell’ attacco. Un portavoce dei terroristi, avrebbe chiamato un ufficio del giornale “New York Times”, dichiarando che l’ azione viene condotta da militanti del ‘”Battaglione dei Martiri” che fa capo a Shamil Basayev, principale leader militare della guerriglia terrorista islamico-indipendentista cecena. Alle 20:50 è reso noto che il leader dei rapitori ha rifiutato di far entrare rifornimenti di acqua e cibo nell’edificio. I terroristi aprono inoltre il fuoco contro il personale di sicurezza che tenta di avvicinarsi per recuperare i corpi dei caduti nell’ assalto (il cui numero sarebbe salito a 16). Putin dichiara intanto che, benchè abbia precluso l’ uso della forza per salvaguardare le vite dei bambini tenuti in ostaggio, non concederà invece alcuno spazio alla trattativa in merito alla situazione cecena. In riferimento ai terroristi islamici, il Presidente ha dichiarato: “Li combatteremo, li getteremo in prigione e li annienteremo.” Gli Stati Uniti condannano intanto il vile gesto ed il Presidente George W.Bush telefona personalmente a Putin offrendogli qualsiasi forma di assistenza necessaria. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, straordinariamente riunitosi nel pomeriggio, condanna la presa in ostaggio di bambini ed adulti in Ossezia. In una dichiarazione, il presidente per il mese di settembre, Juan Antonio Yanez-Barnuevo, esprime “condanna nei termini più fermi per la presa di ostaggi in una scuola secondaria”. Il Consiglio di Sicurezza “esige la liberazione immediata e incondizionata di tutti gli ostaggi di questo attacco terroristico”.



La disperazione dei genitori dei bimbi fuori dalla scuola



La prima notte ha inizio con i terroristi intenti a trattare con il medico russo Leonid Roshal. Vengono rifiutati cibo, acqua e medicinali. Alcuni dei piccoli, vista l’ assenza di viveri, sono costretti a bere la propria stessa urina. Il secondo giorno di assedio, si apre con il rifiuto da parte dei terroristi di scambiare i bambini tenuti in ostaggio, con adulti provenienti dall’ esterno. L’ orrore continua: alcuni dei piccoli vengono ancora costretti alle finestre quali scudi umani, per proteggere la vita dei loro barbari carcerieri islamici. Nelle prime ore del mattino, giunge la notizia che i servizi di intelligence russi sarebbero riusciti ad identificare alcuni dei membri del commando terrorista: si tratterebbe di uomini e donne originari della Cecenia e della vicina Inguscezia, ma anche di elementi di altre nazionalità. Alle 10:29, il bilancio delle vittime tracciato dal Ministero dell’ Interno dell’ Ossezia del Nord viene confermato in 16 morti. Durante i negoziati, ai terroristi viene offerto un corridoio di fuga per allontanarsi indisturbati in Cecenia, nel caso di un rilascio volontario degli ostaggi, ma anche tale proposta viene respinta. L’ unica concessione, è stata quella di permettere ad alcuni bambini, e alla direttrice della scuola, di parlare per telefono con i propri familiari.



Un tiratore scelto (forse dell' OMON) appostato nei pressi dellla scuola ed armato di un fucile d' assalto AK-74, munito di ottica di precisione (probabilmente una PSO-1)



Operatori dell' Alpha Team smontano rapidamente da un trasporto truppe, al loro arrivo nell' area di crisi

I parenti dei bambini tenuti in ostaggio hanno intanto inciso una videocassetta (consegnata al primo e al terzo canale della tv russa), nella quale chiedono disperatamente al Presidente Putin di accettare le richieste dei rapitori, qualunque esse siano. Alle 13:20, viene udita una forte esplosione provenire dalla scuola, seguita da una colonna di fumo che si alza dall’ istituto. Circa trenta minuti dopo, la radio moscovita Eco, riferisce (citando fonti ufficiali) che i rumori uditi dalla scuola di Beslan, sarebbero stati due colpi isolati di arma da fuoco e non un’ esplosione. Un episodio analogo era avvenuto mercoledì, quando un proiettile incendiario sparato dall’interno dell’edificio verso l’esterno, aveva colpito una casa adiacente, senza fare vittime. Anche in quel caso si era alzata una nuvola di fumo. In realtà, sembra che la detonazione del secondo giorno sia dovuta all’ esplosione di due delle “vedove nere”, fatte saltare in aria dal leader del commando onde intimidire tanto i propri uomini, quanto gli ostaggi.



Un' immagine della scuola, ripresa segretamente da un edificio circostante



Alle 14:30, il Ministro degli Esteri dell’ autoproclamatosi governo indipendentista ceceno, Ilias Akhmadov, dichiara che “il presidente Aslan Maskhadov” non è coinvolto con il sequestro e “condanna ogni azione terroristica”. Akhmadov “respinge con risolutezza” ogni accusa di coinvolgimento proveniente da Mosca e dichiara che la dirigenza politica dei ribelli e le forze a essa subordinate “non hanno nulla a che fare” con l’accaduto. Alle 14:36, il Governo francese dichiara che soltanto una soluzione politica per la Cecenia potrà porre termine alla spirale della violenza. Una proposta assolutamente degna di una nazione, la Francia, che ha scelto di non schierarsi (o meglio, di schierarsi dalla parte sbagliata) nella guerra al terrorismo islamico.



La mappa della scuola (foto &copy Ansa-Centimetri)



Alle 15:15 del 2 settembre, i terroristi rilasciano 26 ostaggi tra donne e bambini al di sotto dei due anni. Qui un operatore delle unità speciali, è ripreso mentre porta in salvo uno dei piccoli

Finalmente, alle 15:15 circa, dopo trenta ore di negoziati e grazie alla mediazione di Roshal e di Ruslan Aushev (un Generale veterano dell’ Afghanistan, ed ex Presidente dell’ Inguscezia), i terroristi rilasciano 26 ostaggi tra donne e bambini al di sotto dei due anni. I terroristi hanno lasciato uscire per primi tre donne e due neonati, a seguire il resto del gruppo. Una donna ed un neonato sono stati ricoverati perchè in stato di shock. Gli uomini delle unità speciali hanno assistito nel trarre al sicuro gli ostaggi. Nel corso della notte, si verificano alcuni tiri contro i militi ed i poliziotti assestatisi intorno alla scuola, senza nessuna conseguenza. Secondo il capo della cellula di crisi, Lev Dzougaiev, i terroristi temevano un assalto. Nel mentre, giungono le prime dichiarazioni alla stampa russa da parte di alcuni degli ostaggi liberati, secondo i quali vi sarebbero oltre 1000 civili all’ interno dell’ edificio.



Questa squilibrata è una delle cosidette vedove nere, terroriste imbottite di esplosivo pronte a massacrare i bimbi di Beslan

Sono le 11:29 del 3 settembre, quando la situazione precipita irrimediabilmente. Non è ben chiaro cosa sia accaduto. Un superstite ha riferito come una carica esplosiva assicurata ad un cavo aereo nella palestra, staccandosi fosse esplosa sui piccoli. Uno dei terroristi successivamente catturati, ha invece dichiarato che l’ esplosione è stata provocata dall’ innesco di due donne kamikaze. Qualsiasi cosa sia accaduta, il risultato della sciagura che si verificherà non ha precedenti nela storia degli attentati terroristici. Il tetto della palestra crolla, ed è una strage. I bimbi sopravvissuti, presi dal panico, tentano la fuga, ma i terroristi aprono il fuoco uccidendoli. Terrorizzati, seminudi, e coperti di sangue, corrono nel cortile della scuola incontro agli agenti dell’ OMON e ai genitori che tentano di recuperarli. I terroristi li inseguono sparando. Un gruppo di bambini è incalzato da due donne kamikaze, le “vedove nere”, empie figure femminili coperte di nero ed imbottite di esplosivo. Le terroriste musulmane vogliono raggiungere “Allah il misericordioso” facendo strage di bambini. Ma non ci riescono, e abbandonano le vesti scure per dei camici bianchi, forse divise da infermiere. Un elicottero militare tenta di raggiungerle con raffiche di colpi.



Forze di sicurezza e civili trasportano i feriti lontano dal luogo degli scontri
Un uomo stringe a se il corpo di una bimba



Operatori dell' Alpha Team (casco verde oliva) e militari russi, ripresi nel corso dell' attacco

Nel mentre entrano in azione gli uomini dell’ Alpha Team e dell’ OMON, apparentemente nascostisi in un furgone entrato alle 11:07 all’ interno del cortile della scuola, per ritirare i corpi di alcuni ostaggi uccisi all’ inizio dell’ assedio. Le forze speciali sono incerte se aprire il fuoco o meno, data la presenza dei bambini e dei civili fuori controllo all’ interno del perimetro della scuola. Una donna kamikaze si fa saltare in aria, ponendo fine alla propria inutile esistenza. Si odono spari e detonazioni. Alcuni civili di Beslan si fanno avanti sparando contro i terroristi. I responsabili della sicurezza affermeranno successivamente di esser stati ostacolati nell’ intervento, dal fuoco dei civili armati. Un tentativo di mascherare l’ imperdonabile incapacità di non esser stati in grado di isolare adeguatamente l’ area di crisi. Dall’ alto, due elicotteri da guerra MI-8 aprono il fuoco su di un gruppo di terroristi falciandoli. Mentre i terroristi scappano sparando, dalla scuola vengono portati via decine e decine di bambini, molti dei quali indossano soltanto indumenti intimi perché, hanno poi riferito, il caldo nelle aule all’ interno delle quali erano tenuti prigionieri, era divenuto insopportabile.



Un membro dell' Alpha Team armato di pistola mitragliatrice VSK-94, in copertura all' interno del perimetro della scuola



I feriti vengono trasportati al sicuro, mentre sono ancora in corso gli scontri



Un civile trasporta uno dei bambini
Alle 12:49 circa, le unità speciali fanno saltare un muro del cortile per favorire la fuga degli ostaggi. Gli operatori tentano inoltre di fare irruzione nella scuola per distruggere il resto del commando (alcuni uomini dell’ Alpha Team, verranno filmati mentre intenti ad introdursi all’ interno da una finestra). Un operatore, resta ucciso dopo aver salvato la vita di due piccoli. Alcuni dei terroristi sarebbero fuggiti dopo aver indossato gli abiti degli ostaggi adulti. Testimoni affermano che alcuni civili sarebbero stati rapiti dai musulmani in fuga. Costoro si sarebbero successivamente barricati in un edificio della zona, portando con se gli ostaggi.



Un padre non crede ai propri occhi, quando vede arrivare il proprio figlio vivo

L’ intervento delle unità speciali, porta all’ eliminazione della minaccia ed al salvataggio dei civili. Dalla scuola continuano nel frattempo a fuoriuscire bambini ed adulti feriti, tra le lacrime e le urla dei cittadini di Beslan riunitisi intorno alla zona. Si viene inoltre a sapere che uno dei terroristi, nel tentativo di fuggire, è invece finito nelle mani della folla inferocita che, dopo averlo pestato a sangue, ha provveduto a finirlo con un colpo di arma da fuoco alla testa. Il bilancio di morti e feriti sale intanto di minuto in minuto.



Un padre stringe a se il figlio
La disperazione negli occhi di un bambino sopravvissuto al massacro



L' Alpha team guida parte degli ostaggi fuori dalla scuola in fiamme

La Croce Rossa allestisce un’ ospedale da campo, mentre a Mosca si organizza una colossale raccolta di sangue da far giungere con estrema urgenza a Beslan. Il Governo italiano, informato di quanto in atto, offre la propria disponibilità ad attivarsi immediatamente per fornire alla Russia tutta l’ assistenza sanitaria necessaria per far fronte all’emergenza. Il Dipartimento di Protezione Civile, su disposizione del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, contatta i colleghi russi per offrire squadre di supporto per l’ assistenza sanitaria, personale e mezzi per il trasferimento dei feriti in ospedali russi. I primi aiuti a giungere a Beslan, saranno proprio quelli italiani. Qualora se ne verificasse la necessità, l ‘Italia è inoltre pronta a trattare in Italia alcuni dei feriti più gravi. L’ Islam – religione intollerante ed omicida- è riuscita nell’ intento di causare un’ ulteriore mattanza di innocenti, questa volta non risparmiando neanche i bambini. Mentre gli ultimi terroristi rimasti sul posto vengono abbattuti, un gruppo (costituito da circa 3 elementi) si barrica nei sotterranei della scuola. Saranno eliminati dalle forze speciali.



La rabbia negli occhi di un padre



Operatori dell' Alpha Team sotto il fuoco dei terroristi

Il recupero di tutti gli ostaggi non coincide però con la fine del’ emergenza. Alcuni terroristi si sono dati alla fuga. La zona circostante viene circondata e le frontiere dello Stato sigillate. Nel corso della notte, le unità speciali abbatteranno i fuggitivi nei pressi della vicina ferrovia. I sopravvissuti alla strage, dai loro letti di ospedale, iniziano a rievocare i terribili momenti precedenti a quel delirio di barbarie e violenza. “Eravamo tutti ammassati nella palestra – ha raccontato una bambina sopravvissuta – quando il nastro ha ceduto e una bomba è cascata, esplodendo”. Poi la fuga generale ed i terroristi che aprono il fuoco sui bambini, uccidendoli. “Ci sparavano addosso da ogni parte” racconta un altro. “Quell’esplosione”, raccontano due ragazzini coperti di escoriazioni, “ci ha dato la possibilità di fuggire. Eravamo sdraiati sul pavimento, terrorizzati, quando abbiamo sentito il botto. Allora ci siamo alzati e siamo corsi alle finestre, per spaccare i vetri. Per fortuna quelli della palestra erano di plastica, altrimenti ci saremmo feriti più gravemente”. Uno dei due ha confermato che “i sequestratori ci hanno presi di mira. Ci sparavano addosso da sopra, dal soffitto. La gente scappava in tutte le direzioni, c’erano almeno 200 o 300 persone che correvano con noi”.



Un marito piange la morte della moglie
Una madre accarezza teneramente il volto della figlia uccisa dai terroristi musulmani



Alcuni degli ostaggi vengono condotti al sicuro

Una donna ha parlato di “due grandi ordigni messi nei canestri da basket e collegati da un filo attraverso tutto il campo da gioco”. Un bambino si aggirava in stato di shock fra i reporter: “Non riesco a trovare i miei genitori, non riesco a ricordarmi che faccia abbiano”. Una ragazzina, Diana, ha raccontato che gli ostaggi sono stati costretti a bere le proprie urine per dissetarsi: “Non ci davano nulla da mangiare, nè da bere. Urinavamo nelle bottiglie e filtravamo il tutto con le magliette per calmare l’ arsura”. Dalle loro testimonianze emerge l’ assoluta indifferenza delle sanguinarie bestie musulmane per l’ età dei piccoli ostaggi: “i piu’ piccoli erano terrorizzati, ma disciplinati – aveva detto l’insegnante Rita Gazdinova, rilasciata con la figlia Madina, di tre anni, ma che aveva dovuto lasciare dentro altre due figlie di 11 e 14 anni – però chiedevano spesso di andare in bagno, e ogni volta che piangevano troppo, quelli sparavano in aria per zittirli”. Galina Zandarova, anche lei rilasciata, ha ribadito il racconto della compagnia di prigionia, aggiungendo che nel primo giorno, due “vedove nere” si sono fatte saltare per aria per eliminare chi faceva resistenza. “Ci hanno detto che le loro sorelle avevano vinto”. Sempre Zandarova ha parlato di esecuzioni sommarie dei feriti: “li portavano in corridoio per finirli”. Una donna, madre di un bimbo di una anno e di una ragazza di 14, racconta con lo sguardo fisso nel vuoto e l’ anima consumata dal senso di colpa, di come abbia dovuto abbandonare la figlia maggiore di 14 anni. Le forze speciali non potevano trasportare sui propri mezzi un altro ostaggio, e le hanno detto di scegliere. La donna ha preso con se il figlio piccolo. Mentre veniva allontanata dal campo di battaglia, ha udito le urla della figlia minore (fortunatamente, le forze di sicurezza avrebbero sucessivamente salvato anche la ragazzina). Sembra inoltre che alcune delle alunne, siano state violentate dai terroristi (nel commando, si saprà successivamente, figurava anche un tale Vladimir Khodov, anche lui musulmano e ricercato dal 1998 per uno stupro commesso nella regione di Krasnodar, in Russia meridionale). Il bilancio definitivo della strage sarebbe di 331 morti (tra i quali 172 bambini al di sotto degli 11 anni) ed un numero imprecisato di dispersi.



Il trasporto di morti e feriti
Alcuni dei bimbi uccisi dai terroristi musulmani



Scortato da alcune guardie, l' unico terrorista superstite viene portato dinnanzi alle telecamere

Il 5 settembre successivo, i network televisivi russi mostrano l’ unico terrorista scampato al massacro (anche se ci sono incertezze in merito all’ esistenza di altri prigionieri). L’uomo, apparentemente un ceceno, è condotto dinnanzi ai microfoni da due guardie, i cui volti sono coperti da passamontagna. Evidentemente terrorizzato, ripete in russo, con un forte accento caucasico: “Lo giuro su Allah, non ho sparato”. E a un giornalista che gli chiede se non avesse pietà dei bambini tenuti in ostaggio, risponde: “Certo che avevo pietà, ho dei figli anch’ io”. Secondo il viceprocuratore generale di Russia, Sergei Fridinsky, si tratta di uno degli uomini che ha dato l’ assalto alla scuola. “Quest’uomo – ha dichiarato Fridinsky – ha preso direttamente parte all’ attacco, è un uomo del commando. Domani la procura confermerà il suo arresto e lo incriminerà formalmente”. Il terrorista ha inoltre parlato di come sarebbe avvenuto il crollo del tetto della palestra.



Il terrorista mentre cerca di spiegare la sua innocenza

Un membro del commando voleva liberare i bambini ed è stato ucciso dal “Colonnello” che, subito dopo, avrebbe innescato le cinture esplosive indossate da due “vedove nere”, provocando così il crollo del tetto della scuola. Il prigioniero ha inoltre affermato che i sequestratori sarebbero stati in totale 32. Il 7 settembre, l’ emittente russa trasmette un video (della durata di circa novanta secondi), girato dai terroristi all’ interno della palestra. Le immagini sono un’ ulteriore testimonianza della crudeltà nutrita dai sequestratori verso dei bambini inermi. Nel filmato compare anche il “Colonnello” (succesivamente ucciso nel raid delle forze di sicurezza), mentre illustra il funzionamento di una delle cariche esplosive, tenendo il piede sul detonatore. Nei giorni seguenti alla strage, si verrà a conoscenza delle modalità utilizzate dai terroristi per occultare le armi utilizzate nel corso dell’ attacco. “Esplosivi, armi ed equipaggiamento militare erano stati portati dentro alla scuola in estate, mentre nell’edificio erano in corso lavori edili”, hanno spiegato fonti riservate dei servizi di sicurezza dell’ Ossezia del Nord. L’arsenale era stato nascosto sotto il pavimento della libreria. E secondo quanto riferito da alcuni ex ostaggi, il commando avrebbe aperto il nascondiglio creato per le armi subito dopo essersi infiltrati nella scuola.



L' orribile scena di alcuni degli scolari uccisi dai terroristi

Ma chi sono i terroristi che hanno effettuato l’ attacco? Sembra che diversi elementi del commando fossero di nazionalità araba, a rafforzare la saldatura tra il terrorismo integralista ceceno e gli uomini di Al Qaeda. Uno dei bambini sopravvissuti alla strage, ha chiaramente indicato come, tra i membri del gruppo, vi fosse il leader storico dei ribelli ceceni Doku Umarov. Il ragazzino lo aveva visto più volte in televisione e non ha perso tempo nel riconoscerlo tra le foto presentategli dagli inquirenti. Considerato il numero due della guerriglia islamico-indipendentista cecena dopo Shamil Basayev (il quale, alla data dell’ attentato, contava un esercito di circa 4000 fedelissimi), Umarov è un veterano della guerriglia e negli ultimi anni sembra abbia costituito una sua milizia personale. Quarant’ anni, ingegnere petrolifero, già consigliere per la sicurezza nazionale del presidente indipendentista Aslan Maskhadov a fine anni ’90, Umarov è un radicale. Il deputato ceceno filo-russo Ruslan Iamadaiev, ha invece affermato di sapere per certo che a capo del gruppo ci sarebbe Magomed Jevloev, detto Magas: leader di una banda dell’ Inguscezia inserita tra le file della guerriglia cecena. Quest’ ultimo fattore rappresenterebbe un potenziale detonatore per una sanguinaria crisi tra Ossezia del Nord ed Inguscezia. Dopo il crollo dell’ Unione sovietica infatti, le due ex Repubbliche comuniste si contrapposero in un violento conflitto per il controllo di alcune zone di frontiera. Di certo, l’ odio etnico potrebbe essere sul punto di riaccendersi in tutta la regione se, a soli due giorni dal massacro, un gruppo armato composto da alcune decine di padri delle vittime e altri cittadini di Beslan, era pronto a dirigersi verso Churikau, un villaggio dell’ Inguscezia dal quale era partito il commando di terroristi entrato nella scuola. La polizia ha fermato per tempo la spedizione punitiva la quale (benchè assolutamente comprensibile dal punto di vista dei parenti delle vittime) avrebbe però rischiato di infiammare maggiormente i rapporti tra Ossezia settentrionale ed Inguscezia.



Il nascondiglio ove i terroristi hanno nascosto le armi



L' orribile scena di alcuni degli scolari uccisi dai terroristi

A dissipare ogni dubbio in merito alla paternità dell’ azione, sarà Shamil Basayev, leader dei terroristi ceceni, quando il 17 settembre successivo rivendicherà, sulle pagine del sito internet Kavkazcenter.com, la piena responsabilità per l’attacco a Beslan, alla metrò di Mosca del 31 agosto e l’abbattimento dei due Tupolev del 24 agosto precedente. “Grazie ad Allah, le Brigate dei Martiri Riadus Salikhin hanno compiuto una serie di operazioni militari riuscite sul territorio russo”, afferma Basayev, che si firma utilizzando lo pseudonimo Abdallah Chamil. La Brigata dei Martiri, formata da Basayev alcuni anni addietro, sarebbe responsabile dell’ esplosione vicino alla stazione Rijskaia a Mosca, “perpetrata dal Dipartimento Regionale dei Martiri di Mosca (31 agosto, 10 morti)”, dell’ esplosione in volo “di due aerei civili provocata dal Dipartimento delle Operazioni Speciali (24 agosto, 90 morti)” e “dell’operazione Beslan (dal 1° al 3 settembre, circa 339 morti), rivendicata dal Secondo Battaglione di Martiri, posto sotto il comando del Colonnello Orsthkoiev (…) Non conosco Osama Bin Laden e non ho preso soldi da lui”, ha poi scritto Basayev. L’operazione di Beslan – provocatoriamente battezzata ‘Nord-west’, rifacendosi al massacro del teatro Dubrovka di Mosca dell’ ottobre 2002, dove era in programma lo spettacolo ‘Nord-Ost’ – “e’ costata in tutto 8.000 euro (…) Dagli stranieri ho avuto solo 10.000 dollari e 5.500 euro. Praticamente faccio la guerra solo con i soldi del bilancio della Federazione Russa. Armi, automobili, esplosivi sono tutti nostri trofei. Le uniche spese sono per l’ alimentazione e i vestiti. Per arrivare a Mosca quei soldi non bastavano (…) All’operazione ‘Nord-West’ – prosegue Basayev – partecipavano 33 mujaheddin, fra cui due donne. Ne avevo preparate quattro, ma due sono state spedite a Mosca il 24 agosto per salire sui due aerei che poi abbiamo fatto esplodere”. Il messaggio di Basayev, fa quindi intendere come l’ organizzazione dietro alla strategia dei musulmani ceceni, sia altamente composita e specializzata, se si considera addirittura la presenza di quello che il leader terrorista chiama “Dipartimento delle Operazioni Speciali”.



Nei giorni successivi alla tragedia, la palestra della scuola diverrà un luogo di pellegrinaggio per i parenti delle vittime e per i cittadini di Beslan



Le autorità russe hanno irresponsabilmente consentito ai civili locali, di circolare armati all' interno e nei dintorni dell' area di crisi. Qui vediamo un cittadino di Beslan armato di un fucile da caccia, mentre tiene sotto tiro la scuola

Passiamo ora ad analizzare la gestione dell’ intera operazione dal punto di vista militare. Dai filmati rilasciati dai network russi, e da quanto emerge dai resoconti giornalistici, sembra che le forze di sicurezza abbiano principalmente commesso due gravissimi errori tattici: il mancato isolamento dell’ area di crisi e l’ errata predisposizione di un adeguato numero di tiratori scelti lungo il perimetro della stessa. Quello dell’ isolamento dell’ area di crisi, è una procedura da attuarsi nei momenti immediatamente successivi all’ arrivo del primo contingente di forze di sicurezza (ma, nell’ attesa, può essere effettuato anche dalle stesse forze dell’ ordine, se in numero adeguato). Tale misura, oltre ad evitare la fuga dei sospetti, consente di poter individuare all’ interno della zona circoscritta, esclusivamente il personale autorizzato (forze di sicurezza e d’ emergenza). Ciò renderà possibile, in caso di intervento, l’ immediata discriminazione tra personale in divisa, ostaggi e terroristi. Nel caso di Beslan, la zona circostante la scuola venne invece letteralmente assediata dai civili, alcuni dei quali armati (introducendo quindi un potenziale ed ulteriore fattore di instabilità, in una situazione già di per se critica). Al momento dell’ assalto, i militari non poterono porre in essere una risposta adeguata al fuoco dei terroristi, proprio a causa della presenza di civili nell’ area. Questo ci porta al secondo punto. Dall’ elevato numero di terroristi fuggiti dalla scuola, appare evidente come non fosse stata allestita alcuna forza di contenimento e come i tiratori scelti delle unità speciali, occupassero postazioni di tiro non ottimali (tanto da dover esser chiamati a supporto alcuni elicotteri armati). Anche il tipo di armamento impiegato non sembra esser stato del tutto consono alla tipologia d’ operazione (alcuni dei militari erano addirittura muniti di armi contro-carro).



I danni subiti dall' istituto scolastico. Il tetto della palestra è crollato



Uno dei terroristi abbattuti. Questo bastardo è stato spedito ad incontrare Allah il misericordioso a colpi di arma da fuoco
In forza di quanto appena considerato, concordiamo quindi con Edward Luttwak, esperto di geopolitica per il Pentagono, quando afferma che “i russi si illudono di avere una capacità operativa che non hanno. Vorrei sapere se hanno invitato gli esperti del settore: anche se la decisione strategica era giusta, non si sono equipaggiati con la tattica adeguata. Il tutto per la fierezza nazionale di fare da soli. Quei bravi ragazzi del gruppo Alfa sono impreparati: per non farsi aiutare, hanno condotto un blitz primitivo che ha causato molti morti.” Un dato risulta evidente: la fama delle forze speciali russe, e dei reparti di controterrorismo, è oramai largamente superiore rispetto alle effettive capacità. E’ tempo di ripensamenti e rivoluzioni per il complesso delle forze di sicurezza di Mosca, se non si vuole rischiare, a breve tempo, di incorrere in una nuova Beslan. Il terrorismo non perdona tali ingenuità.



Una ragazza pone dei fiori in ricordo dei bimbi morti
I funerali di alcune delle vittime
I funerali di alcune delle vittime
I funerali di alcune delle vittime
Preghiere per i bimbi di Beslan, in una chiesa ortodossa russa

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