
Nel mese di settembre 2004, il S.I.S.Mi. (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare) italiano, di concerto con i servizi di sicurezza libanesi e siriani, ha sventato un piano terroristico volto a colpire l’ Ambasciata italiana di Beirut, Libano. E’ quanto si è appreso il 21 settembre, grazie ad una nota rilasciata dallo stesso Ministro della Difesa Martino. Il piano, organizzato da un gruppo salafita costituente la cellula operativa di Al Qaeda in Libano, prevedeva l’ attacco tramite un’ automobile carica di circa 300 chilogrammi di esplosivo, la quale si sarebbe scagliata a forte velocità contro la nostra rappresentanza diplomatica, ubicata a Beirut in Place de l’ Etoile. Le indagini sarebbero state avviate nel luglio precedente, a seguito dell’ intercettazione di due telefonate, nelle quali si parlava di detonatori ed ordigni a base chimica. Gli investigatori individuano successivamente un gruppo salafita chiamato “Gruppo Ziad Al-Jarrah” (il nome di uno dei piloti kamikaze schiantatisi contro il World Trade Center), quale organizzatore ed esecutore del piano. Ben presto si è in grado di risalire anche al leader, Ahmad Salim Mikkadi, 36 anni, già condannato per terrorismo e ritenuto il referente di Al Qaeda in Libano




Un team del S.I.S.Mi. giunge quindi a Beirut e si collega con gli agenti libanesi e siriani, già sulle tracce del gruppo terroristico, per allestire la trappola. A mezzogiorno di venerdi 17 settembre, gli agenti individuano Mikkadi in un giardino pubblico di Beirut, non lontano dal locale ippodromo. L’ azione è fulminea e Mikkadi non ha neanche il tempo di accennare una reazione. Gli agenti, armati, lo costringono a terra e lo immobilizzano. Un’ ora dopo, altre nove componenti del gruppo vengono arrestati e la cellula libanese di Al Qaeda smantellata. Finiscono in manette anche Ismail Khatib (altra figura di spicco della cellula) ed un tassista libanese, il quale risulta aver nascosto l’ esplosivo acquistato. Nel covo del gruppo terrorista, oltre a 100 chilogrammi di esplosivo e dieci detonatori, viene rinvenuto anche il filmato di un sopralluogo effettuato nei pressi dell’ Ambasciata italiana. L’ autore del video (identificato in Abu Omar, esperto di esplosivi e da tempo ricercato dalle polizie di tutto il mondo, anch’ egli caduto nella rete dei servizi di sicurezza) riprende il percorso che avrebbe dovuto effettuare l’ attentatore suicida a bordo dell’automobile carica di esplosivo. Miqati e Khatib avevano inoltre affittato diversi appartamenti a Beirut (fornendo false credenziali), onde essere maggiormente vicini all’ obiettivo ed avere un nascondiglio sicuro ove nascondere l’ esplosivo. Dalle indagini si è appreso anche come fossero stati tre gli attentati pianificati dal “Gruppo Ziad Al-Jarrah” in Libano. Oltre all’ ambasciata italiana, i terroristi intendevano infatti colpire anche le sedi diplomatiche statunitensi ed ucraine a Beirut. Nella strategia dei terroristi, l’ attacco contro l’ ambasceria italiana doveva infatti essere solo il primo di una serie di attentati ai danni di obiettivi occidentali, i quali avrebbero consentito agli uomini di Mikkadi, di acquisire maggior credito nel mondo fondamentalista e potersi poi trasferire in Europa, dove avrebbero compiuto nuovi atti terroristici. Ma gli uomini del S.I.S.Mi. hanno posto fine per tempo alle attività del gruppo.
