
Il caveirão arriva rombando sull’ obiettivo con tutta la potenza delle sue otto tonnellate. Dal mezzo blindato fuoriescono una dozzina di operatori del B.O.P.E., i quali prendono velocemente posizione. Ci troviamo in una delle 600 favelas di Rio de Janeiro, baraccopoli regno dei signori della droga, che impongono la loro legge grazie alla presenza di “soldati” armati di pistole, mitragliette, mitragliatrici leggere, R.P.G. (Rocket Propelled Grenades) e mine anti uomo. Entrare in una favela, corrisponde ad entrare in una vera e propria zona di guerra, che sfugge del tutto al controllo dello stato. In prima linea nel tentare di riportare l’ ordine in questa vera e propria terra di nessuno, sono i poliziotti del Batalhão de Operações Policiais Especiais, meglio noti attraverso l’ acronimo di B.O.P.E. “Il combattimento urbano qui non e’ molto diverso da quello in Iraq”, spiega il Comandante dell’ unita’ tiratori scelti del B.O.P.E. “i narco-terroristi sono armati di bombe a mano, AK-47, mine e mitragliatrici, praticamente lo stesso tipo di arsenale che troviamo nelle mani degli insorti in Iraq con la differenza che i trafficanti, essendo presenti nelle favelas da decenni, possiedono piu’ esperienza nel combattere nei centri abitati di quanta ne abbiano gli iracheni.”



Le favelas sono oggi il regno incontrastato dei signori della droga. Il Comando Vermelho (Commando Rosso), il Terceiro Comando (Terzo Commando) egli Amigos dos Amigos (Amici degli Amici) sono le gang piu’ potenti e che fanno affari d’ oro attraverso la vendita di stupefacenti. Tale attivita’ ha generato un aumento drammatico del numero di conflitti a fuoco tra bande di trafficanti e tra queste ultime e le forze dell’ ordine, con oltre 40 omicidi per ogni 100.000 abitanti nella sola citta’ di Rio (la cui popolazione complessiva, secondo le stime del 2006, ammonta a 6.136.652 abitanti). Le morti a seguito di conflitti a fuoco a Rio negli anni ’90 erano piu’ elevate di quelle registrate in zone di guerra quali l’ Angola e la Sierra Leone. In citta’, nel 2002, sono stati registrati ben 49.579 omicidi. Il giro d’ affari e’ tale che in alcune favelas la vendita di sostanze stupefacenti arriva a rendere fino a 150 milioni di dollari al mese. Un commercio, questo, che i trafficanti di droga sono disposti a proteggere con ogni mezzo.


Al fine di contrastare il crescente fenomeno delle prese di ostaggi, il 19 Gennaio 1978 viene formato il Núcleo da Companha de Operações Especiais (Nu.C.O.E.), posto sotto il comando del comandante della Policia Militar dello stato di Rio de Janeiro. Nel 1982 la Compagnia divenne parte del Batalhão de Polícia de Choque. Successivamente si apportarono ulteriori modifiche alla nomenclatura, mutandola in Comphanhia Operaçoes Especiais (C.O.Esp.). Nel 1984 il nome fu ancora una volta cambiato in Nu.C.O.E. Nel 1988, venne formata la Companhia Independente de Operações Especiais (C.I.O.E.), con giurisdizione su tutto lo stato di Rio de Janeiro. Nello stesso periodo l’ unita’ inizia ad operarare nelle favelas, supportando le operazioni della polizia di stato civile ed effettuando operazioni di salvataggio di singoli poliziotti o di unita’ rimaste isolate e circondate da gang di narcotrafficanti. Il corpo venne ribattezzato B.O.P.E. (Batalhão de Operações Policiais Especiais) il 1 Marzo 1991. Oggi il B.O.P.E. ha sede nel Morro do Pereirao, la favela di Pereirao.


I criminali non rappresentano comunque l’ unica minaccia dalla quale si trovano a doversi difendere gli uomini del B.O.P.E. ed i cittadini onesti di Rio de Janeiro. Eclatante, a tal proposito, quanto accaduto nel corso di una presa di ostaggi all’ interno di un bus a Rio. Nel corso dell’ incidente, un uomo sotto l’ effetto di crack ed armato di una pistola, aveva utilizzato una ragazzina quale scudo. “In quell’ occasione – spiega un ufficiale del B.O.P.E. – giornalisti e gruppi per i diritti civili si radunarono nell’ area della crisi per assicurarsi che tutti i diritti del delinquente fossero rispettati. Il Governatore non ci autorizzo’ ad abbattere il criminale, sotto evidente effetto di sostanze stupefacenti e pericolosissimo, per paura di ricevere critiche da parte dei giornali e delle organizzazioni non governative. Eravamo inermi – continua l’ agente – incapaci di salvare la vita di quella ragazzina nonostante avessimo potuto facilmente abbattere il criminale senza fare del male all’ ostaggio. Alla fine il figlio di puttana ha sparato alla ragazzina finendo a sua volta ammazzato dalla polizia. I giornalisti e gli attivisti per i diritti umani non ci permisero di fare il nostro lavoro e quella povera ragazzina ha finito per perdere la vita senza alcun motivo. In quell’ occasione prendemmo la decisione che in una futura simile occasione saremmo comunque andati fino in fondo.”


E cosi’ e’ stato. Nel 2007 un uomo, non volendo accettare il divorzio dalla moglie, sale a bordo del bus dove si trova questa, prendendo in ostaggio trentotto passeggeri. Le sue intenzioni sono di uccidere la donna e tutti coloro a bordo, prima di togliersi la vita. Grazie alle negoziazioni l’ uomo rilascia ventiquattro passegeri, poi altri cinque finche’ solo sette ostaggi restano a bordo. “Temevamo per questi sette, perche’ sapevamo che l’ unita’ di negoziazione non sarebbe riuscita a farli rilasciare e l’ uomo diveniva sempre piu’ violento e paranoico ogni minuto che passava”, spiega un ufficiale. “Nonostante l’ isteria dei media che avrebbero voluto che salvassimo la vita al delinquente, abbiamo ritenuto piu’ sicuro per gli ostaggi prendere in mano la situazione ed eliminare la minaccia, facendo tornare tutti a casa sani e salvi.”


Nel 2006 Amnesty International ha pubblicato un rapporto nel quale attacca gli uomini del B.O.P.E. Amnesty fa riferimento in particolar modo all’ uso del caveirão, il mezzo porta truppe blindato che ha salvato centinaia di agenti dall’ esplosione di mine, bombe a mano e lancia razzi in mano ai narco trafficanti. Amnesty afferma di aver ricevuto rapporti dalle organizzazioni non governative operanti nelle favelas, secondo le quali il B.O.P.E. sarebbe solito entrare nelle aree abitate sparando all’ impazzata dall’ interno del mezzo. Il caveirão e’ anche dotato di un sistema di altoparlanti dai quali, sempre secondo le testimonianze raccolte da Amnesty International, gli agenti si rivolgerebbero a chiunque sbarri loro la strada utilizando profanita’. Secondo le diverse O.N.G. di stanza nelle favelas, il caveirão sarebbe addirittura responsabile dei traumi psicolgici subiti dai bambini della zona, tanto che il mezzo avrebbe rimpiazzato il famigerato “uomo nero” nelle storie atte a spaventare i piu’ piccoli. Cio’ che appare strano, e’ il fatto che non si denunci come l’ infanzia dei bimbi delle favelas non sia a rischio a causa dei presunti traumi psicologici inferti loro dagli uomini del B.O.P.E., quanto dall’ utilizzo che ne fanno i signori della droga. Bambini dai 6 anni di eta’ in su, vengono infatti armati di pistole, pistole mitragliatrici e bombe a mano ed impiegati come “soldati” o corrieri per droga ed ordini. Si calcola che nel 2006, nella sola Rio, fossero ben 6000 i minorenni armati. Secondo l’ antropologo Luke Downdey, dal 1991 al 2006, ben 4000 minorenni sono stati uccisi in scontri a fuoco tra gang rivali o con le forze dell’ ordine.



