Non vi era alcun dubbio che il G.I.G.N. sarebbe dovuto intervenire rapidamente per riprendere il controllo dell’ apparecchio ed abbattere i terroristi, prima che questi fossero stati in grado di metter mano agli esplosivi.
Gendarme in tenuta d' assalto : notate l' elmetto balistico con visiera ed il particolare gibernaggio . La pistola mitragliatrice è una H&K MP5 dotata di torcia Sure Fire
La mattina del 24 dicembre 1994 , alle ore 11:15 circa , quattro individui armati prendono in ostaggio gli oltre duecento passeggeri del volo Air France 8969 in stand-by per il decollo dalla pista dell’ aeroporto di Houari-Boumediene in Algeria . Vestendo le uniformi di agenti della sicurezza aeroportuale gli uomini del commando terrorista si introducono nell’ avioggetto fornendo false credenziali . Solo dopo aver effettuato il controllo dei passaporti i quattro estraggono le pistole mitragliatrici UZI ed i fucili d’ assalto AK-47 fino a quel momento opportunamente occultati rivelando i propri reali intenti al grido di ” Allah akbar ” ( ” Allah è grande ” ) ed ostentando candelotti di esplosivo e bombe a mano di fattura artigianale . Identificati quali membri del Gruppo Islamico Armato ( G.I.A. ) , una delle fazioni più estremiste del terrorismo algerino da anni in lotta con il Governo locale , i quattro terroristi , tutti poco più che ventenni , chiedono di raggiungere Parigi , e per conferire maggior peso ed urgenza alla richiesta , non esitano ad uccidere un poliziotto algerino ed un diplomatico vietnamita individuati nel corso del controllo passaporti : i corpi vengono abbandonati in un carrello per valigie sulla pista dell’ aeroporto .
Simulazione di assalto ad un aereo di linea
Brutali e determinati i quattro terroristi vennero in seguito descritti come molto cauti e non privi di metodo operativo : utilizzando numeri per riferirsi gli uni agli altri si mostravano sempre molto sospettosi e vigili riguardo al cibo che veniva loro offerto a bordo , tanto da farlo preventivamente assaggiare agli ostaggi per timore che questo fosse stato drogato . Altro comportamento atto a svelare una ben precisa e ponderata strategia fu quello di predisporre immediatamente il collocamento di due cariche esplosive rispettivamente nella cabina di pilotaggio e sotto un sedile all’ interno del vano passeggeri . Venne in ultimo ordinato a tutti gli ostaggi di sesso femminile di coprire i propri volti così come imposto dalla tradizione islamica . Questo elemento , insieme alla frequenza con cui i passi del Corano venivano letti attraverso il sistema di altoparlanti dell’ apparecchio , furono indicativi del fatto che le personalità già pericolosamente sociopatiche dei quattro terroristi fossero supportate da un inquietante fanatismo religioso di fondo che li avrebbe messi nelle condizioni di porre in essere con estrema facilità qualsiasi atto di violenza nei confronti degli ostaggi .
Operatori prendono posizione con l' ausilio di una sorta di pedana elevatrice durante un' esercitazione
Il leader dei terroristi si servì del comandante dell’ apparecchio per mettersi in contatto con la torre di controllo e con il Ministro degli Interni Meziane-Cherif accorso sul luogo della crisi . Il commando avanzava la pretesa di rilascio dagli arresti domiciliari per due leader del Fronte di Liberazione Islamico ( F.L.I. ) , Abassi Madani e Alì Belhadj . Dinnanzi a tale richiesta Meziane-Cherif pretese come atto di buona volontà il rilascio di donne e bambini i quali vennero effettivamente liberati in serata . Contemporaneamente un’ unità della polizia algerina , con l’ ausilio di visori per l’ osservazione notturna , procedeva all’ identificazione del leader terrorista individuato all’ interno della cabina di pilotaggio . Costui risultò essere Abdul Abdullah Yahia , venticinquenne affiliato al G.I.A. , già noto alle autorità come l’ ” Emiro ” e coinvolto in numerose azioni terroristiche tra cui l’ omicidio di tre gendarmi francesi e due agenti consolari avvenuto ad Algeri nel corso dello stesso anno . Nel frattempo in Francia il quartier generale del G.I.G.N. è al centro di una frenetica attività diplomatica volta a far ottenere all’ unità d’assalto della Gendarmeria il ruolo di consulente tecnico per un’ eventuale azione di forza contro i terroristi . In realtà i vertici delle forze di polizia francesi erano ben consci della necessità di ottenere l’ autorizzazione per gestire completamente la crisi essendo consapevoli della assoluta mancanza di professionalità propria tanto dei reparti d’ assalto algerini, quanto della maggior parte delle unita’ controterrorismo dei Paesi arabi.
Il 25 dicembre la situazione volse inaspettatamente a favore delle autorità francesi quando il commando terrorista , ritirate le richieste di rilascio per i compagni d’ armi del F.L.I. , fece espressa richiesta di decollare alla volta dell’ aeroporto di Marsiglia per essere riforniti di carburante e poter proseguire verso Parigi . Il problema si sarebbe spostato ora sul piano diplomatico . Le autorità algerine erano fermamente decise a non permettere il decollo dell’ apparecchio ; il regime militare che teneva sotto controllo il Paese aveva infatti indirettamente fatto comprendere ai negoziatori francesi di voler mantenere i dirottatori sul suolo nazionale onde consentire ai reparti d’ assalto di lanciare un attacco frontale al velivolo ( che sarebbe sfociato senza ombra di dubbio in un massacro ) . A dare una drammatica svolta agli eventi sarebbe stata la reazione del commando terrorista al comportamento insensato dei negoziatori algerini . Alle 21:30 circa dello stesso giorno un drammatico messaggio proveniente dalla cabina di pilotaggio dell’ aereo giunse alla torre di controllo nonchè improvvisato centro di gestione per la crisi . A parlare un giovane impiegato dell’ Ambasciata francese di Algeri : se l’ autorizzazione al decollo verso Marsiglia avesse tardato a sopraggiungere l’ ostaggio sarebbe stato ucciso . Il governo di Algeri tentò di convincere le autorità francesi che i dirottatori non avrebbero osato spingersi tanto oltre , ma alle 22:00 circa il corpo del giovane cittadino francese ormai senza vita venne gettato ai piedi dell’ Airbus . Con la propria credibilità ormai irrimediabilmente compromessa , Algeri permise il decollo dell’ aereo , che lasciò la pista di Houari-Boumediene alle 02:00 circa del 26 dicembre .
In previsione di un eventuale azione su suolo algerino , una squadra del G.I.G.N. era stata fatta pervenire ( a bordo di un aereo di linea Air France identico a quello dirottato al fine di permettere agli operatori l’ acquisizione di familiarità con il velivolo ) presso l’ aeroporto di Palma de Mallorca ( Spagna ) in stand-by per l’ intervento . A seguito dei nuovi sviluppi il team venne ricondotto in Patria presso l’ aeroporto di Marsiglia .
Alle 03:33 circa l’ aereo dirottato atterrava sulla pista dell’ aeroporto di Marsiglia-Marignane per essere rifornito e poter così continuare il proprio volo verso Parigi . Squadre di tiratori scelti del G.I.G.N. avevano preso posizione attorno l’ area adiacente la torre di controllo , paracadutisti provenienti dall’ Escadron Parachutiste de la Gendarmerie Nationale ( E.P.G.N. ) , posizionati sui prati a delimitazione della pista d’ atterraggio , fornivano supporto tramite l’ osservazione ravvicinata dell’ apparecchio . Le trattative per la liberazione dei passeggeri erano ora pienamente nelle mani del team di negoziazione ostaggi del G.I.G.N. , il quale , non potendo permettere all’ apparecchio di decollare verso la capitale francese , si mise immediatamente al lavoro per prolungare le trattative al fine di consentire alle squadre d’ assalto di preparare e mettere in atto un piano volto a liberare gli oltre 150 paggeri del volo 8969 . Verso le 06:00 i terroristi chiesero di essere riforniti di ventisette tonnellate di carburante , una quantità decisamente eccessiva per una tratta , quella Marsiglia/Parigi , che ne richiedeva appena dieci . Secondo gli analisti dell’ antiterrorismo una tal quantità di propellente avrebbe potuta essere impiegata solamente in due modi : permettere ai terroristi di dirigersi verso un Paese ” amico ” , o condurli effettivamente su Parigi dove l’ aereo sarebbe stato fatto esplodere nei cieli della città provocando una catastrofe senza precedenti . Quest’ultima ipotesi venne confermatata quando , poche ore dopo , funzionari dei servizi segreti presso l’ ambasciata francese di Algeri vennero a conoscenza , tramite un informatore , dei propositi suicidi del commando ; tale informazione fu avvalorata dalla testimonianza di alcuni dei sessantatre passeggeri rilasciati ad Algeri i quali dichiararono di aver sentito spesso parlare i terroristi di un ” volo verso il paradiso eterno ” per congiungersi alla ” perpetua luce bianca di Allah ” , la ricompensa per chi si immola in nome della fede islamica .
Nel frattempo Yahia , il leader del commando , poneva come scadenza per il rifornimento le ore dieci della mattinata : per sua stessa ammissione , oltre tale orario , l’ aereo sarebbe saltato in aria . Non vi era alcun dubbio che il G.I.G.N. sarebbe dovuto intervenire rapidamente per riprendere il controllo dell’ apparecchio ed abbattere i terroristi, prima che questi fossero stati in grado di metter mano agli esplosivi . Dopo aver disposto l’ utilizzo di micro-camere e microfoni al fine di conoscere con esattezza posizioni e movimenti dei quattro all’ interno il gruppo d’ assalto poteva dirsi finalmente pronto a muovere . L’ abilità dei negoziatori fece sì che l’ ora data come scadenza per il rifornimento venisse posposta al fine di permettere la pulizia dell’ aereo e soprattutto il posizionamento delle squadre d’ assalto nei loro ” punti inizio attacco ” . Nel frattempo venne consentito ad una anziana coppia di lasciare l’ aereo .
Ore 17:17 : l' attacco ha inizio
Alle ore 16:00 circa del 26 dicembre tre squadre del Gruppo di Sicurezza e d’ Intervento della Gendarmeria Nazionale francese prendono posizione sulle scale mobili normalmente utilizzate per l’ afflusso e il deflusso dei passeggeri a bordo degli aerei di linea . Totalmente vestiti con tute ignifughe blu scuro , passamontagna , elmetti balistici e giubetti in Kevlar , ed armati di pistole 357 Magnum e l’ onnipresente pistola mitragliatrice Heckler & Koch MP5 i gendarmi allineano le scale mobili in asse con la poppa dell’ apparecchio . Le loro armi sono caricate con proiettili a punta cava o morbida , un munizionamento utilizzato all’ interno di spazi ristretti ed in presenza di ostaggi al fine di evitare pericolosi rimbalzi qualora il proiettile mancasse il bersaglio . Questo tipo di pallottole subisce infatti un rallentamento dopo un breve percorso , spaccandosi letteralmente non appena a contatto con qualsiasi superficie garantendo così un elevato potenziale di arresto . Verso le ore 17:00 l’ ordine di iniziare l’ attacco giunge alle squadre , le quali cominciano la ” progressione ” verso l’ obbiettivo sfruttando il punto cieco offerto dalla coda dell’ apparecchio . Inaspettatamente l’ aereo comincia però a muoversi rullando verso la testata pista , questo costringe i tre team a fermarsi per riallinearsi velocemente in asse con l’ airbus . I terroristi , ancora in attesa del rifornimento , iniziano a soffrire i primi segni di nervosismo , esplodendo diversi colpi d’ arma da fuoco all’ indirizzo della torre di controllo : il segnale per le squadre d’ assalto non tarda ad arrivare .
Il primo team si appresta ad entrare : è possibile vedere uno dei gendarmi impegnato nel mantenere aperto il portellone
Le tre scale si muovono simultaneamente verso i ” punti di inserzione ” , i gendarmi disposti in due file da quattro uomini su ognuna pronti ad entrare in azione . Contemporaneamente sei colpi vengono esplosi da uno dei tiratori scelti contro i terroristi visibili nell’ abitacolo , il vetro esplode sotto i colpi del calibro 50 attirando l’ attenzione lontano dagli assaltatori pronti ad entrare dal portellone anteriore destro . Uno degli uomini del team , mantenendo aperto il portellone , permise il lancio all’ interno di una granata stordente Flashbang seguita da due assaltatori i quali irrompendo attraverso la prima classe colpirono a morte uno dei terroristi . La reazione non tardò ad arrivare ; attraverso la parete divisoria della cabina di pilotaggio Yahia ed uno dei suoi uomini esplosero numerosi colpi all’ indirizzo dei due gendarmi i quali caddero a terra feriti . Un terzo operatore fu investito da una pioggia di proiettili i quali mandarono in frantumi la sua pistola mitragliatrice causandogli la perdita di un dito e diverse altre ferite permettendogli solamente di ripararsi poco prima che lo scoppio di una bomba a mano ferisse i suoi colleghi .
Un' altra concitata fase dell' assalto : il fumo dinnanzi al muso dell' aereo è provocato dall' esplosione di una Flashbang sulla pista ; è possibile notare sul retro le squadre assegnate all' evacuazione degli ostaggi
” Sei dei miei uomini caddero feriti davanti ai miei occhi non appena entrammo ” , ricorda il Comandante della squadra assegnata all’ entrata anteriore destra , l’ unico a non essere rimasto ferito dai proiettili esplosi dalla cabina di pilotaggio . Con la sua 357 Magnum stretta in pugno , il team leader si preparò a rispondere al fuoco quando una scarica di AK-47 colpendolo di striscio strappò via il visore del suo elmetto balistico costringendolo ad arretrare . Secondo il Comandante ” i terroristi erano altamente addestrati e molto veloci ” , tutto ciò era evidente dalla precisione dei colpi all’ indirizzo degli operatori . Nel frattempo anche il gendarme rimasto all’ esterno per tenere aperto il portellone aveva fatto la sua entrata nell’ apparecchio sparando con la sua 9mm contro i terroristi all’ interno della cabina : costoro risposero con una raffica di fucile d’ assalto che mandò in pezzi la pistola dell’ operatore causandogli la rottura di un indice .
L' airbus a blitz concluso
Anche la seconda squadra , dopo esser rimasta bloccata sulla scala mobile dai colpi sparati dal finestrino della cabina di pilotaggio , fece la sua entrata dal lato anteriore sinistro . Seguendo gli ordini del team leader , l’ uomo di punta della squadra si preparò a ” spazzare ” il muro divisorio della cabina quando una raffica sulle gambe lo scaraventò a terra costringendo i suoi colleghi a coprirlo . Contemporaneamente la squadra assegnata all’ entrata posteriore effettuava l’ evacuazione dei 159 ostaggi per mezzo delle uscite di sicurezza e degli scivoli gonfiabili : l’ operazione venne conclusa in una ventina di minuti e solamente tredici passeggeri dovettero essere ricoverati per ferite lievi . Nel frattempo l’ addetto alla navigazione dell’ aereo riuscì ad approfittare della distrazione dei terroristi per calarsi dal finestrino della cabina di pilotaggio sulla pista : nel breve salto l’ uomo riportò la frattura di una gamba ma venne prontamente soccorso dal personale di copertura presente all’ esterno .
Evacuazione di un ferito
La battaglia infuriò per altri dieci minuti finchè la voce del pilota proveniente dall’ interno della cabina informò i gendarmi che tutti i terroristi erano morti . Irrompendo attraverso la cabina di pilotaggio , gli operatori trovarono pilota e copilota miracolosamente illesi e nascosti sotto i corpi senza vita di tre dirottatori . Una rapida investigazione fece rinvenire una carica di esplosivo assicurata al seggiolino di uno dei piloti : solo la concitazione del conflitto a fuoco con gli uomini del G.I.G.N. ha miracolosamente evitato che la carica venisse utilizzata .
L’ operazione del Gruppo di Sicurezza e d’ Intervento della Gendarmeria Nazionale poteva dirsi sostanzialmente conclusa con successo . Non furono subite perdite nè da parte civile ne tra gli uomini delle squadre d’ assalto , i quali , sottoposti ad un violento fuoco di reazione , misero in atto tutto quanto da loro appreso nel corso delle interminabili sessioni d’ addestramento al fine di preservare l’ incolumità degli ostaggi e dei propri colleghi .
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