
L’ attacco al centro commerciale Westgate di Nairobi del 21 Settembre 2013, sembra aver ricordato a tutto il mondo della drammatica situazione in cui da oltre un ventennio versa la Somalia. Dopo la caduta di Siad Barre avvenuta nel Gennaio 1991, e l’arrivo a Mogadiscio dei diversi clan in lotta fra di loro, fino alla piu’ recente entrata in scena delle corti islamiche e l’ ascesa al potere di Al-Shabaab, la Somalia e’ divenuta un Paese che sembra non conoscere pace. I suoi problemi, dalla pirateria marittima al terrorismo di ispirazione islamica, minacciano direttamente ed indirettamente sia i Paesi confinanti che le nazioni piu’ lontane.
Al fine di catturare uno dei capi del gruppo terroristico Al-Shabaab, il Joint Special Operations Command (J.S.O.C.) ha attivato il SE.A.L. Team Six. Ma, secondo quanto diramato dalla U.S. Navy, l’ operazione ha avuto ben poca fortuna. Nelle prime ore del mattino di Sabato 5 Ottobre 2013, un distaccamento di circa dodici operatori viene sbarcato da un’ imbarcazione veloce scortata da tre altri vascelli armati. Il loro obiettivo e’ una casa a 200 metri dalla spiaggia di Barawe (citta’ portuale a 218 chilometri a sud di Mogadiscio), la quale si dice ospiti regolarmente combattenti stranieri di Al-Shabaab, e che sembra sia al momento utilizzata da Abdulkadir Mohamed, figura di spicco del gruppo terroristico con legami con altre organizzazioni legate ad Al Qaeda in Kenya, Yemen, Afghanistan e Pakistan. “Vivo nei pressi della casa”, dice Fadumo Sheikh, madre di quattro bambini e testimone oculare dell’operazione intervistata dal Guardian, “ed ogni giorno vedo un gran numero di Al-Shabaab andare e venire, ma non ho mai sospettato che in quella casa ci fosse qualcuno di importante.” Avanzando dalla spiaggia, i SE.A.L.s prendono dapprima posizione nei pressi della moschea ad est dell’ edificio obiettivo. E’ quando si avvicinano allo stabile, che le cose improvvisamente si complicano. Una delle guardie, sigaretta in bocca, esce nel cortile dell’ edificio. Nota i SE.A.L.s ma, dimostrando notevole sangue freddo, non reagisce e rientra come se nulla fosse nella casa, solo per uscirne pochi secondi dopo sparando all’impazzata contro gli operatori. L’elemento della sorpresa e’ stato perduto. I militari rispondono al fuoco e si dividono in due gruppi: il primo si attesta intorno all’edificio per occuparsi di eventuali rinforzi, mentre il secondo fa irruzione nella villa in cerca di Abdulkadir Mohamed. Ma come previsto, la sparatoria ha allertato i guerriglieri, che adesso iniziano ad affluire sul luogo dell’ operazione in gran numero.

Con il rischio di doversi confrontare con una forza soverchainte, e molto probabilmente sprovvisti di copertura aerea, agli operatori del SE.A.L. Team Six non resta che ripiegare. Secondo la rete NBC, diversi SE.A.L. sarebbero stati in grado di confermare la presenza di Abdulkadir Mohamed all’ interno dell’ obiettivo, ma il terrorista sarebbe stato pesantemente protetto dalle proprie guardie del corpo. I SE.A.L. si sarebbero anche dovuti confrontare con un numero inatteso di civili all’interno della struttura, il che avrebbe reso rischioso il proseguo dell’ operazione. Gli operatori sarebbero quindi stati esfiltrati dalla spiaggia, senza subire perdite.
Al termine del raid “gli abitanti dell’ area circostante sono andati sulla spiaggia in cerca di equipaggiamento perso dagli americani,” racconta Sheikh. “Io ho visto un giubbetto antiproiettile grigio e stivali sparsi sulla spiaggia, che credo appartengano ai soldati. C’erano anche tracce di sangue sulla sabbia.”

A seguito del raid, Al-Shabaab ha raddoppiato la presenza di pattuglie armate in citta’, dispiegando batterie anti-aeree sulla spiaggia. I terroristi hanno anche dato il via alla caccia ad eventuali informatori che possano aver fornito dettagli sulla casa obiettivo.
Secondo il Ministro della Difesa somalo Abduhakim Haji Mohamud Fiqi, nel corso del conflitto a fuoco sarebbero rimasti uccisi due comandanti di Al-Shabaab. Fonti delle Nazioni Unite, hanno confermato che si tratta di un sudanese ed un somalo naturalizzato svedese.
Al-Shabaab ha preso il controllo di Barawe nel 2008, dopo aver Mogadiscio ed altre citta’ nel 2011, e facendone un rifugio per i propri comandanti, incluso il leader Ahmed Godane. Il raid su Barawe potrebbe portare il gruppo terroristico a concentrarsi sul rafforzamento delle misure di sicurezza intorno alla citta’, piuttosto che organizzare ulteriori attentati all’estero come quello del Westgate.
Da alcuni anni Al-Shabaab e’ divenuto il bersaglio delle azioni dirette effettuate non solo dalle forze speciali USA, ma anche da quelle di diversi altri Paesi appartenenti alla NATO. Non e’ da escludersi che l’attentato al Westgate possa aver allertato i servizi di sicurezza dei Paesi dove forte e’ la presenza di comunita’ somale, e che questo possa aver avviato operazioni di sorveglianza nei confronti di individui ritenuti di interesse, perche’ collegati ad Al-Shabaab ed in grado di incanalare risorse umane e monetarie verso la Somalia. Il rischio e’ anche che cellule del gruppo terroristico possano orrganizzare attentati in Occidente, partendo da quei Paesi impegnati nel supporto delle forze armate somale attraverso la European Union Training Mission (E.U.T.M.)
