22 S.A.S. – Special Air Service Regiment – Attività Operative
Malesia (Malayan Emergency), 1948 / 1960: precedentemente allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la Malesia (con una popolazione composta da malesi, indiani e cinesi) era amministrata dal Regno Unito. Al termine del conflitto, e successivamente all’ occupazione da parte giapponese, Londra pensò di riorganizzare la penisola malese in una federazione, decisione questa che fece scoppiare la rivolta della minoranza cinese (la quale rappresentava un terzo della popolazione malese). Nel giugno 1948, Chin Peng, Segretario Generale del Malayan Communist Party (M.C.P.) (formatosi nel 1930), ordinò ai propri sostenitori di disporsi in armi nell’ area del sud-est asiatico. I ribelli furono foraggiati grazie alle provviste immagazzinate nel corso del Secondo Conflitto Mondiale e tramite i fondi raccolti dalla popolazione cinese attraverso i movimenti di appoggio, detti Min Yuen. I ribelli comunisti diedero il via ad un’ ondata di sabotaggi ai danni delle piantagioni di gomma dell’ interno, attaccando inoltre numerosi posti di polizia isolati. Il 16 giugno 1948, l’ assassinio di tre coltivatori europei, spinse le autorità britanniche a proclamare lo stato di emergenza in tutta la regione. Ma la risposta da parte inglese tardò ad arrivare, principalmente a causa della morte dell’ High Commisioner della Malesia (Sir Edward Gent) in un incidente aereo. Il nuovo governatore, Sir Henry Gurney, sarebbe stato nominato solo nel settembre 1948, dando così tempo ai ribelli per rafforzare la propria presenza. Nel 1949, al fine di guadagnere un maggior consenso fra la popolazione, il M.C.P. cambiò il proprio nome in Malayan Races Liberation Army (M.R.L.A.). Nell’ aprile 1950 il Generale Sir Harold Briggs fu posto a capo delle manovre militari in Malesia, dando il via al “Briggs Plan”, sulla scorta di un’ analisi condotta dal Tenente Colonnello Mike Calvert in merito all’ acuirsi delle violenze da parte dei terroristi comunisti. Il 6 ottobre del 1951, Sir Henry Gurney venne ucciso in un agguato presso Fraser’ s Hill. Un mese dopo, il Generale Briggs si ritirò per motivi di salute. Nel febbraio 1952, il Generale Sir Gerald Templer venne nominato nuovo High Commisioner e direttore delle operazioni militari. Nel frattempo, il “B” Squadron Malayan Scouts (S.A.S.) del Tenente Colonnello Mike Calvert, aveva raggiunto la qualifica di “combat ready” ed aveva iniziato le operazioni di contro insurrezione nella giungla malese. Nel marzo 1952, 423.000 cinesi furono trasferiti in nuovi villaggi, controllati a vista dalle truppe britanniche onde prevenire l’ approvigionamento di provviste e risorse finanziarie da parte della guerriglia comunista. Il Generale Templer, diede inoltre il via ad una campagna volta a conquistare la fiducia delle popolazioni locali, promettendo loro l’ indipendenza e la cittadinanza per tutti i figli nati in Malesia da cittadini stranieri. In forza di ciò, la popolazione cinese finì per ribellarsi contro la guerriglia comunista, portando all’ eliminazione di circa 1.097 terroristi solo nel 1952. Nel luglio 1955, Tunki Abdul Rahman venne eletto per formare il nuovo Governo della Federazione Malese, la quale guidò il Paese verso l’ indipendenza nel 1957. La “Malayan Emergency” terminò definitivamente nel 1960, restituendo la pace alle genti della Malesia.
[break][break]
Uomini dello S.A.S. ripresi durante la campagna del Borneo
Borneo, 1963 / 1966: nei primi anni ’60, la Malesia (con il benestare britannico) cercò di riunire nella Federazione della Malesia, gli stati di Sabah, Sarawak e Brunei (tutti localizzati nell’ isola del Borneo). Il Presidente indonesiano Sukarno, si oppose però al progetto, il quale poneva degli evidenti limiti ai suoi progetti inerenti il Borneo. Nel 1962, nel Brunei, una rivolta “sponsorizzata” dal governo indonesiano venne prontamente repressa dalle forze britanniche. Ma sarà solo nei primi mesi del 1963, che la situazione vedrà un progressivo deterioramento, con l’ infiltrazione nel Borneo di gruppi paramilitari indonesiani attraverso la regione del Kalimantan (la parte indonesiana dell’ isola del Borneo). Venne rapidamente organizzata una forza composta da malesi, truppe britanniche e del Commonwealth. Lo Special Air Service fu ovviamente della partita, ma la forza (di numero esiguo) non fu in grado di coprire i 1.120 chilometri di frontiera a rischio, finendo inoltre per scontrarsi con i terroristi cinesi della Clandestine Communist Organization (C.C.O.), provenienti da Sarawak. Il Comandante sul campo delle forze britanniche, il Generale Walter Walker, volle lo S.A.S. pronto a paracadutarsi nella giungla onde riconquistare le zone di atterraggio per elicotteri, cadute in mano al nemico. La proposta fu scartata su suggerimento dell’ allora comandante del Reggimento, il Tenente Colonnello John Woodhouse, memore degli incidenti occorsi in Malesia durante le operazioni di infiltrazione tramite paracadute. Lo S.A.S. venne quindi impiegato per il pattugliamento della frontiera. Lo Squadrone operativo era forte di soli 70 elementi, decisamente pochi se si considera l’ estensione del confine (1.120 chilometri) da porre sotto sorveglianza. Operando in 21 pattuglie da 2/3 operatori ciascuna, e permanendo in zona operazioni per tempi prolungati, il Reggimento fu comunque in grado di contrastare le incursioni indonesiane e comuniste, stringendo forti legami con la popolazione locale la quale, in cambio di aiuti medici, forniva importanti informazioni sugli spostamenti delle truppe indonesiane oltre il confine (i locali erano infatti soliti attraversare spesso la frontiera al fine di commerciare). Lo S.A.S. reclutò inoltre alcuni abitanti locali quali Border Scouts, delegati alla raccolta di informazioni. Un ulteriore gruppo, chiamato Cross-Border Scouts, venne invece addestrato nel 1964 per effettuare azioni dirette nella regione del Kalimantan.
[break][break]
Nello stesso anno, a fronte dell’ acutizzarsi degli attacchi da parte indonesiana, vennero autorizzate incursioni nel Kalimantan. Lo S.A.S. delegò a tale compito il “B” Squadron (riformatosi sempre nel 1964) e l’ “A” Squadron. Inizialmente, gli operatori vennero infiltrati per non oltre 4.500 metri oltre la frontiera, ma la distanza venne presto portata a 18.200 metri per una ristretto tipologia di operazioni, denominate “CLARET”. L’ “A” ed il “D” Squadron furono della partita, unitamente alla Guards Independent Parachute Companye alla Ghurka Independent Parachute Company, cui si aggiungeranno distaccamenti del 1st Ranger Squadron dello Special Air Service neozelandese e, a partire dal febbraio 1965, gli Squadron 1 e 2 dello S.A.S.R. australiano. Anche le Special Boat Section 1 e 2 dei Royal Marines prenderanno parte alle operazioni, effettuando dei raid su scala ridotta a danno di obiettivi costieri. Le operazioni “CLARET” riguardavano normalmente l’ interdizione di piste, fiumi ed altre vie di comunicazioni impiegate dalle forze indonesiane, le quali erano principalmente costituite da formazioni regolari delle forze armate, il Tentera Nasional Indonesia (T.N.I.), il quale dispiegò oltre 22.000 unità supportate da forze irregolari. Fra i reparti del T.N.I., si distinsero per efficenza i paracadutisti del Resemen Para Kommando Angaton Darat (R.P.K.A.D.) ed i commandos di Marina del Korps Kommando Operasi (K.K.O.). Le operazioni “CLARET” erano sottoposte alle cosidette “Golden Rules”, le quali stabilivano che tutte le incursioni venissero autorizzate direttamente dal Comandante sul campo delle forze britanniche, il Generale Walter Walker, non prima di una attenta pianificazione. Solo i militari più esperti sarebbero stati impiegati in operazioni che comunque avevano il solo scopo di fungere da deterrente alle aggressioni indonesiane. La distanza di penetrazione sarebbe stata rigorosamente controllata e nessun supporto aereo sarebbe stato disponibile a meno di gravi emergenze. Il supporto dell’ artiglieria e dei mortai sarebbe comunque stato garantito tramite cannoni in 5.5, 105mm o mortai da 81mm, tutti rigorosamente trasportati dagli elicotteri presso le basi sul confine a seconda delle specifiche esigenze. Le operazioni “CLARET” sarebbero terminate il 23 marzo 1966, undici giorni dopo il rovesciamento del Presidente indonesiano Sukarno da parte del Generale Suharto. Nonostante alcuni modesti successi iniziali, i raid ottennero l’ obiettivo di sbilanciare pesantemente le forze indonesiane, anche se Sukarno censurò ogni informazione in merito a tali operazioni, principalmente per non ammettere davanti al suo popolo (al quale aveva promesso la vittoria entro il 1° gennaio 1965) che l’ esercito stava subendo delle gravi perdite.
[break][break]
Aden, 1963 / 1967: il Protettorato dell’ Aden è stato sottoposto a dominazione britannica dal 1839 al 1967. Nel 1963 era entrato a far parte della Federation of South Arabia (F.S.A.), nata nel 1959 sotto l’ impulso britannico e comprendente diversi stati, emirati e sultanati dell’ area araba. La condizione posta dall’ Protettorato per l’ adesione, era che la Gran Bretagna fosse rimasta presente nei confini governativi ben oltre la data della proclamazione dell’ indipendenza, fissata per il 1968. Nel 1962, i sovietici deposero l’ imam e governatore dello Yemen, il quale trovò riparo nel Protettorato dell’ Aden, ove allestì un piccolo esercito supportato dai britannici e dai francesi e che vide la presenza attiva dei militi dello S.A.S.. Lo Yemen reclamò intanto territori compresi nella F.S.A., supportando inoltre due movimenti di resistenza nell’ Aden: il National Liberation Front (N.L.F.) ed il Front for the Liberation of Occupied South Yemen (F.L.O.S.Y.). Nel 1963 la Gran Bretagna intervenne distribuendo aiuti umanitari. Nel mentre, gli abitanti dell’ area montagnosa del Radfan, armati e addestrati da yemeniti ed agiziani, si preparavano a colpire le forze britanniche e federali. Al fine di fronteggiare l’ insurrezione, i britannici allestirono una task force nota con il nome di Radforce, la quale comprendeva anche un distaccamento dell’ “A” Squadron. Quest’ ultimo fu acquartierato presso Thumier, 100 chilometri a nord di Aden. Una delle prime operazioni effettuate, fu quella di conquistare una importante posizione nemica denominata “Cap Badge”, per bonificarla dalla presenza nemica ed utilizzarla quale zona di atterraggio per i paracadutisti del Parachute Regiment. L’ operazione fu però compromessa quando i distaccamenti vennero scoperti da un pastore e lo S.A.S. ingaggiò uno scontro a fuoco onde far ritorno alla propria base. Il piano di conquistare la posizione nemica fu definitavamente abbandanato, mentre le operazioni successive (effettuate dagli Squadron “A”, “B” e “D”, in rotazione dal servizio nel Borneo) sarebbero state incentrate sull’ allestimento di posti di osservazione per la raccolta di informazioni sul nemico. Con l’ avvicinarsi della data del ritiro delle truppe britanniche, le azioni nemiche si intensificarono e lo S.A.S. iniziò a temere attacchi ai danni della propria base a Thumier. Nel frattempo, l’ attività del National Liberation Front si intensificò nell’ area del porto di Aden, ed il Reggimento si vide presto coinvolto in attività di contro terrorismo. Dalla propria base avanzata (ribattezzata Ballycastle House), venti operatori in grado di essere confusi per arabi a causa dei tratti somatici, iniziarono ad infiltrarsi nei distretti di Crater e Sheikh Othman. Il conflitto non avrebbe portato ad alcun risultato concreto da parte britannica. Con il ritiro inglese nel novembre 1967, il Paese cadde nelle mani della Repubblica Popolare dello Yemen, di marcata ispirazione comunista. Nonostante il fallimento delle operazioni nell’ area, lo S.A.S. aveva comunque avuto modo di evolvere le proprie capacità contro insurrezionali.
[break][break]
Sultanato dell’ Oman, 1970 / 1976: lo S.A.S. fu dispiegato nel Sultanato dell’ Oman per supportare le forze del Sultano Qaboo (che aveva deposto il padre con un colpo di stato) contro i ribelli filo comunisti del People ‘s Front for the Liberation of Arabian Gulf (P.F.L.O.A.G.) e del Dhofar Liberation Front (D.L.F.). Da notarsi come le prime unità dello S.A.S. ad entrare nel Paese nel luglio 1970, utilizzarono il nome di copertura di British Army Training Teams (B.A.T.T.), al fine di tenere celato il coinvolgimento delle forze britanniche in azioni dirette. I B.A.T.T. avevano ufficialmente l’ unico scopo di fornire consulenza alle forze del Sultanato. Accanto a compiti prettamente offensivi, gli operatori effettuarono operazioni “hearts and minds”, preferendo, ove possibile, il far passare le truppe ribelli dalla parte del nuovo Sultano. Il 19 luglio 1972, il Reggimento fu protagonista di uno dei più fulgidi episodi di valore della propria storia, difendendo strenuamente un forte presso Mirbat. In Oman, gli uomini dello S.A.S. coniarono inoltre il termine “Adoo”, parola dispregiativa che sta a rappresentare un nemico arabo e che sembra sia ancora in uso.
[break][break]
Operatore della Counter Revolutionary Warfare Wing (C.R.W.) armato di pistola mitragliatrice H&K MP5 K
Nel 1969 ha inizio il coinvolgimento nelle operazioni di antiterrorismo e controterrorismo in Irlanda del Nord. L’ anno precedente aveva visto il montare delle tensioni sociali e religiose nell’ area di Belfast. Nel 1969, il Governo irlandese, allarmato dalla progressiva “popolarità” dei terroristi dell’ Irish Republican Army (I.R.A.), richiede e ottiene da Londra l’ invio di truppe, che vengono dispiegate nell’ Ulster in agosto. Ben presto però, i rapporti tra cattolici e truppe britanniche si deterioreranno, principalmente a causa dell’ uso eccessivo della forza da parte delle forze armate nel corso di alcune manifestazioni. Le tensioni sfoceranno nell’ assassinio di tredici attivisti cattolici nella famosa “Bloody Sunday” (“Domenica di Sangue”) del gennaio 1972. Per quanto riguarda i lealisti protestanti (favorevoli invece al governo britannico), essi vedevano la presenza delle forze armate su suolo nazionale quale una garanzia (i lealisti erano comunque espressione della maggioanza religiosa nel Paese). Entrambi i fronti costituirono le proprie unità paramilitari. I nazionalisti cattolici usufruivano della già citata I.R.A. e dell’ Irish National Liberation Army (I.N.L.A.), mentre i protestanti lealisti posero mano alle armi sotto le insegne dell’ Ulster Volunteer Force (U.V.F.), dell’ Ulster Defence Association (U.D.A.) e degli Ulster Freedom Fighters (U.F.F.). Le forze di sicurezza dell’ Ulster erano invece rappresentate dal Royal Ulster Constabulary (R.U.C.) e dall’ Ulster Defence Regiment (U.D.R.).. Entrambe erano però in gran parte costituite da protestanti, i quali finivano spesso per collaborare con i paramilitari lealisti, ingenerando un grave senso di sfiducia da parte della popolazione cattolica. Lo Special Air Service venne inviato nell’ Ulster fin dal 1969, ma è solo a partire dal 1976 (data della fine della guerra in Oman, che aveva visto il Reggimento pesantemente coinvolto) che la presenza stabile dell’ unità venne resa nota. L’ annuncio provocò l’ effetto desiderato di generare una generale diminuzione degli attentati terroristici ed il Reggimento si trovò inizialmente coinvolto esclusivamente nel pattugliamento della zona di South Armagh. E’ importante notare come, durante le prime fasi del proprio dispiegamento, l’ unità si avvalse della Northern Irland Cell (N.I. Cell), incaricata di familiarizzare con la zona d’ operazioni e sviluppare quelle tecniche operative che sarebbero state impiegate negli anni successivi dallo S.A.S.. La prima N.I. Cell (ubicata nella base di Bradbury Lines presso la vecchia sartoria, alle spalle delle cucine) era comandata dal Maggiore Tony Ball e da uno staff di quattro Non-commisioned Officers (N.C.O., l’ equivalente dei nostri Marescialli). La necessità del suo utilizzo decadde quando tutti gli Squadroni avevano completato ciascuno il primo turno di servizio. L’ attività dei gruppi paramilitari subì una decisa impennata nel corso degli anni ’70, con un consistente numero di elementi dell’ I.R.A. e dell’ I.N.L.A. catturati o uccisi. In alcuni casi, lo S.A.S. dovette sconfinare in altre regioni per effettuare l’ arresto di pericolosi fuggitivi. La qualità del servizio svolto (protrattosi per tutti gli anni ’80), nonostante alcuni incidenti che videro la morte di civili, contribuì alla stabilizzazione della regione tramite l’ eliminazione degli elementi maggiormente pericolosi.
[break][break]
Lancio in assetto da combattimento con zaino tattico e mitragliatrice di squadra
Lo S.A.S. ha inoltre preso parte ad operazioni di contro-insurrezione in Vietnam negli anni ’70, vestendo uniformi americane, australiane e neozelandesi. I Vietcong erano soliti riferirsi agli operatori con il nome di “Ma Rung”, “Fantasmi della Giungla”.
[break][break]
Tra il marzo ed il maggio 1978, operatori dello S.A.S. vennero dispiegati nel nord dell’ Italia nell’ ambito delle operazioni di ricerca e salvataggio del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse il 16 marzo dello stesso anno e da queste, in seguito, barbaramente assassinato.
[break][break]
6 dicembre 1972, Balcombe Street, Londra: dopo aver assaltato un ristorante londinese, un gruppo di fuoco dell’ Irish Republican Army (I.R.A.) si barrica all’ interno di un appartamento in Balcombe Street, prendendo in ostaggio una coppia di mezza età. Nonostante le forze dell’ ordine fossero state in grado di tenere sotto controllo tutto quanto in corso all’ interno dell’ appartamento, la crisi si protrasse per ben otto giorni. Quando i terroristi vennero a sapere dal radio giornale della BBC che lo S.A.S. era pronto ad intervenire per liberare gli ostaggi, optarono per la resa.
[break][break]
Tutti gli operatori che presero parte all’ assalto di Princes Gate furono equipaggiati con maschera NBC
Maggio 1980, Princes Gate, Londra, operazione “NIMROD”: nel maggio 1980, il Reggimento salì agli onori delle cronache internazionali per il successo dell’ operazione “NIMROD”, volta al salvataggio del personale dell’ ambasciata iraniana a Londra, tenuto in ostaggio da un commando di separatisti provenienti dall’ Iran. Grazie al lavoro di intelligence degli specialisti informatici di Scotland Yard ed alla professionalità degli operatori del Counter Revolutionary Warfare Wing (nel cui ruolo si trovava in tale occasione il “B” Squadron), le perdite tra gli ostaggi vennero ridotte al minimo, registrando l’ uccisione di un solo civile, assassinato dai terroristi pochi secondi dopo l’ inizio del blitz.
[break][break]
Aprile / Giugno 1982, Isole Falkland, Argentina, operazione “CORPORATE”: le Falkland sono un gruppo di isole britanniche nell’ Atlantico meridionale, poste sotto la sovranità del Regno Unito fin dal 1833. Nella notte tra il 2 e il 3 aprile 1982, alcune decine di commandos di Marina argentini del Buzo Tactico, dopo esser sbarcati dal sottomarino Santa Fe, sorpresero le guarnigioni britanniche di stanza sulle isole Falkland e sull’ isola di South Georgia, costringendole alla resa. L’ assalto del Buzo Tactico fu seguito dalle compagnie 602 e 603 dei commandos di Marina (elitrasportati in zona operazioni) e dalla 601ma Compagnia di Commandos dell’ Esercito, appositamente allestita. Gli argentini erano decisi ad impadronirsi dell’ arcipelago, a loro noto con il nome di Las Malvinas. L’ allora Primo Ministro britannico Margaret Tatcher, autorizzò quindi l’ operazione “CORPORATE”, volta a riprendere il controllo delle isole, distanti ben 12.800km dall’ Inghilterra. I membri del “D” e del “G” Squadron dello S.A.S. furono inseriti nella task force specificamente allestita. Gli operatori entrarono in azione per la prima volta sulla piccola isola di South Georgia (500km a sud delle Falkland), conquistando l’ obiettivo, difeso da una piccola guarnigione argentina, il 26 aprile. All’ operazione presero parte anche operatori della Special Boat Section (S.B.S.) della Royal Navy e la “M” Company del 42 Commando. La notte precedente lo sbarco della forza principale a San Carlos, nelle Falkland orientali, sessanta operatori del “D” Squadron effettuarono un raid diversivo contro la guarnigione argentina di Goose Green, simulando un attacco a livello di battaglione (per il quale occorrono circa seicento uomini). I militari dovettero marciare venti ore dal punto di inserimento fino alle colline a nord di Darwin, dove avrebbero attaccato il nemico con razzi Milan, LAW e mitragliatrici di squadra GPMG. Lo S.A.S. fu in grado di sviluppare un impressionante volume di fuoco, grazie all’ ausilio di razzi da 66mm. ed armi automatiche. Il mattino successivo, una volta completato il dispiegamento della forza da sbarco principale, il Reggimento si ritirò da Goose Green per dirigersi a nord, ove si sarebbe unito al 2 Para. Durante la marcia, lo S.A.S. fu attaccato da un aereo argentino Pucara. Quando tutto sembrava oramai perduto, un operatore riuscì ad abbattere l’ apparecchio grazie ad un missile terra/aria di fabbricazione americana Stinger.
[break][break]
Lo S.A.S. viene recuperato dal ghiacciaio Fortuna. In primo piano, sono ben visibili i resti di uno degli elicotteri precipitati
Il 21 aprile, il Muontain Troop del “D” Squadron venne infiltrato sul ghiacciaio Fortuna (sull’ isola di South Georgia), dove avrebbe allestito delle postazioni di osservazione intorno alla città di Leith, in attesa dell’ attacco britannico all’ isola. Elicotteri Wessex dalla MHS Antrim ed HMS Tidespring sbarcarono sul ghiacciaio la forza comandata dal Capitano John Hamilton, ma le condizioni climatiche avverse avrebbero ostacolato l’ avvio dell’ operazione (i militari furono in grado di avanzare per soli 500 metri dal punto di inserzione). Durante la notte, una delle due tende allestite dagli operatori, venne spazzata via da una tempesta, esponendo parte degli uomini al clima estremo dell’ area. Il Capitano Hamilton, conscio dell’ impossibilità nel proseguire oltre, richiese l’ evacuazione immediata dei propri uomini. Il mattino successivo, nonostante le condizioni climatiche non fossero migliorate, tre elicotteri sorvolarono il ghiacciaio. Gli apparecchi riuscirono nel recupero del team ma, durante il decollo, uno degli elicotteri precipitò nel ghiacciaio, provocando il lieve ferimento di uno dei militari. Gli altri due elicotteri decisero quindi di sorvolare la zona, lanciando a terra equipaggiamento e taniche di carburante, in grado di supportare l’ equipaggio a terra. Le condizioni climatiche andarono deteriorandosi ulteriormente, causando la caduta di un secondo elicottero e forzando il terzo (dal nome in codice di “Humphrey”) a fare ritorno sulla HMS Antrim. Qualche ora dopo, “Humphrey”, comandato dal Comandante Ian Stanley della Royal Navy, fece ritorno sul ghiacciaio, recuperando tutti i superstiti. Ma la vicenda non poteva ancora dirsi conclusa. Pericolosamente sovraccaricato, “Humphrey” finì per atterrare rovinosamente sulla Antrim. Gli occupanti non riportarono ferite, ed il Comandante Stanley fu insignito di una medaglia per l’ audacia e la professionalità dimostrate.
[break][break]
Fallita l’ operazione sul ghiacciaio Fortuna, gli alti comandi britannici continuavano a trovarsi ancora nella necessità di acquisire informazioni sui movimenti nemici nell’ isola di South Georgia. Fu così che, il 22 aprile, il Boat Troopo del “D” Squadron venne infiltrato sull’ isola. Nonostante i problemi tecnici che afflissero due gommoni Gemini, tre equipaggi riuscirono a sbarcare, allestendo delle postazioni di osservazione presso gli insediamenti di Leith e Stromnes.Una pattuglia della S.B.S. venne invece infiltrata tramite elicottero a pochi chilometri dalla cittadina costiera di Grytviken. Durante il viaggio di ritorno verso l’ HMS Antrim, il pilota dell’ apparecchio avvistò il sottomarino argentino Santa Fe emergere dall’ oceano. Il vascello fu immediatamente attaccato con bombe di profondità dagli elicotteri decollati dalla HMS Endurance e dalla fregata HMS Brilliant. Danneggiato, il sottomarino si diresse verso il porto di Grytviken, gettando nel panico la guarnigione del luogo, la quale comprese che i britannici non dovevano essere lontani. A difesa della guarnigione erano posti solo 130 uomini. Fu così che il Maggiore Cedric Delves raggruppò settantacinque uomini tra S.A.S. ed S.B.S per attaccare la postazione. Guidata dalle istruzioni di un ufficiale Commando della Royal Artillery, una forza dello S.A.S. sbarcò a circa 3km dal porto, seguita a stretta misura da due elementi compositi Royal Marine/S.B.S.. Lo S.A.S. aveva intanto iniziato la propria marcia di avvicinamento verso Grytviken, nascosto alla vista del nemico dalla Brown Mountain. Giunti in cima al monte, i militari furono sorpresi nel vedere le bandiere bianche sventolare sugli edifici del porto in segno di resa. Il Sergente Maggiore Ghallagher del “D” Squadron, non perse tempo nel sostituirle con la Union Jack. Incredibilmente, nella loro marcia di avvicinamento, gli operatori avevano attraversato senza accorgersene un campo minato. Il giorno successivo, anche la guarnigione di Leith si arrese senza combattere a due unità del “D” Squadron e ad un team S.B.S.: South Georgia era stata riconquistata.
[break][break]
I resti di un Pucara argentino giacciono sparsi nella base aerea di Pebble Island, all’ indomani del raid dello S.A.S.
Una delle azioni più audaci del conflitto, sarà però il raid di Pebble Island (nel nord-ovest delle Falkland), effettuato nella notte tral il 14 ed il 15 maggio. Un gruppo da ricognizione del “D” Squadron aveva segnalato la presenza di undici aerei Pucara sull pista d’ aviazione dell’ isola. Allo S.A.S. fu affidato il compito di distruggere gli apparecchi ed uccidere il personale di terra e della guarnigione locale. Nella notte del 14 maggio, quartantacinque membri del “D” Squadron furono inseriti tramite elicottero a circa 6km dalla base aerea. Il piano d’ attacco avrebbe visto due forze di riserva, coprire l’ attacco dell’ unità principale. Il raid ebbe inizio con un violento bombardamento da parte dell’ HMS Glamorgan, seguito da una pioggia di colpi di mortaio da 81mm, lancia granate M203, lancia razzi LAW da 66mm e fuoco automatico da parte dello S.A.S.. Con gli argentini costretti a correre al riparo, venti uomini del Mountain Troop del “D” Squadron, guidati dal Capitano John Hamilton, assaltarono l’ aeroporto, distruggendo (tramite cariche esplosive) sei Pucara, quattro Turbo-Mentored e un Syvan Transport. Un ingente quantitativo di munizioni venne inoltre distrutto. Un solo militare argentino rimase ucciso nel corso dell’ assalto. La forza attaccante si diresse successivamente verso il punto di estrazione per fare ritorno sulla HMS Hermes. L’ operazione fu supportata dal tiro di artiglieria navale, fornito dalle HMS Hermes, Broadsword e Glamorgan. Due operatori furono feriti dallo scoppio di una mina, senza riportare gravi conseguenze. L’ azione inflisse un duro colpo al morale delle truppe di Buenos Aires. L’ entusiasmo per i successi in battaglia, venne però drammaticamente smorzato il 19 maggio, quando un elicottero Sea King, con a bordo un considerevole gruppo di uomini del Reggimento, precipitò in mare durante operazioni di trasporto dalla HMS Hermes alla HMS Intrepid, uccidendo ventidue militari. Nonostante il tragico episodio, lo S.A.S. continuò a porre in essere azioni aggressive, che portarono (verso la fine di maggio) alla presa di Mount Kent, a circa 64km oltre le linee nemiche. La postazione venne tenuta fino all’ arrivo del 42 Commando, che rilevò il Reggimento.
[break][break]
L’ ultima importante azione dello S.A.S. fu effettuata nella notte del 14 giugno nelle Falkland orientali. Il Reggimento attaccò le retrovie argentine, mentre il 2 Para assaltava Wireless Ridge, ubicato qualche chilometro ad ovest di Port Stanley. Sessanta operatori degli Squadron “D” e “G” e sei della Special Boat Section attaccavano intanto la baia di Port Stanley tramite scafi a chiglia rigida, incendiando i depositi di carburante e sviluppando un pesante fuoco di soppressione. Nel corso dell’ operazione, i militi furono in grado di localizzare un eliporto, il quale venne distrutto dall’ intervento degli aerei Harrier. Gli argentini risposero contrattaccando in numero soverchiante e costringendo gli incursori alla ritirata. Tra le azioni dello S.A.S., è da ricordarsi anche l’ affondamento di un sottomarino argentino nella baia di Cumberland. Gli uomini deceduti nell’ incidente di trasporto dalla HMS Hermes alla HMS Intrepid non sarebbero stati gli unici operatori dello S.A.S. a perdere la vita nel corso della campagna. Il 10 giugno, una pattuglia guidata dal Capitano John Hamilton (già Comandante nelle operazioni di riconquista dell’ isola di South Georgia e durante il raid di Pebble Island), venne individuata dal nemico presso Port Hamilton, nelle Falkland occidentali. I quattro militari cercarono di sganciarsi e, mentre Hamilton ed il suo operatore radio si appostavano a difesa, gli altri due componenti del gruppo riuscirono a sganciarsi. Hamilton venne colpito, ma continuò ugualmente a coprire la ritirata dei due compagni. Poco dopo, gli argentini uccisero Hamilton e catturarono il secondo uomo. Il Capitano, che era stato in grado di far guadagnare tempo sufficente ai propri uomini per porsi in salvo, venne insignito della Military Cross. .
[break][break]
Negli anni ’80, lo Special Air Service è stato inoltre attivamente coinvolto nella guerra ai signori della droga in Colombia (unitamente a reparti statunitensi), con numerose missioni volte sia all’ addestramento dei reparti di polizia del luogo in tecniche di infiltrazione, che alla ricerca e distruzione di piantagioni e raffinerie nelle giungle sudamericane (stando almeno a quanto riportato sul libro “Azione Immediata” di Andy McNab, edito in Italia da Longanesi& C). Lo S.A.S. risulta aver impartito elementi di combattimento e sopravvivenza nella giungla e tattiche di controterrorismo, istruendo i commandos della squadra narcotici della polizia locale nella conduzione di pattugliamenti a lungo raggio in aree ostili, la distruzione degli impianti di produzione di sostanze stupefacenti e la cattura (o l’ eliminazione) dei trafficanti. Gli addestramenti sono continuati fino ai primi anni ’90, vedendo il dispiegamento di uno squadrone al completo dello S.A.S. ed una sezione della S.B.S. Mentre gli statunitensi hanno offerto buona parte dell’ equipaggiamento operativo, la Gran Bretagna ha contribuito con la fornitura di visori notturni, equipaggiamento resistente all’ acqua (vista l’ alta piovosità dell’ area), zaini e vestiario militare. Secondo fonti interne al Reggimento, lo S.A.S. non avrebbe comunque mai effettuato azioni dirette ai danni dei narco trafficanti, contraddicendo così quanto riportato da Andy McNab nell’ opera sopra citata.
[break][break]
Marzo 1988, Gibilterra, operazione “FLAVIUS”: i Servicios de Informacion (i servizi segreti spagnoli dell’ epoca) fanno pervenire presso l’ MI6 (l’ intelligence militare britannica) un informativa riguardante la presenza a Madrid di Sean Savage e Daniel McCann, due degli operativi di punta dell ‘ I.R.A. (Irish Republican Army) negli anni ’80. Nutrendo forti sospetti sulla possibilità di un attentato ai danni dei soldati britannici di stanza presso le basi in Spagna o di Gibilterra, il Governo britannico allerta gli uomini dello S.A.S. dando così il via all’ operazione “FLAVIUS”.
[break][break]
Bravo Two Zero poco prima della partenza: i tre uomini a volto scoperto cadranno in azione
Agosto 1990 / Febbraio 1991, Golfo Persico, operazione “DESERT SHIELD” / “DESERT STORM”: come dimostrazione della grande versatilità dello Special Air Service, nel corso della guerra del Golfo team di incursori del Reggimento parteciparono attivamente alle celeberrime “Scud Hunts”, operazioni volte all’ individuazione ed alla distruzione delle batterie mobili di missili Scud dislocate su tutto il suolo iracheno. Con il nome in codice di Bravo Two Zero, una di queste squadre passò decisamente alla storia del Reggimento. Infiltrata in profondità a nord-ovest di Baghdad con il compito di tagliare le linee telefoniche che collegano la capitale all’ area di operazioni nord-occidentale e distruggere le rampe di lancio mobili degli Scud di Saddam Hussein, la squadra, composta da otto uomini, è ben presto scoperta. Costretti a dividersi per tentare di portare a termine ugualmente la missione, ed aver salva la vita fuggendo a piedi verso la Siria, gli otto soldati cominciano una vera e propria odissea (narrata nel libro “Bravo Two Zero” da Andy Mc Nab, pseudonimo sotto il quale si nasconde il comandante della pattuglia) che porterà alla morte di tre di loro e alla cattura di una buona parte dei restanti componenti del team (i quali saranno in seguito liberati).
[break][break]
Frontespizio dell’ edizione britannica di THE REAL BRAVO TWO ZERO, di Michael Asher
Al libro di Mc Nab, farà presto seguito un secondo resoconto sulla vicenda di Bravo Two Zero, “The one that got away”, questa volta scritto da Chris Ryan, altro membro della pattuglia. Effettuando un rapido confronto tra i due lavori, risaltano alcune discrepanze tra il resoconto fornito da Ryan e quello presente nel volume di Mc Nab. La vicenda in merito a quanto realmente accaduto alla pattuglia più famosa dello S.A.S., va ulteriormente complicandosi se si considera quanto scritto successivamente da Michael Asher. Ex membro del Parachute Regiment britannico e del 23 S.A.S., nel 2002 Asher da alle stampe “The real bravo two zero” (probabilmente ancora inedito in Italia), opera che si propone di svelare alcuni punti rimasti oscuri nella vicenda e fare chiarezza sulle contraddizioni emerse nei racconti di Mc Nab e Ryan. Il lavoro di Asher muove innanzitutto dal desiderio, da parte dei familiari di Vince Phillips (secondo in comando di Bravo Two Zero), di conoscere realmente le cause della morte del proprio congiunto (ufficialmente deceduto per una ipotermia sopraggiunta nella notte a cavallo tra il 25 e e il 26 gennaio 1991) e di comprendere se fosse stato realmente responsabile del fallimento della missione. Nel proprio lavoro, Ryan accusa infatti Phillips di esser stato poco concentrato, nervoso ed indisciplinato, cosa decisamente ambigua, considerato il fatto che il sottufficiale era il membro della pattuglia con più anni di servizio nello S.A.S. Phillips era in servizio attivo da ben venti anni, essendo passato attraverso il Parachute Regiment e la Commando Brigade, per poi approdare al Reggimento, ove servì per nove anni. Abile maratoneta, Phillips era noto per l’ eccellente forma fisica. Asher ha quindi deciso di intraprendere un lungo viaggio nel deserto iracheno (scortato da membri del partito Baath di Saddam Hussein), ripercorrendo l’ itinerario della pattuglia, così come descitto da Mc Nab e Ryan ed intervistando diversi testimoni oculari (ai quali, comunque, attribuisce fin troppa buona fede). Il quadro che ne emerge è che forse, ad aver condannato il manipolo di uomini, siano stati proprio gli errori commessi da Mc Nab il quale, tra le altre cose, avrebbe pianificato superficialmente la missione, scartando la prospettiva di munire la pattuglia di una Land Rover. Tornando alla scomparsa di Phillips, i suoi compagni affermano di averlo visto rimanere indietro durante la marcia, per poi scomparire. Il rapporto ufficiale del Ministry of Defense individua nell’ ipotermia la causa di morte. Di fatto però, nessuno dei familiari di Phillips ha potuto vedere il corpo del congiunto di ritorno dall’ Iraq. Che Phillips fosse stato in qualche modo denigrato da quanto scritto da Ryan, ci viene confermato anche da Mike Coburn, altro membro di Bravo Two Zero che, utilizzando il proprio nome, ha pubblicato un terzo libro dedicato all’ operazione ed intitolato “Soldier Five”. Nel dicembre 2000, Coburn era comparso davanti alla corte di Auckland (Nuova Zelanda) per difendere il proprio diritto alla pubblicazione del libro, contro i tentativi del Ministry of Defense britannico di bloccarne la diffusione. In tale occasione, sotto giuramento, sia Coburn che un quarto membro della pattuglia, rispondente al nome di Mal (soprannominato Stan in “Bravo Two Zero”), dichiararono che Mc Nab e Ryan avevano distorto gli eventi di quei tragici giorni. A rafforzare tale affermazione, anche le dichiarazione del Comandante del 22 S.A.S. all’ epoca della Guerra del Golfo, il quale ha condannato il libro di Mc Nab quale “non veritiero” e ha definito “disgustoso” il modo in cui Ryan ha diffamato la memoria di un commilitone caduto. Da notarsi come Mc Nab sia visto con assoluto disprezzo dagli operatori dello Special Air Service, i quali lo considerano come un millantatore ed un bieco opportunista. Ma l’ elemento più schiacciante contro entrambi è che nessuno degli epici scontri a fuoco raccontati da Mc Nab e Ryan compare nel debriefing ufficiale dell’ operazione. Preferiamo non svelarvi nulla di più in merito alla spinosa questione, augurandoci che riusciate in qualche maniera a procurarvi i libri di cui sopra (ordinateli sul web o richiedeteli presso librerie che trattino anche testi in lingua originale), onde avere un quadro quanto più esaustivo dell’ odissea di Bravo Two Zero, la quale (a prescindere dalla fervida fantasia di Mc Nab e Ryan) rimane comunque una vicenda umana esemplare.
[break][break]
1994 / …, Bosnia: il coinvolgimento britannico nei Balcani, vede le truppe di sua Maesta’ inizialmente impegnate in un’ operazione di tipo umanitario, alla quale vanno progressivamente affiancandosi missioni a carattere offensivo, giustificate dalla montante spirale di violenza nei confronti delle minoranze etniche presenti nell’ area. L’ origine del conflitto nei Balcani risale all’ estate del 1992 e vede quali protagonisti Serbi, Croati e Musulmani, entita’ contrapposte in una sanguinaria guerra di matrice etnico-religiosa. Onde proteggere i convogli umanitari inviati nell’ area a supporto della popolazione civile, le Nazioni Unite autorizzano l’ invio in area di una forza di protezione. Le prime truppe britanniche ad esser dispiegate, vengono acquartierate presso Vitez, Gornji Vakuf e Tuzla, ed appartengono al Cheshire Regiment. Distaccati con l’ unita’, anche diversi membri dello S.A.S., in qualita’ di interpreti ed ufficiali di collegamento con le varie fazioni in lotta, alle quali viene di volta in volta richiesta l’ autorizzazione al passaggio dei convogli umanitari. Per timore di rapimenti effettuati ai danni dei soldati britannici, il Reggimento dispiega inoltre nello stesso periodo un Troop a Split, in Croazia, con il compito di fungere da Hostage Rescue Team ed offrire supporto ai reparti. Il 24 gennaio 1994, due giorni dopo la tragica morte di due bambini a causa di un colpo di mortaio esploso in una strada di Sarajevo, il Generale britannico Mike Rose subentra al proprio predecessore belga, per prendere il comando delle forze nell’ area. Frustrato dalla pressoche’ totale mancanza di informazioni relativamente ai movimenti ed alle alleanze stipulate fra le fazioni in campo, Rose potenzia immediatamente la raccolta di informazioni, istruendo le truppe affinchè esse rispondano al fuoco serbo. Giorni dopo, i militari britannici ingaggiano alcuni cecchini serbi che avevano preso di mira un convoglio umanitario.
[break][break]
Il primo incarico degli uomini del Reggimento in qualita’ di osservatori, fu quello di monitorare la nuova alleanza stipulata tra bosniaci e croati. Compito degli operatori, sarebbe stato quello di eliminare ogni attrito eventualmente venutosi a formare tra le due parti. Al fine di dissimulare la presenza dello S.A.S. nell’ area, i team vennero chiamati Joint Commission Observers (J.C.O.s) e fu data loro l’ autorizzazione a muoversi a bordo delle caratteristiche Land Rover bianche delle Nazioni Unite. La posizione tradizionalmente ambigua dell’ O.N.U. e le indecisioni della N.A.T.O., giocarono nel mentre a favore dei serbi, i quali furono in grado (tramite accordi cui non avrebbero mai prestato fede) di guadagnare tempo e proseguire nelle “pulizie” etniche. In marzo lo S.A.S. registro’ il primo successo, negoziando il ritiro delle forze croate dalla citta’ musulmana di Maglai. Incoraggiato dal successo dell’ iniziativa, il Generale Rose invio’ Alpha Two-One, una piccola pattuglia dello S.A.S., presso la citta’ di Gorazde, allora sottoposta ad un fitto bombardamento di artiglieria da parte serba. Sulla strada verso Gorazde, gli uomini del Reggimento avevano avuto modo di accorgersi dell’ ostilita’ serba, nel corso dei numerosi checkpoint disseminati lungo il tragitto. Ma le milizie di Belgrado non potevano certo essere a conoscenza della vera natura di quel piccolo team di ossevatori O.N.U. che, armati solo di normali fucili d’ assalto SA-80 e muniti di uniformi di combattimento standard, avevano appena fatto entrare in citta’. Una volta giunti a destinazione, gli operatori si stabilirono all’ interno di una vecchia banca in disuso, per poi allestire una postazione d’ osservazione in cima a cio che rimaneva dell’ Hotel Gradina. Dall ‘ alto dell’ edificio, i militi erano in grado di dominare la maggior parte delle strade circostanti e tenere sott’ occhio le colline dalle quali, quotidianamente, le truppe serbe prendevano di mira i civili con attacchi d’ artiglieria. Sottoposti ad un assedio fisico e mentale dai cecchini nascosti fra gli edifici, i cittadini di Gorazde conducevano una vera e propria esistenza fantasma.
Al fine di sorvegliare le attivita’ delle truppe serbe ed il loro ammassarsi nell’ area, gli operatori del Reggimento diedero inizio ai pattugliamenti nei pressi delle postazioni nemiche. Gli uomini di Milosevic, da parte loro, iniziarono ad aprire il fuoco con sempre maggiore frequenza contro i militi britannici (i quali rispondevano richiedendo attacchi aerei), finche’, il 15 aprile 1994, due operatori dello S.A.S. furono gravemente feriti. Per Alpha Two-One, sarebbe stato l’ inizio di una sequela di eventi dai risvolti potenzialmente letali.
[break][break]
Ad eccezione dell’ incidente occorso ad Alpha Two-One, il dispiegamento operativo britannico nei Balcani sarebbe trascorso senza ulteriori incidenti. L’ enclave musulmana di Gorzde sarebbe stata riconquistata da quattrocento soldati britannici sotto il comando delle Nazioni Unite. Lo S.A.S. avrebbe comunque nuovamente avuto occasione di trovarsi sulla linea del fuoco, come nel caso di una pattuglia bloccata presso il villaggio di Bihac dalle forze serbe. L’ approccio risoluto del Generale Rose (il quale autorizzo’ un numero di sortite aeree contro le posizioni nemiche) permise l’ esfiltrazione degli operatori. La politica inconsistente delle Nazioni Unite, avrebbe pero’ ben presto fatto precipitare la situazione. Nel maggio 1995, i serbi sequestrarono centinaia di “caschi blu”, inclusi quaranta militari britannici. Una forza di reazione rapida venne immediatamente allertata. Essa includeva due squadroni dello S.A.S., aventi il compito di infiltrarsi oltre le linee serbe e rimpiazzare la guarnigione di Sarajevo, isolata dai combattimenti. Gli uomini del Reggimento furono presenti anche a Srebrenica, con il compito di guidare i bombardamenti sulle truppe serbe. I militi nulla poterono pero’ quando le truppe O.N.U. olandesi decisero di arrendersi alle forze serbe. Entrati a Srebrenica, gli uomini di Milosevic massacrarono oltre ottomila civili sotto lo sguardo indifferente delle Nazioni Unite. Nell’ agosto seguente, una massiccia campagna aerea blocco’ l’ avanzata serba. In tale occasione, lo S.A.S. diresse il tiro d’ artiglieria britannico e francese contro obiettivi sul monte Igman. Oltre a cio’, gli operatori del Reggimento si infiltrarono oltre le linee nemiche, onde agire quali Forward Air Controllers a beneficio di apparecchi della N.A.T.O. e squadre di recupero in caso di abbattimento di un aereo alleato. Quale conseguenza dell’ efficace campagna aerea avviata dalle forze del Patto Atlantico, i serbi lasciarono infine sarajevo, sotto l’ occhio vigile degli uomini dello S.A.S., i quali riferirono in merito alla composizione ed agli armamenti in dotazione ai reparti di Belgrado. Tali informazioni sarebbero successivamente risultate preziose per la nuova Peace Implementation Force (I.FOR.), avente compiti di peace support.
[break][break]
Gli uomini del Reggimento furono successivamente coinvolti nella cattura di diversi ricercati serbi. Nel luglio 1997, il Reggimento diede il via all’ operazione “TANGO”, volta all’ arresto di due criminali di guerra serbi presso Prijedor, nel nord ovest della Bosnia. I due obiettivi rispondevano al nome di Simla Drljaca e del cognato Milan Kovacevic, sospettati di aver allestito e “gestito” campi di concentramento per i musulmani bosniaci presso Prijedor. L’ operazione ha avuto inizio nel primo mattino, quando gli operatori dello S.A.S. (vestiti con uniformi da combattimento standard) sono stati infiltrati nell’ area da un elicottero statunitense Black Hawk. Entrambi i ricercati (ignari di essere nel mirino delle forze N.A.T.O.) si erano regolarmente recati al lavoro come ogni giorno. Kovacevic fu arrestato senza incidenti all’ interno dell’ ospedale locale, ove ricopriva la carica di direttore. Drljaca, capo della locale polizia, alla vista degli operatori aprì invece il fuoco contro uno di questi, ferendolo lievemente alla gamba. Lo S.A.S. rispose al fuoco, uccidendo l’ aggressore ed arrestando due complici. Al termine dell’ operazione furono sei le pistole sequestrate. Kovacevic venne inviato presso il tribunale internazionale dell’ Aja, mentre il milite ferito ricevette le cure del caso presso l’ ospedale militare americano di Tuzla. Tutta l’ operazione non era durata più di quindici minuti.
[break][break]
Nell’ agosto 2001 è invece il Colonnello Vidoje Blagojevic dell’ esercito serbo-bosniaco ad essere arrestato nei pressi di Banja Luca, nel nord ovest della Bosnia. Benchè negato dal Governo britannico, sembra oramai certo che ad aver posto in essere la cattura sia stato un piccolo team dello S.A.S. Il Colonnello era ricercato dall’ Aja per il massacro di Srebrenica del 1995 e sembrerebbe aver guidato la 1ma Brigata Bratunac del temuto Drina Corps, responsabile di numerose “pulizie” etniche nell’ area di Bratunac e Srebrenica. Blagojevic era diretto con un collega verso un meeting indetto dalla S.F.O.R. sulle operazioni di bonifica dalle mine, quando due jeep dell’ esercito britannico e due macchine civili hanno circondato il veicolo del ricercato. Immediatamente, un gruppo di soldati (sembra fossero sei) ha infranto i vetri anteriori della macchina facendo uso di proiettili di gomma ed ha estratto il ricercato dal veicolo, caricandolo all’ interno di uno dei mezzi civili. L’ operazione si è svolta in una manciata di secondi e sotto gli occhi di diversi passanti. All’ agosto 2001, le forze speciali britanniche avevano preso parte a 14 delle 26 operazioni mirate alla cattura di criminali di guerra serbi.
[break][break]
Marzo / Giugno 1999, Kosovo, operazione “ALLIED FORCE”: lo S.A.S. ha preso attivamente parte ad operazioni di individuazione obiettivi e guida terminale per il tiro aereo. Il Reggimento è stato affiancato in tale compito da reparti statunitensi, mentre fonti affermano che anche nuclei di incursori europei avrebbero segretamente effettuato “illuminazioni” di obiettivi.
10 settembre 2000 , Gberi Bana ( Sierra Leone ) , operazione ” BARRAS ” : il 6 maggio 2000 il Ministero della Difesa britannico dà il via all’ operazione ” PALLISER ” , volta all’ evacuazione dei civili britannici ed europei rimasti intrappolati in Sierra Leone in seguito alla violenta guerra civile in corso tra le forze governative ed i ribelli del Fronte Unito Rivoluzionario ( F.U.R. ) . Circa 4500 militari appartenenti a tutte le armi vengono coinvolti nella delicata operazione , preceduti da due compagnie del 1° Battaglione Reggimento Paracadutisti ai quali è delegato il compito di rendere sicuro l’ aeroporto di Lungi per le forze in arrivo . Membri dell’ unità Pathfinders dello S.A.S. affiancano i parà fornendo un primo quadro della situazione grazie alle informazioni raccolte durante i pattugliamenti a lungo raggio eseguiti a bordo delle potenti Land Rover 110 equipaggiate con mitragliatrici pesanti GPMG da 50 mm .
Il 25 agosto del 2000 undici militari appartenenti al Royal Irish Regiment ed un ufficiale di collegamento della Sierra Leone vengono catturati mentre si trovano in viaggio alla volta di Freetown . Di ritorno da un meeting con le forze giordane delle Nazioni Unite le loro tre Land Rover sono bloccate dai ribelli antigovernativi appartenenti alla fazione dei ” West Side Boys ” . I ribelli chiedono la liberazione del loro leader , il generale Papa . A seguito della montante instabilità dei miliziani ( i quali sono creduti esser costantemente sotto l’ effetto di alcool e droghe ) , viene organizzato un piano per il recupero degli ostaggi . All’ alba del 10 settembre ha il via l’ operazione ” BARRAS ” : circa 130 uomini del 1° Battaglione rgt. Paracadutisti ed una ventina di operativi dello S.A.S. assaltano il campo ove vengono tenuti nascosti gli ostaggi liberandoli e neutralizzando diversi oppositori .
[break][break]
Un team dello Special Air Service in azione in Afghanistan, nel corso dell’ operazione ENDURING FREEDOM
[break][break]
Settembre 2001 / … , OPERAZIONE ” ENDURING FREEDOM ” : distaccamenti dello Special Air Service e forze speciali U.S.A vengono dislocati in Afghanistan fin dai primi giorni successivi ai brutali attentati dell’ 11 settembre su suolo statunitense, onde porre in essere operazioni HUM.INT. (Human Intelligence) di raccolta informazioni sul dislocamento e la consistenza delle forze talebane e stabilire un primo contatto con gli uomini dell’ Alleanza del Nord, unico efficace baluardo della resistenza contro il regime teocratico del Mullah Mohamed Omar. Lo Special Air Service risulta esser stato infiltrato dal Tajikistan. Attivo in Afghanistan anche il C.R.W. del Reggimento, incaricato di porre in essere rapidi e violenti blitz all’ interno di specifici obiettivi. Alcuni operatori del Reggimento sono inoltre stati inseriti all’ interno della struttura segreta del Secret Intelligence Service (S.I.S.), meglio noto quale M.I.6 (Military Intelligence Department 6), nota sotto il nome di “The Increment”, per effettuare operazioni dall’ elevato profilo militare in Afghanistan e compiere eliminazioni mirate di personalità di spicco di Al Qaeda ai quattro angoli del globo.
[break][break]
2002 / … , Iraq, operazione “IRAQI FREEDOM”: lo S.A.S. ancora una volta in prima linea tra le sabbie ed i centri urbani dell’ Iraq, ove sarebbe stato impegnato in un’ ampia gamma di operazioni non convenzionali, a supporto della Coalizione.
[break][break]
23 marzo – 4 aprile 2007, Iran: quando il 23 marzo 2007 quindici militari della Royal Navy vengono fatti prigionieri dalla Marina iraniana, con l’ accusa di aver sconfinato in acque sotto la giurisdizoine di Teheran, i servizi di sicurezza e le forze speciali britanniche vengono immediatamente messe al lavoro, in preparazione di un eventuale operazione di salvataggio ostaggi. Facendo uso della rete Echelon, esperti in lingua farsi appartenenti al G.C.H.Q. (Government Communications Headquarters) britannico intercettano tutte le comunicazioni in entrata ed in uscita dall’ Iran. I telefoni cellulari di alti ufficiali della Guardia Rivoluzionaria vengono posti sotto controllo. Contemporaneamente, il National Reconnaissance Office (N.R.O.) e la National Security Agency (N.S.A.) statunitensi, forniscono immagini satellitari dell’ area ove ha avuto luogo l’ incidente. Mentre gli esperti inglesi ed americani cercano di prevedere le mosse del Presidente iraniano Ahmadinejad, due aerei spia Nimrod della Royal Airforce, iniziano a raccogliere informazioni nell’ area. Al fine di risolvere la crisi, non viene scartata l’ opzione di un’ operazione di salvataggio ostaggi. Lo S.A.S. e lo Special Boat Service (S.B.S.) vengono incaricati di formulare un piano d’ intervento. Entrambe le unita’ hanno infatti uomini dispiegati nell’ Iraq meridionale e sembra che un ufficiale del Counter Revolutionary Warfare Wing (C.R.W.) sia stato immediatamente inviato nell’ area, onde pianificare una eventuale operazione di forza (il C.R.W. e’ spesso chiamto ad assistere il M.I.6, Military Intelligence 6). Con l’ aiuto della N.S.A. viene individuato il luogo ove i militari britannici sono tenuti prigionieri. Si tratta di un’ installazione militare di massima sicurezza, ubicata fuori Teheran. Mentre sempre piu’ operatori dello S.A.S. affluiscono nella citta’ irachena di Bassora, il lavoro dei diplomatici continua incessante. Grazie alle informazioni raccolte dai servizi di sicurezza angloamericani, si viene a scoprire che il rilascio dei militari e’ oramai prossimo e l’ opzione di un raid viene quindi messa da parte. Il successivo 4 aprile, dopo dodici giorni di prigionia, i quindici marinai della Royal Navy vengono liberati da un Ahmadinejad convinto di aver realizzato un colpo ad effetto, atto a dipingerlo ancora di piu’ quale “uomo forte” contro l’ Occidente. Sono comunque diverse le fonti di intelligence a ritenere che il rapimento dei militari (avvenuto in acque irachene), sia servito a spostare l’ attenzione dalle rotte attualmente battute dalle navi iraniane, onde aggirare l’ imbargo imposto dalle Nazioni Unite.[break][break]
Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito - By continuing to use the site, you agree to the use of cookies. more information
Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito - The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.