Contributo a cura di Tommaso Colasuonno

Nella notte tra il 2 e il 3 agosto 1990 circa 100.000 soldati iracheni invasero il Kuwait, travolgendo in breve la valorosa ma debole resistenza dell’esercito dell’Emirato. Cominciò così la Guerra del Golfo. Durante il conflitto le forze speciali britanniche e statunitensi (in particolare gli operatori del 22°Special Air Service (S.A.S.) e della Delta Force) si distinsero per aver condotto una lunga serie di raid volti a colpire i centri di comunicazione e le basi missilistiche Scud dell’esercito nemico. Un’operazione è particolarmente esplicativa del livello di coraggio e professionalità di questi soldati d’élite.
Nel febbraio 1991 i servizi segreti britannici individuarono un importante centro di comunicazione iracheno, sito nel Nord del Paese. La missione di distruggere il sito fu affidata al 22°Special Air Service Regiment del British Army. L’obiettivo principale, chiamato in codice Victor 2, era una torre di comunicazione; poi furono individuati, come obiettivi secondari, dei depositi di armi, munizioni e carburante usati dalle forze corazzate irachene. Il piano d’attacco fu studiato sulla base della lunga esperienza maturata dai commandos britannici durante la Seconda Guerra Mondiale sul fronte nord – africano. All’epoca piccole pattuglie del S.A.S. si infiltravano oltre le linee nemiche, usando Land Lover ben equipaggiate ed armate, presso aeroporti e basi militari tedesche o italiane, compivano attacchi rapidi ma altamente distruttivi ed infine fuggivano verso il campo base. In questo caso però l’operazione fu pianificata come un attacco in grande stile, perché più squadre sarebbero giunte sul posto da differenti direzioni. Inoltre i soldati erano muniti di armi silenziate per eliminare senza rumore le sentinelle irachene e potevano contare su visori notturni e cariche esplosive per distruggere i bersagli (l’opzione dell’attacco aereo fu presa in considerazione, ma poi scartata).

Il 18 febbraio 1991, in piena notte, l’operazione “Victor 2” ebbe inizio. Tuttavia, benché la missione non si presentasse come particolarmente difficile (a parte il fatto di operare circa 300 chilometri oltre le linee nemiche), sorsero vari imprevisti. In primo luogo i servizi segreti avevano sottostimato il numero della guarnigione nemica, infatti i soldati iracheni a protezione del sito erano 300 e non poche decine. In secondo luogo l’effetto sorpresa venne meno a causa di due soldati iracheni che avvistarono una squadra del S.A.S. e diedero l’allarme generale. In pratica il blitz notturno silenzioso si trasformò in una battaglia vera e propria.
Mentre le pattuglie del S.A.S. avanzavano nella base nemica, le truppe irachene lanciarono un deciso contrattacco. Nonostante l’inferiorità numerica e il venir meno dell’effetto sorpresa gli operatori delle forze speciali di Sua Maestà proseguirono nell’attacco, sfruttando al massimo le armi individuali e le mitragliatrici a bordo delle jeep per neutralizzare le forze ostili. Molti soldati iracheni rimasero uccisi o feriti, gli altri si diedero alla fuga. Le cariche esplosive furono piazzate e fatte detonare, ogni bersaglio fu raggiunto e distrutto. Infine le squadre d’attacco si sganciarono, fuggendo in direzioni diverse per confondere eventuali forze inviate al loro inseguimento. Si può tranquillamente affermare che gli anni di duro addestramento maturati dai militari britannici, uniti al buon lavoro di squadra, diedero quella notte i loro frutti e salvarono molte vite da una tragedia altrimenti inevitabile. Una squadra del S.A.S. , nei giorni successivi, effettuò una ricognizione nella zona dell’attacco e confermò che il centro di comunicazione nemico, uno dei più importanti del Nord Iraq, era stato messo fuori uso mediante la distruzione della torre radio. Fortunatamente, nonostante l’accanita resistenza irachena, nessun soldato britannico era rimasto ferito. Non si hanno notizie certe sulle perdite patite dai difensori; forse una cinquantina di soldati iracheni erano rimasti uccisi e atrettanti feriti.
I raid delle forze speciali britanniche e statunitensi continuarono, tra l’Iraq ed il Kuwait, fino alla definitiva resa delle forze irachene, il 1°marzo 1991. Il comandante delle forze alleate, il generale americano Norman Schwarzopf, si era spesso dichiarato critico sull’impiego delle forze speciali, tuttavia, senza operazioni come quella appena descritta, probabilmente la resistenza irachena opposta alle forze alleate (durante l’offensiva di terra del 24 – 28 febbraio 1991) sarebbe sicuramente stata più accanita e meglio coordinata. Il buon lavoro svolto dal S.A.S. in quei mesi fu invece encomiato da molti altri militari ed esperti, si ricordi ad esempio il generale Peter de la Biliere, che fu il comandante delle forze britanniche durante la Guerra e che in precedenza era stato prima ufficiale e poi colonnello comandante del S.A.S.